Marvel’s Agent Carter 1×03 – Time And TideTEMPO DI LETTURA 9 min

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Prima di avventurarci nella recensione, è bene mettere le mani avanti e chiarire una cosa. Anche se sul palinsesto ABC c’è scritto che Marvel’s Agent Carter è composto da otto episodi, a livello effettivo, la serie ne è composta da sette; questo perché, la scorsa settimana, la series premiere fu inaugurata trasmettendo due episodi consecutivi per festeggiarne l’inizio. Quindi, “Now Is Not The End” e “Bridge And Tunnel“, non devono essere considerati come due episodi separarti, ma come un unico pilota dalla durata di centottanta minuti. Di conseguenza, anche se teoricamente “Time And Tide” è il terzo episodio della prima stagione, praticamente ne è il secondo. Non che ci sia niente di male in questo, ma in qualità di seconda puntata ad honorem, si nota che la produzione ha progettato questo episodio per rallentare la frenetica azione del primo, gigantesco pilota, facendo sue altre priorità di altro tipo.
Pur presentato dei pregevoli avanzamenti di trama (come la morte di Krzemenski e un piccolo spotlight sul passato di Jarvis), c’è da dire che questi sono ancora una volta dediti a rendere più stabile e concreto il microcosmo narrativo in cui si muove Peggy Carter, costruendo attorno alla “ex” di Capitan America un solido cast di comprimari e antagonisti, oltre che un certo quantitativo di missioni alle spalle di una delle fondatrici dello S.H.I.E.L.D. D’altro canto, però, si avverte la mancanza di una certa direzione, sopratutto di un’antagonista d’effetto che ostacoli in maniera decisiva la missione della Carter di scagionare Howard Stark; sappiamo che l’Agente Carter fa il diavolo a quattro per portare avanti questo nuovo scopo della sua vita, sappiamo che “Leviathan sta arrivando” (magari in compagnia dell’inverno di Game Of Thrones), ma al momento, questi episodi sono sembrati solo un altro giorno nella vita di Peggy Carter. E’ probabile che la produzione voglia prendersi il suo tempo, preferendo avanzare di pochi passi, ma questo con cambia di molte le cose. “Another day, another dollar”, direbbero gli americani. Ma come si è detto in apertura, le priorità della produzione non sono quelle di portare avanti la trama principale, quanto più di riconfermare il sorprendente debutto del nuovo serial Marvel sugli schermi.
Nel grande e immenso parco delle serie tv, si sprecano gli esempi di telefilm che partirono con un pilota molto promettente, per poi trasformarsi negli scemi del villaggio (vedi Under The Dome), e proprio per questi esemplari di disarmante oscenità, si è fatta importante priorità confermare i passi da gigante che il sodalizio ABC/Marvel Studios sta sfornando; essendo poi uno spin-off incentrato su un personaggio che, finora, ha svolto più che altro la funzione di personaggio di supporto, era più che vitale una pronta conferma. Beh, ora potete smettere di trattenere il fiato, perché “Time And Tide” riesce nel suo obiettivo, confermando i suoi punti di forza già illustrati nello scorso doppio-pilota e tutti gli elementi per cui si può simpatizzare con facilità per questo show. Gli anni ’40 sono nuovamente riproposti e riprodotti con un’accuratezza strabiliante; Peggy Carter si riconferma una eroina tridimensionale, dotata di fredda e lucida determinazione, ma anche di sentimenti puri e cristallini; Jarvis ed Angie si riconfermano personaggi di supporto solidi, interessanti e con motivazioni molto umane, e la licenza degli elementi fumettistici della Casa Delle Idee è nuovamente usata con sapienza e metodo. Anche i non molto amabili colleghi del SSR cominciano a trasformarsi in personaggi di spessore, e non più semplici “tiranni del maschilismo”, sopratutto dopo l’inaspettata morte del collega Krzemenski, colpo di scena tanto imprevisto quanto di riuscito effetto. Tutto il resto, poi, è costruito come la scuola dei serial tv vuole, mettendo azione, humor, momenti di pura conversazione e colpi di scena non solo li dove servono, ma anche nella giusta dose.
Altro pregio che Marvel’s Agent Carter riesce a portarsi a casa, è quello di confermarsi non solo come semplice elemento riempitivo. Pur legandosi indissolubilmente al mythos cinematografico di Capitan America, dello S.H.I.E.L.D. e di Iron Man (rendendosi, quindi, un tassello importante nel gigantesco affresco multimediale del Marvel Cinematic Universe) Marvel’s Agent Carter non è solo un tie-in dedito a portare avanti un’altra storia creata giusto per amor di completezza, ma anche un telefilm a sé stante mirato ad approfondire quelli che il sodalizio ABC/Marvel Studios vogliono rendere le nuove punte di diamante di questo universo.

 

L’angolo del Nerd della fumetteria all’angolo
 
Poteva RecenSerie non sbattersi per voi e raccattare tutte le curiosità e le ammiccate d’occhio per la prima stagione di Marvel’s Agent Carter, come succedeva per Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D.? Maccerto che no, doveva eccome! Per la gioia dei nostri carissimi lettori, ecco a voi la “guida” a tutti i vari easter eggs e trivia disseminati nella puntata.
  1. L’invenzione di Howard Stark, il Costrittore, coincide con il nome in codice di un noto supervillain della Marvel: Frank Payne, alias, Il Costrittore. Frank era un agente dello S.H.I.E.L.D., il quale assegnò a Payne la missione di infiltrarsi sotto copertura nell’organizzazione criminale conosciuta come “La Corporazione”, spacciandosi per un supercriminale. Il risultato è stato che lo stress fu tale da provocargli un forte esaurimento nervoso, che lo portò a convertirsi al 100% in un villain, abbracciando in pieno il ruolo di Costrittore: criminale armato di un’armatura capace di estrarre corde di adamantio che non solo conducono energia elettrica, ma sono capaci di avvolgere l’avversario e stritolarlo. Compare per la prima volta su Incredible Hulk #212 del 1977 e non si legò particolarmente come avversario fisso di un determinato personaggio, scontrandosi bene o male contro mezzo Universo Marvel; si fece però un nome quando venne assoldato da Justin Hammer e Viper per combattere, rispettivamente, contro Iron Man e Capitan America e quando fece parte della Squadra dei Serpenti: team di supercriminali avente in comune un nome di battaglia che richiama qualche specie e/o tipologia di serpente.
  2. A proposito di questo, il suo nome non coincide con un serpente nello specifico, quanto più di una famiglia. Di fatti, il nome del Costrittore si ispira a quella tipologia di serpenti che stritolano e soffocano le loro vittime, invece che tramite veleno, come (ad esempio) il Boa Constrictor.
  3. Sempre a proposito di villain, anche in questo episodio compare un’antagonista abbastanza sconosciuto dell’Universo Marvel, come è stato per Leet Brannis gli scorsi episodi: si tratta di Jerome Zandow, aka, The Strong Man. Zandow è uno dei membri del Circo Del Crimine di Fritz “Ringmaster Of Death” Tiboldt, un circo i cui membri sono composti da criminali che hanno trasformato una particolare arte circense nella loro tecnica per compiere malefatte; Zandow era il classico forzuto che, nelle iconografie del circo, viene sempre rappresentato con i pantaloni ascellari e i baffi a manubrio. Debutta, come il suo capo e i suoi colleghi, su Capitan America Comics #5 del 1941, dopo che il Circo Del Crimine fu incaricato di rapire l’agente del FBI Betsy Ross (da non confondere con la Betty Ross di Hulk) dai Nazisti, ma verrà prontamente calciaculeggiato da Capitan America e Bucky. Verrà  poi arrestato e non comparirà mai più in nessun’altra storia.
  4. Anche se non è specificato, quel “raggio della morte in Nevada” a cui Jarvis allude, potrebbe riferirsi al Cosmic Ray Intensifier: un congegno che replica gli effetti dei Raggi Cosmici, gli stessi che hanno dato i poteri ai Fantastici Quattro e che danno tutt’ora poteri ad esseri come Galactus e Silver Surfer. Comparso per la prima volta su Iron Man #15 del 1969, siccome l’oggetto era fortemente instabile, Tony Stark decide di provarlo in area dei test dello S.H.I.E.L.D. con base in Nevada.
  5. Magari non centra niente, ma ai vecchi lettori di Capitan America, il cognome della nuova coinquilina del palazzo tutto al femminile di Peggy e Angie non può che far scattare qualche campanello d’allarme. Di fatti, il cognome di Dotty ricorda quello di un personaggio che si chiamava Samuel T. Underwood: presidente del Nuovo Partito Populista Americano che in Captain America #250 del 1980 cercò di convincere il Capitano a candidarsi per le prossime elezioni del nuovo Presidente degli Stati Uniti.
  6. Questa non centra niente con l’episodio, ma solo con la curiosità che avete appena letto, noi di RecenSerie ve la scriviamo per evitare confusioni e l’ira degli storici più preparati. Il “Nuovo Partito Populista Americano” è un partito politico fittizio creato ai soli fini narrativi della storia, giusto per offrire a Capitan America una moltitudine di partiti da rappresentare nella sua candidatura; è vero che nella politica Americana i partiti principali sono solo due, ma in Capitan America #250 furono aumentati per aumentare l’imbarazzo della scelta del Capitano. Il partito in questione, si rifà al vero Partito Populista fondato nel 1891 e scioltosi (dopo una breve reunion) nel 1908. Ecco, così potete anche dire che su RecenSerie imparate qualcosa.
  7. Il titolo si rifà ad una espressione colloquiale della lingua Inglese, tale: “Time and tide wait for no man”. Le vere origini di questa espressione si perdono nel tempo, ma quelle più “moderne” risalgono sicuramente all’epoca di Canuto I d’Inghilterra e la leggenda che lo voleva così potente, da piegare addirittura le onde del mare al suo comando; in verità, questo” potere” oltremodo fantasioso era frutto di numerose adulazioni dei suoi cortigiani, che lo dipingevano in maniera fin troppo positiva. Così, un giorno, Canuto portò i suoi cortigiani in riva al mare per far vedere che, anche i poteri di un Re, hanno dei limiti, dimostrando come le onde del mare continuavano a muoversi nonostante i continui ordini di fermarsi. Quest’immagine portò alla creazione della versione moderna del proverbio qui sopra, dove la parola “tide” non sta solo a significare “onda”, ma anche “stagione”. La storia di Canuto e la sua dimostrazione, servirono per sviluppare l’immagine di un qualcosa al di là del controllo umano.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Anni ’40 nuovamente riprodotti magistralmente
  • Peggy Carter carismatica eroina
  • Jarvis & Angie ottimi supporter
  • Gli Agenti del SSR cominciano a prendere forma
  • La morte di Krzemenski
  • Episodio in generale solido, compatto e con tutti i puntini sulle I
  • Minaccia principale ancora piuttosto generica

 

“Time And Tide”, più che lavorare sulla trama principale, si concentra su esercizi di stile mirati a riconfermare la godibilità e la qualità di Marvel’s Agent Carter, riuscendoci egregiamente. Terzo/Secondo episodio ad honorem compatto, solido, ben scritto, ben diretto, ben recitato e ancor di più ben realizzato: tutti pregi che fanno ben sperare (e pregare) che la qualità che ora impregna lo show non scemi come è successo a molti altri telefilm.

 

Bridge And Tunnel 1×02 6.91 milioni – 1.9 rating
Time And Tide 1×03 5.06 milioni – 1.5 rating

 

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