Qualcosa si sta muovendo, non tutto.
A distanza di un mese dal midseason finale, la digestione di quest’ultimo non è ancora ultimata perchè nonostante le evidenti lacune messe in scena, una sbirciata per il futuro della stagione ci era stata gentilmente concessa. Supernatural, come ogni procedurale che si rispetti, ha bisogno di uno scopo e di una lenta serie di compiti da svolgere per arrivare a fine stagione con i protagonisti preparati per lo scontro con il big bad di turno. Carver però ha deciso di stravolgere la normale routine eliminando di fatto l’esistenza di un nemico unico optando per la creazione di uno tra le fila dei buoni, una sorta di serpe in seno che sulla carta rappresentasse una minaccia ben più ardua da affrontare rispetto ai soliti Metatron, Dick Roman o Lucifer di turno: Deanmon.
A riprova della lungimiranza di Carver come showrunner, bisogna andare a riesumare quel “First Born” della scorsa stagione per riuscire a rivedere tutto in un’altra prospettiva. Supernatural ha intrapreso la strada del cambiamento esattamente in quella puntata con il passaggio del Mark Of Cain a Dean, da lì in poi tutto il resto è stato solo un lento progresso verso la “creazione del mostro”. Il focus su Dean(mon) come vero e proprio nemico ha delle radici molto lontane e profonde che non vanno dimenticate. Quanto accaduto in “Do You Believe In Miracles?” e successivamente in “Black” rappresenta la base per il suddetto cambiamento di Dean in demone ma da un bel po’ di tempo ci si era come dimenticati di questa problematica, come già anticipato in “Soul Survivor“, principalmente per questioni di tempo. Così come si è impiegata metà della scorsa stagione per portare Dean alla morte e successiva resurrezione in demone, allo stesso modo da “Soul Survivor” in poi ci si è presi la briga di tenere il Winchester più vecchio lontano dalla strada che porta alla perdizione. Almeno fino allo scorso midseason finale.
Sulla carta la situazione che ci viene presentata in questa decima stagione è decisamente intrigante: Dean in versione demone, Castiel sempre più presente, Crowley di nuovo a capo dell’Inferno ma con problematiche interne e, a sorpresa, famigliari. I problemi che insorgono tra la teoria e la pratica però sono molteplici e si dipanano su più fronti, per la precisione uno per ciascuna storyline. Partendo a ritroso, il “ritorno” della mamma di Fergus Crowley è un’affilatissima arma a doppio taglio perchè se da una parte crea delle nuove dinamiche necessarie alla serie, dall’altra degrada il King Of Hell ad un ruolo di inetto che non gli appartiene. L’uccisione perpetrata da Rowena, pur se banalmente giustificata, è un esempio tanto lampante quanto inaccettabile.
Per Castiel il discorso è un po’ diverso perchè l’improvvisa ed inaspettata presa di coscienza della sua paternità adottiva è una strada che porta solo in un vicolo cieco di dubbio interesse. L’unica utilità di riportare in scena la figlia di Jimmy Novak è stata quella di rimettere sotto i riflettori la demonizzazione di Dean, il tutto a discapito di un midseason decisamente di dubbio gusto costituito da una serie di scene di scarsa qualità. A riprova di quanto sostenuto in “The Things We Left Behind“, la figura fuga di Claire Novak in compagnia di una coppia di giovani sbandati non è solo un’enorme perdita di tempo ma anche un modo per svilire la trama che di soprannaturale non ha proprio niente. Chi si aspettava un colpo di scena nella storyline con l’introduzione del classico e necessario elemento soprannaturale è rimasto deluso e ha dovuto ricalibrare le proprie aspettative, ancora.
“The Hunter Games” ha il difficile compito di far dimenticare quanto visto in “The Things We Left Behind” e al contempo di preparare la strada per ciò che verrà. In tal senso è quindi stato obbligatorio riportare sulle scene Metatron che, in qualità di ex scriba di Dio, è probabilmente la persona più informata sui fatti in circolazione e forse l’unica a poter soddisfare la sete di risposte circa la First Blade, il Mark Of Cain e i problemi demoniaci che affliggono Dean. Certo rimangono i problemi elencati precedentemente ma qualcosa di buono si intravvede all’orizzonte, anche se purtroppo quanto fatto finora non soddisfa di certo i palati raffinati che seguono la serie da dieci anni a questa parte.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Things We Left Behind 10×09 | 2.62 milioni – 1.0 rating |
The Hunter Games 10×10 | 2.42 milioni – 0.9 rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.