Marvel’s Agent Carter 1×01 – 1×02 – Now Is Not The End – Bridge And TunnelTEMPO DI LETTURA 17 min

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C’era un moderato hype, per Marvel’s Agent Carter. Nonostante sull’Internet si possano trovare anche dei pronostici totalmente schierati sul giudizio negativo e/o positivo, bisogna dire che quest’ultimi si sono presentati solo in forma di piccole e sparute tribù, se confrontate alla moltitudine di pareri che si collocavano al centro delle due estremità. Chi averebbe guardato lo spin-off di Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D., l’avrebbe fatto solo per semplice curiosità e in veste di “tappabuchi targato Marvel”; chi, invece, l’avrebbe snobbato, l’avrebbe fatto perché troppo impegnato a dondolare in un angolino, chiedendosi a ripetizione quando sarebbe arrivato Marzo e la nuova messa in onda della serie con protagonista il Team Coulson. Al di là di quello che era il pensiero generale attorno a Marvel’s Agent Carter, la curiosità riguardante la qualità su questa scelta quanto meno azzardata, persisteva con prepotenza, facendo della domanda “Come mai sarà Agent Carter?” quesito legittimo. Ovviamente, noi di RecenSerie siamo qui per rispondere a questa domanda, dicendovi che il telefilm con protagonista Peggy Carter è andato tanto bene quanto la seconda stagione di Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D., con qualche piccola, grande differenza.
Come l’occhio ci può subito suggerire, Marvel’s Agent Carter si differenzia dalla sua serie di provenienza per ambientazione e protagonista, ed è sopratutto sulla prima che il serial da fiero sfoggio della sua magistrale e certosina ricostruzione; non è solo nei costumi e nella location che la produzione si dimostra fedele riproduzione del 1946, ma anche nei particolari e nei dettagli (come le colonne sonore e i riferimenti pop) ma sopratutto, sotto l’identità sociale. Se il contorno e l’aspetto esteriore è di soddisfacente impatto e resa, lo è ancora di più la ricostruzione delle atmosfere dominanti degli anni ’40, dove il serial ci ri-mostra questa America post-Seconda Guerra Mondiale umile e dignitosa, ma molto combattiva e forte, desiderosa di essere degna del titolo di “Più grande paese al mondo”: un paese che è d’ispirazione per tutti, oltre che nazione impreparata (ma ben disposta) ad abbracciare l’Era delle Meraviglie lanciata da Steve “Capitan America” Rogers. Ma gli Stati Uniti mostrano anche l’altra faccia della medaglia che lo spettatore ri-conosce attraverso gli occhi di Peggy Carter, presentandosi come una nazione tanto liberale e dalle opportunità infinite, quanto esclusiva, razzista e sessista: ed è in questo contesto e nella sua identità di protagonista solista della serie, che la Carter riesce ad imporsi non solo come donna forte, ma anche come vera eronia.
Le perplessità principali degli spettatori riguardo questo serial, vertevano tutte sui perché dietro alla decisione dei Marvel Studios di dare l’ok allo spin-off. Ebbene, facendo un paragone, al Marvel Cinematic Universe manca una Wonder Woman, manca quell’eroe femminile in grado di essere la bandiera di quel gentil sesso forte, indipendente, carismatico, intraprendente, capace e caparbio, ma anche sensuale, affascinante, adorabile e delicato: un’immagine della donna positiva e stoica insomma, e non da aforisma femminista da quattro soldi che solo Facebook o quella bambola sexy tutta tette e niente cervello. Per farlo, però, il contesto in cui la protagonista avrebbe dovuto muoversi doveva essere contrario alla sua immagine, altrimenti sarebbe stata solo una delle tante: e quindi Peggy Carter, si presentava perfetta per la missione; mentre la società in cui vive le taglia le gambe, o la compatisce in quanto donna, o si ostina a vederla come la Betty Carver del radio-drama della Roxxon, la “ex” di Capitan America sfoggia un carattere da badass del nostro secolo grazie alla interpretazione splendidamente in parte di Hayley Atwell. Forse è ancora troppo presto ed esagerato considerarla di già “la Wonder Woman della Marvel”, ma il modo in cui ci viene presentata una delle future fondatrici dello S.H.I.E.L.D. permette già allo spettatore di fare il tifo per lei: sopratutto permette, con facilità, uno spiraglio per quelle spettatrici che cercavano un personaggio in cui identificarsi all’interno del Marvel Cinematic Universe.
Forte anche di un background già collaudato grazie a Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D., sceneggiatori e registi non perdono tempo a sperimentare, schiacciando con tutte le loro forze il pedale sull’acceleratore e infarcendo la doppia series premiere di due episodi (che qui recensiamo in un unica recensione, perché trasmessi in coppia il 6 Gennaio 2015) di tutti gli elementi che hanno reso grande la prima parte della seconda stagione del Team Coulson. Anche se Marvel’s Agent Carter è, a conti fatti, un territorio nuovo ed inedito con una vecchia conoscenza a farci compagnia, alla produzione basta tenere a mente solo un paio di cose: che epoca e contesto sono diversi, e che c’è solo un personaggio principale.
Per il resto, ABC impara da sé stessa e dimostra anche in questo spin-off di aver imparato la dura lezione della tortuosa prima stagione degli Agenti Dello S.H.I.E.L.D. “Now Is Not The End” e “Bridge And Tunnel” sono entrambe due puntate solide, corpose, ricche di splendidi intrecci narrativi, di caratterizzazioni brillanti, di avvenimenti e con un rispetto delle tempistiche e situazioni da manuale; non c’è un momento umoristico fuori posto, come non c’è nessun dialogo fuori luogo o scene d’azione troppo pompose, appariscenti e inserite a casaccio nei centottanta minuti di puro intrattenimento. Niente è fuori dal suo elemento e tutto è fatto secondo un rigido criterio, donando a Marvel’s Agent Carter una partenza con i fiocchi. Per non farci mancare niente, il serial provvede addirittura a mancanze di un cast di protagonisti principali numeroso, prendendo a piene mani dalla sua licenza, riesumando vecchie conoscenze e affiancando la Carter con nuove introduzioni, come il già fan-favorite Edwin Jarvis, con cui Peggy s’intrattiene in memorabili team-up. Per dirla in parole povere: tutto quello che ha fatto guadagnare al serial di Coulson & Co il pauso del pubblico e della critica, è qui presente, solo in una salsa più retro.
Nonostante ciò, la doppia e saziante scorpacciata di episodi possiedono un difetto comunque ad entrambe: quello di essere due puntate dalla grande impronta introduttiva. Pur essendo difetti di lieve e irrisoria portata, c’è da riconoscere che (per il momento) la minaccia che il duo Carter/Jarvis sta affrontando è ancora piuttosto generica e, come direbbero gli Americani, “still in the making”, forse perché ancora avvolta in un mistero davvero imperscrutabile. Ovviamente, non abbiamo dubbi che il serial approfondirà la cosa nel corso dei sei episodi rimanenti, ma per il momento, “Now Is Not The End” e “Bridge And Tunnel” sono serviti per introdurci le situazioni che questa Peggy Carter sulle orme del suo adorato Capitan America sta vivendo, in un Marvel Universe giovane e nuovo alle sue Meraviglie.

 

L’angolo del Nerd della fumetteria all’angolo
 

Poteva RecenSerie non sbattersi per voi e raccattare tutte le curiosità e le ammiccate d’occhio per la prima stagione di Marvel’s Agent Carter, come succedeva per Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D.? Maccerto che no, doveva eccome! Per la gioia dei nostri carissimi lettori, ecco a voi la “guida” a tutti i vari easter eggs e trivia disseminati nella puntata. Per facilitare la spiegazione, suddividiamo fisicamente la raccolta dei riferimenti fumettistici in due categorie dedicate rispettivamente ai due episodi.

Easter Eggs in Now Is Not The End
  1. Le scene mostrare in rapida successione quando Peggy Carter compare sulla scena, provengono da Captain America: The First Avenger (primo film dedicato a Capitan America nel Marvel Cinematic Universe) e da Marvel One-Shot: Agent Carter: cortometraggio con protagonista la Carter da considerarsi come un “prologo” a questo serial. E’ stato rilasciato come bonus nell’edizione blue-ray di Iron Man 3.
  2. L’Agente Daniel Sousa è interpretato dallo stesso attore che, in Marvel’s The Avengers, discute con il suo superiore su quale strategia offensiva adottare per difendersi dai Chitauri, prima dell’arrivo di Capitan America ad ordinare un perimetro.
  3. Sulla macchina su cui sale Peggy, dopo aver preso la Nitramene Bomb dalla cassaforte di sicurezza, compaiono il logo e i Lucky Star Cab Company. Di fatti, l’automobile possiede lo stesso logo e gli stessi colori della portiere scardinata da Steve Rogers in Captain America: The First Avenger, quando per la prima Steve cercò di entrare in confidenza con i suoi poteri.
  4. Lo scienziato a cui si rivolge Peggy per informazioni sulla Nitramene, si chiama Anton Vanko e nell’Universo Cinematografico Marvel è il padre di Ivan Vanko: il Whiplash di Iron Man 2, interpretato da Mickey Rourke e mandato dal babbo in America per vendicarsi della Stark Industries. Nei fumetti, esistono attualmente due versioni di questo personaggio, da considerarsi casi di omonimia. Nei punti 5 e 6 qui sotto, ve li spieghiamo personaggio per personaggio.
  5. Il primo Anton Vanko era meglio conosciuto con l’alias di Dinamo Cremisi: risposta comunista di Iron Man, apparso per la prima volta su Tales Of Suspance #46 del 1963 e chiaro segno allegorico della lotta agli armamenti (nonché sfida a chi aveva la tecnologia migliore) tra URSS e USA durante gli anni ’60 e ad una sempre più crescente tensione che avrebbe caratterizzato i momenti clue della Guerra Fredda. A causa delle continue sconfitte per mano del Vendicatore Corazzato, su Tales Of Suspance #52 del 1964, la Vedova Nera e Boris Turgenov vennero mandati dal governo Russo per sottrargli l’armatura e ucciderlo, ma quando Turgenov riuscì a prendere la corazza, Vanko reagì attaccandolo con una potente arma laser, uccidendo entrambi.
  6. Il secondo Anton Vanko è tutt’ora in circolazione ed è meglio conosciuto con l’alias di Whiplash. Comparso per la prima volta su Iron Man VS Whiplash #1 del 2009, quando era piccolo, il suo villaggio venne attaccato da un gruppo di persone che riuscirono a rubare una manciata di armature di Iron Man, seminando panico e morte in giro per il mondo; quando Vanko riuscì a freddare brutalmente uno degli assalitori, prese alcuni pezzi dell’armatura e (mosso da una spasmodica ossessione) cominciò a costruire la sua personale armatura per vendicarsi di Stark. Dopo aver creato una corazza dotata delle potenti fruste viste nel lungometraggio di Iron Man 2, Anton Vanko cercò vendetta presso Stark, dando il via ad una vera e propria caccia all’uomo. Anche quando il malinteso fu risolto, i responsabili che incastrarono Tony catturati e Whiplash sconfitto, Vanko ha ancora dei risentimenti verso Iron Man per aver lasciato che qualcuno s’impossessasse della sua tecnologia e progetta ancora di vendicarsi di lui.
  7. Quando Peggy prende il calibratore di VitaRay, in sotto impressione compare la scritta “Property of A. Erskine”. Abraham Erskine è il capo del Progetto Rinascita e inventore della formula e della camera che diedero a Steve Rogers il potenziamento fisico che lo face diventare Capitan America.
  8. Spider Raymond, Angie Martinell, Jack Thompson, Daniel Sousa, Ray Krzeminski e Colleen O’Brian sono personaggi inventati appositamente per lo show.
  9. Fa un grossa partecipazione, la compagnia fittizia Roxxon. La Roxxon (il cui nome completo è: “Roxxon Energy Corporation”), meglio conosciuta in passato come Roxxon Oil Company è una celebre compagnia petrolifera dell’Universo Marvel, famosa per la sua spietatezza nel mondo degli affari e dove l’unica cosa che interessava ai loro dipendenti e dirigenti era accumulare sempre più profitto concludendo il più velocemente molteplici affari…anche se questo significava andare contro ogni legge morale e non e anche appaltare contratti che favorivano l’operato di autentici criminali. Per difendersi da eventuali piantagrane, la Roxxon a volte ingaggiava dei veri e propri supercriminali e questo ha portato mezzo Universo Marvel ad avere a che fare almeno una volta con la suddetta società nella loro vita editoriale; la società compare per la prima volta su Captain America #180 del 1974 e nonostante non abbia dei rivali preciso, il più delle volte, la Roxxon s’è trovata avversaria dell’alter-ego di Steve Rogers e di Iron Man (che sono stati, inoltre, i responsabili della morte dei suoi genitori). Nell’Universo Cinematografico Marvel, invece, non è la prima volta che la Roxxon fa la sua apparizione, dato che sembra essere un cameo piuttosto ricorrente; il suo logo può essere “ammirato” in: Iron Man (durante la battaglia con Iron Monger), Iron Man 2 (una delle auto da corsa del Gran Premio di Monaco è sponsorizzata dalla Roxxon), nel corto A Funny Thing Happened on the Way to Thor’s Hammer (l’intera vicenda prende luogo in una stazione di benzina della Roxxon), numerose volte in Iron Man 3 (il tale che il Mandarino uccide in diretta tv è un contabile della Roxxon e il deposito dove avviene l’ultimo battaglia contro Adrian Killian è di proprietà della suddetta ditta) e negli episodi “Repairs” e “T.R.A.C.K.S.” della serie Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D.
Easter Eggs in Bridge And Tunnel
  1. Alla fine dell’episodio, ABC ha trasmesso il primo trailer della prossima fatica dei Marvel Studios: Ant-Man, lungometraggio che chiuderà la Seconda Fase di questo universo cinematografico.
  2. Angie cita l’ufficio legale Goodman, Lieber, Kurtzberg & Holliway, quando le due donne stanno facendo il giro del loro nuovo complesso di appartamenti. Lo studio legale citato possiede i nomi di tre grandi colossi dell’industria del fumetto e sopratutto della Marvel Comics. Goodman si riferisce a Martin Goodman (primo editor-in-chief della Marvel quando, al suo debutto, si chiamava Timley); Lieber e Kurtzberg si riferiscono agli originali cognomi, rispettivamente, di Stan Lee e Jack Kirby, dato che i due autori hanno nel loro lignaggio origini ebree, dovettero cambiarlo per evitare persecuzioni durante il periodo della guerra, periodo in cui cominciarono a lavorare; Holliway si riferisce a Holden Holliway, proprietario fittizio dello studio nei fumetti.
  3. Tra le altre cose, l’ufficio legale esiste nei fumetti ed è lo studio in cui lavora She-Hulk dal suo debutto su She-Hulk #1 del 2004.
  4. Sheldon McFee, Miles Van Ert e e Miriam Fry sono personaggi creati appositamente per lo show.
  5. Leet Brannis, l’uomo che informa Peggy che “Leviathan sta arrivando” è un criminale di mezza tacca fermato dal supereroe anni ’40 The Whizzer (in Italia, tradotto come La Trottola, supereroi anni ’40 con poteri simili a quelli di Quicksilver e Flash). Compare su All Winner Squad #4 del 1942, e una volta arrestato, non comparirà mai più.
  6. Peggy consiglia a Sousa di puntare sul cavallo Whitby’s Prospect. E’ un riferimento al Prospect of Whitby, storico pub sulle rive del Tamigi a Wapping, nel Borough di Tower Hamlets a Londra. Rivendica di essere il luogo ove sorge la più antica taverna sul fiume, databile intorno al 1520. E ‘stato precedentemente noto come Taverna del Diavolo, a causa della sua dubbia reputazione. Per ulteriori informazioni, consigliamo di consultare la rispettiva pagina Wikipedia, che per quanto corta, è molto esaustiva.
  7. Roger Dooley possiede una controparte cartacea nell’Universo Marvel Classico, qui nel serial completamente rivisitata in una veste sicuramente più nobile dell’originale. Comparso per la prima volta su Marvel Grapich Novel #18 del 1985 (conosciuto anche come “The Sensational She-Hulk”), Dooley viene messo a capo dello S.H.I.E.L.D. da Dum Dum Dugan in mancanza di Nick Fury; Roger decide di prendersela con il verde alter-ego di Jennifer Walters, per assicurarsi che non diventi rissosa e intrattabile come il cugino. Ma la situazione presto degenera e, durante la schermaglia finale, viene ucciso da degli scarafaggi senzienti che avevano preso il controllo di uno degli agenti S.H.I.E.L.D. circostanti, mentre She-Hulk si dava alla macchina con l’allor fidanzato Wyatt Wingfoot (amico dei Fantastici Quattro) preso anch’egli in ostaggio da Roger.
  8. Anche Hugh Jones possiede una controparte cartacea nell’Universo Marvel Classico. E’ di fatti, il presidente in carica durante la prima apparizione della Roxxon avvenuta su Captain America #180 del 1974, rapito da Viper e costretto ad indossare la Corona del Serpente: oggetto alchemico a forma di corona che crea un collegamento mistico con il dio serpente Seth, creata dall’alchimista Lemuria. Una volta che la Corona fu rimossa, la mente di Jones subì un trauma così grande da impazzire e non riprendersi più. Da allora, non si sa più niente sul suo conto.
  9. Grazie al radio-drama “Captain America Adventure Program” della Roxxon, la Sentinella a Stelle e Strisce (come affermato da ABC) sarà una presenza fissa nello show. Se vi sembra strano sentir parlare di Cap in questo modo, sappiate che anche nell’originale universo fumettistico Marvel esistono dei fumetti sui loro eroici personaggi, rilasciati su licenza e approvazione dell’eroe protagonista; molto spesso, anche senza, perché molti di loro (come l’Uomo Ragno) sono eroi solitari e sfuggevoli, la cui identità non è protetta da copyright.
  10. Il titolo “Bridge And Tunnel” si riferisce Triborough Bridge and Tunnel Authority.
Facce da Fumetto
Conosciamo un pò di più i volti noti (e ignoti) dell’Universo Marvel cartaceo trapiantati qui, in questo serial televisivo dedito ad espanderne l’universo.
Peggy Carter

 

Comparsa per la prima volta su Tale Of Suspance #77 nel 1966, Margaret “Peggy” Carter era un soldato arruolatosi allo scoppiare della Seconda Guerra Mondiale che, per le sue eccellenti doti di tiratrice, venne spedita subito sul campo ed affiliata alla Resistenza Francese. Durante una missione, fa la conoscenza di Capitan America/Steve Rogers, di cui diviene subito alleata e, poco tempo dopo, amante; i due vivono una breve storia d’amore, che finisce nel momento in cui l’eroe è costretto a lasciare il paese per affrontare ulteriori missioni. Successivamente, durante la liberazione della Francia agli sgoccioli del conflitto, Peggy riesce a liberarsi dalla prigionia nazista dove fu precedentemente catturata, ma verrà colpita dell’esplosione di una mina anti-uomo, contraendo una forte amnesia; dopo molto tempo recupera i ricordi, solo per cadere vittima di un potente shock mentale che la fa ricoverare in un istituto d’igiene mentale, a causa della scoperta della morte di Capitan America. Quando viene annunciato il ritrovamento dell’eroe ibernato in un ghiacciaio, a causa della fragilità emotiva di Peggy, i dottori decidono di non rivelarle nulla per paura di uno shock ancor più forte. Anni dopo, quando la nipote Sharon Carter le presenta Capitan America, Peggy lo riconosce come il suo vecchio amore e ritrova la ragione, rimanendo una fedele amica ed alleata del Capitano, unendosi allo S.H.I.E.L.D. e aiutando i Vendicatori svariate volte nel corso degli anni. Peggy morirà su Captain America #1 del 2011 a causa della sua veneranda età e verrà seppellita a Parigi: città che ha sempre amato e che ha contributo in gioventù a liberare dai nazisti. Al suo funerale, sarà salutata con molto affetto da Steve, Sharon, Dum Dum Dugan e Nick Fury.

Edwin Jarvis
Esordito sulle pagine di Tale Of Suspance #59 del 1964, Edwin Jarvis è il maggiordomo della famiglia Stark, prima al servizio dei coniugi Howard e Maria, e poi tutore del loro figlio ed erede Tony, rimasto orfano dopo la loro morte. Anche se il suo curriculum vanta di menzioni impeccabili, come il suo servizio nella RAF Britannica durante la Seconda Guerra Mondiale e della vincita di qualche titolo nella boxe, Jarvis è meglio conosciuto per esser il maggiordomo dei Vendicatori; dopo che i membri originali (Iron Man, Thor, Hulk, Giant-Man e Wasp) diedero vita al gruppo, Tony Stark chiese al suo fidato domestico di occuparsi del quartiere generale del gruppo e dei suoi membri, dove il suo compito sarebbe stato quello provvedere alle necessità degli eroi. Jarvis divenne così il maggiordomo degli Eroi Più Potenti Della Terra, fungendo per molti di loro anche da consigliere, da affettuoso amico e addirittura da seconda figura paterna. È stato testimone di tutti i cambiamenti avvenuti nel gruppo, dai momenti più gloriosi (come il ritrovamento di Capitan America e il matrimonio di Visione e Scarlet) a quelli più tragici (come l’esaurimento nervoso di Hank Pym e la caduta nell’alcolismo di Iron Man). Per la sua dedizione verso i suoi padroni, Jarvis è stato nominato Vendicatore onorario. Come sanno tutti quelli che hanno visto la trilogia di Iron Man e Marvel’s The Avengers, Jarvis non è un maggiordomo, ma un’intelligenza artificiale chiamata J.A.R.V.I.S. (acronimo per: Just A Rather Very Intelligent System) costruita da Tony Stark. La sua comparsa fisica in questo prequel/spin-off e il modo in cui il maggiordomo parla e si esprime, fa presagire che Stark abbia forse costruito l’intelligenza artificiale su schemi mentali pre-esistenti, come quelli di questo Jarvis.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Magistrale riproduzione degli anni ’40
  • Peggy Carter
  • Edwin Jarvis
  • Una doppia series premiere molto solida, compatta, corposa e con tutti i puntini sulle I
  • Dinamiche Peggy/Jarvis
  • Minaccia principale piuttosto generica

 

Marvel’s Agent Carter da prova di essere molto più di uno spin-off, ma di un serial dalla propria identità ed importante per l’affresco narrativo multimediale che i Marvel Studios stanno costruendo. Tutto quello che vi è piaciuto in Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D., qui lo ritrovate in una nuova, potente, intrigante e vigorosa veste. Del resto, i numeri parlano da soli, e sei milioni di spettatori sono un gran bel biglietto da visita! Se avete saltato la visione di questa coppia di episodi a piè pari perché poco interessati, recuperate al più presto la visione di “Now Is Not The End” e “Bridge And Tunnel”, non capita tutti i giorni di avere un film Marvel in formato tv.

 

Now Is Not The End 1×01 6.91 milioni – 1.9 rating
Bridge And Tunnel 1×02 6.91 milioni – 1.9 rating

 

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