Person Of Interest 4×12 – Control-Alt-DeleteTEMPO DI LETTURA 6 min

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You foolish woman, you don’t understand. You are not in “control” of anything. You are just a clean-up crew. You are the janitor.

C’è stato un inizio, una parte centrale e ora è arrivato pure il finale di questa winter trilogy, anche se chiamarlo finale non è propriamente corretto. Innanzitutto è importante scindere due differenti metodi di approccio per la recensione di questa “Control-Alt-Delete”: il primo consta nel considerare l’episodio come singolo, estrapolandolo quindi dal contesto della trilogia e analizzandolo per il suo valore intrinseco; il secondo invece è volto ad analizzare la puntata come terzo ed ultimo atto di una storia in tre parti, di conseguenza va visto in relazione diretta a “Cold War” e “If-Then-Else” per vedere la storia a più ampio respiro. Noi, per coerenza con quanto fatto precedentemente, scegliamo il secondo metodo e quindi il voto finale, così come l’analisi, risentirà dei due atti precedenti.
Person Of Interest è una serie che, pur nascendo come procedurale, si è pian piano evoluta in un qualcosa di diverso, abbandonando molto spesso il classico “caso n° di previdenza sociale del giorno” per vivere appieno la ricca trama orizzontale costruita con somma fatica. Jonathan Nolan è un tipo ambizioso ma soprattutto coraggioso, gli piace portare lo spettatore verso lidi inaspettati offrendo prospettive inaspettate e nuovi modi per assistere ad un determinato evento. Sembrano passati secoli da quel “RAM“, episodio totalmente inaspettato che metteva finalmente in prospettiva quanto accaduto prima dell’assunzione di Reese. Questa tecnica di modificare l’approccio ad un evento è una pratica singolare che ormai si può etichettare come vero e proprio marchio di fabbrica di Person Of Interest, un marchio di fabbrica che ha il suo ultimo esempio nella scorsa puntata quando, per la prima volta, ci viene offerto il “point of view” della Machine stessa, stravolgendo così la classica dinamica sia dei canonici 40 minuti, sia dell’approccio che ci si sarebbe aspettati da un capitolo di una winter trilogy. Rimasti piacevolmente stupiti da questa scelta, ci si attendeva che l’ultimo capitolo ritornasse sui soliti binari per chiudere la trilogia, anche qui però si è assistito a qualcosa di inaspettato.
“Control-Alt-Delete” aveva in teoria il compito molto semplice di mostrarci, in una sorta di parallelismo con il capitolo finale della precedente trilogia, le reazioni di Reese, Finch e Root alla morte di Shaw, tuttavia sia per approccio, sia per tematiche trattate, non è possibile fare alcuna analogia. Bisogna fare all’episodio un appunto in senso negativo perchè, riallacciandoci a quanto detto in apertura, il senso di una trilogia è appunto quello di avere una storia unica che si dipana in tre puntate molto connesse tra loro e, se è vero che non c’è scritto da nessuna parte che si debba dare risposte a tematiche introdotte in uno dei tre capitoli, è però buon senso attendersi una sorta di conclusione dell’arco narrativo con l’ultima parte per non far venir meno il “senso” dell’operazione. Se Person Of Interest ed i suoi autori vogliono avvicinarsi sempre di più allo stereotipo dei fumetti americani è anche corretto seguire tutte le loro regole e non solo alcune. Ai già molteplici paragoni fatti su Reese come eroe dei fumetti e all’utilizzo della “saga/trilogia” per affrontare eventi estremamente rilevanti, ora si è deciso di applicare una semplice ma sempre attualissima regola dei comics d’oltreoceano: finché non si vede il corpo non si può dire che il personaggio sia morto. È questo il vero punto “dolente”: la presunta morte di Shaw. “If-Then-Else” si chiude lasciando di fatto immaginare al pubblico l’omicidio ma non mostra effettivamente il colpo di grazia, cosa che per un lettore di fumetti equivale al ritorno in scena del personaggio dato per morto al 99,9% entro un paio di anni, e non è un caso. Sarah Shahi è incinta di due gemelli ed è stata costretta ovviamente ad abbandonare la serie per “causa di forza maggiore”, visto e considerata l’impossibilità di far rientrare un pancione in storyline come queste; la speranza di quest’ultima è però di ritornare in scena (anche sotto forma di robot) appena terminata la gravidanza, da qui appunto il dubbio sulla sua morte. Il rischio a cui va incontro Person Of Interest è però molto alto perché, senza una risposta certa, la possibilità che questo dubbio amletico cannibalizzi la serie dall’interno è elevatissimo.
Come dicevamo “Control-Alt Delete” è l’ennesimo episodio fuori dagli schemi, almeno per i primi 22 minuti e 39 secondi: è questo il tempo che ci è voluto per far comparire in scena almeno uno dei protagonisti dello show, l’ennesima riprova dell’audacia di Nolan e soci. Al centro della scena per questi 1359 secondi c’è il personaggio che non ti aspetti (nonostante il titolo sia un enorme spoiler): Control. Sparita dalla circolazione appena terminato il fittizio processo di Vigilance, ammettiamo che, vista l’enorme mole di avvenimenti ed i nuovi big bad comparsi, ci eravamo in parte dimenticati di lei, ma qui riusciamo finalmente a dare un contorno alla sua nuova vita lavorativa nell’era di Samaritan. Il reintegro di Control tra i ranghi dei comprimari è da vedersi in un’ottica di rinnovamento perché, nonostante qui appaia ancora tra le fila del Governo, con tutti i dubbi (Nautilus in primis) che le sono stati instillati, è lecito attendersi una sorta di ribellione da qui al season finale. È con somma sorpresa che durante l’interrogatorio emergono gli altarini circa il suo attuale status quo e la sua non-conoscenza della realtà: quanto successo allo Stock-Exchange è ovviamente top-secret in quanto gestito in prima persona da Greer; la morte(?) di Shaw è una notizia completamente nuova e lo stesso dicasi per i veri motivi dietro le 854 uccisioni portate a termine sotto la sua supervisione. La vernice fresca rappresenta però il primo passo per aprire gli occhi e scoprire la verità, diamole tempo.
L’ultimo atto della trilogia è ricco di elementi preziosi come la reazione di Root che si mostra per la prima volta con dei sentimenti o come il monologo di Finch, tuttavia alcune pecche come la fuga con tutta calma di Reese e Root nel finale o le varie apparizioni del “piccolo Samaritan” all’interno di una sede governativa non possono e non devono essere dimenticate. Errori di questo tipo, specialmente in puntate importanti come queste non sono da sottovalutare, anzi semmai da penalizzare vista la sempre scrupolosa attenzione al dettaglio.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Monologo da brividi di Finch
  • Focus su Control e sulla sua posizione attuale e futura
  • Rispolverata la storyline dimenticata di Nautilus
  • Reazione molto emotiva di Root
  • Ultimo capitolo della trilogia che però non mette la parola fine alla stessa
  • Pur essendo inquietante, il “piccolo Samaritan” che si introduce nelle stanze del potere statunitense è decisamente poco credibile
  • Piccola sbadatezza nel lasciar fuggire Reese e Root con fin troppa calma visto il plotone di uomini alle calcagna

 

La winter trilogy focalizzata sulla “cold war” tra Samaritan e Machine si conclude con il capitolo “più basso” dei tre messi in atto. Ed è un “più basso” veramente relativo perché comunque si parla sempre di Person Of Interest e perché i due capitoli precedenti sono delle perle del panorama seriale. Ciò non toglie che alcune aspettative siano state deluse e che “Control-Alt-Delete” paghi pegno proprio per questo motivo.

 

If-Then-Else 4×11 10.08 milioni – 1.7 rating
Control-Alt-Delete 4×12 10.16 milioni – 1.7 rating

 

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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