“You know, a long time ago being crazy meant something. Nowadays everybody’s crazy.”
David Duchovny che indossa un vestito nero e si cala nella parte di un agente della polizia? Ebbene, non è il nuovo inizio della antologica serie tv The X-Files, bensì il nuovo prodotto della NBC che ha come attore l’interprete di Fox Mulder.
Aquarius è la nuova serie tv creata da John McNamara, basata sulla storia del controverso plagiatore di persone Charles Manson. La serie ha due colonne portanti davvero ben curate: la prima è l’ambientazione della storia; la seconda, che deriva in un certo tal senso dalla prima, è l’utilizzo delle musiche come contorno di scene e riprese.
La storia ci catapulta nel 1967 a Los Angeles in uno dei momenti più socialmente attivi dell’intera storia americana: l’aumento della criminalità, la professione dell’amore libero, l’incremento nell’utilizzo delle droghe da parte di giovani e non, il potere nero, la guerra del Vietnam e tutto ciò che da essa deriva. In questa accozzaglia disunita di ideali e pensieri si staglia un veterano di guerra e abile poliziotto della città: Sam Hodiak. Andando per parallelismi ricercando elementi comuni tra altri suoi “colleghi di lavoro”, Sam non ha nessun passato oscuro da riabilitare (come lo aveva per esempio Ryan Hardy) e non ha capi pendenti di accusa per i quali il suo ruolo sembra vacillare (Bosch). Sam appare sì un personaggio eclettico ed abile nel proprio campo lavorativo, ma manca di chiari elementi che possano contraddistinguerlo dallo stuolo di suoi colleghi. In sintesi, manca di unicità. Ciò non è da intendere come una sottolineatura della piattezza del personaggio, perché Sam Hodiak si dimostra fin da subito sia intrigante e coinvolgente, sia tridimensionale grazie alle sottotrame (amorose e amichevoli) e alla trama portante della serie.
Aquarius pur presentandosi con un delineato e chiaro centro narrativo a cui gira attorno (la storia di Charles Manson), cozza però nel secondo episodio distogliendo già l’attenzione dello spettatore sottoponendogli un ulteriore caso investigativo al quale interessarsi. La serie si presenta come drama, ma rischia di diventare un misto tra procedural drama e police procedural con un caso da risolvere ad ogni episodio (quello che accadeva per Perception). Date le buone premesse e la corposa storia alla quale si rifà, c’è da sperare che gli sceneggiatori non si perdano in questo punto. Le prossime puntate saranno chiarificatrici in tal senso.
Parlando delle colonne portanti di questa serie, abbiamo parlato dell’ambientazione storica, infatti, se si è dato da poco l’addio alle riprese vecchio stile in Mad Men, in Aquarius lo spettatore può rifarsi gli occhi con una perfetta e generale trasposizione degli anni ’70 su larga scala. Davvero un ottimo lavoro da questo punto di vista. Ma sono i temi centrali di quell’epoca ad essere meglio presentati (solo abbozzati, d’altra parte siamo solo alle prime due puntate).
Il tema del contrasto tra le generazioni e del largo utilizzo delle droghe viene introdotto nella serie con la comparsa della spalla investigativa (cliché seriale, ma ben sfruttato) di Sam: Brian Shafe (Grey Damon, già visto in True Blood e Star-Crossed). Il giovane agente che lavora sotto copertura fa da contraltare perfetto a Sam che invece è un agente vecchio stampo (seppur con qualche decisa apertura a questa nuova generazione). L’elemento del black power viene introdotto nella seconda puntata con la comparsa di un nuovo personaggio, tale Bunchy Carter (interpretato da Gaius Charles, il dottore Shane Ross di Grey’s Anatomy) che sembra voler ricordare almeno nei modi di porsi alle altre persone, quell’importante figura che fu Malcolm X. Il personaggio non sarà sicuramente utilizzato per rare comparse, ma si prospetta una sottotrama ad egli dedicata, sempre marginale ma tuttavia legata all’abile poliziotto Hodiak. La guerra del Vietnam è una indelebile cicatrice nella storia dell’America, sia per la guerra in sé, sia per tutti gli avvenimenti ad essi collegati che si verificarono a più riprese sul territorio statunitense: questo elemento caratterizzante e importante della storia della nazione è presentato dal figlio di Sam, richiamato in patria per una decisione sconsiderata della madre.
I titoli degli episodi e le musiche inserite all’interno degli episodi sono delle caratteristiche canzoni del periodo, alcune proprio di Charles Manson che oltre ad essere un criminale ed un plagiatore d’anime, era anche un discreto cantante e musicista.
Il fulcro della storia è chiaramente proprio il suddetto criminale, ora rinchiuso in California a scontare la pena all’ergastolo per i delitti commessi e orchestrati in quegli anni. Manson viene solitamente visto e presentato come una figura in cerca di fama spropositata: non riuscendo a sfondare con la musica rock, l’uomo troverà la via della fama in una maniera più semplice. Quella di ordire violenti omicidi a danni di personaggi famosi dell’epoca. Roman Polanski non se lo dimenticherà mai.
Il personaggio di questo pazzo omicida è portato in Aquarius da Gethin Anthony (lo scomparso Renly Baratheon di Game Of Thrones) e la resa è impeccabile. Lo sguardo psicotico ma ammaliante di Anthony riesce a dare spessore al personaggio di Manson, se a questo poi si aggiunge tutta quella serie di movenze, parole e modo di dialogare, il risultato è inquietante. Ad aiutare la trasposizione di Manson c’è però sia la fotografia che la regia, in generale entrambe ben curate ma che, a causa di un uso forse anche eccessivo di luci ed ombre, poteva risultare più fluida e appetibile anche a palati meno raffinati. Nel dubbio però la recitazione è ottima e sposta il voto in positivo: una persona come David Duchovny alza sicuramente l’asticella del livello generale dimostrando di trovarsi sempre divinamente nel ruolo affidatogli. I più attenti di voi sicuramente avranno potuto pensare ad un revival di The X-Files oppure ad una versione sobria e curata di Hank Moody da quanto simili sono di carattere i personaggi di Duchovny. Invece Hodiak non ha nulla a che vedere con i precedenti personaggi interpretati, semplicemente condivide lo stesso involucro di carne che sa farsi amare in ogni ruolo. Certo anche gli altri non sono da meno, infatti di Anthony abbiamo già parlato, però di sicuro non possono reggere il confronto con membri del cast come Duchovny che, pur non sfoggiando performance spettacolari, riescono comunque a garantire una qualità medio-alta. D’altronde se lo stesso show nella sigla di apertura titola “David Duchovny in Aquarius”, un po’ tutto il cast deve venire a patti con questa situazione e farsi da parte.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Everybody’s Been Burned 1×01 | 5.67 milioni – 1.1 rating |
The Hunter Gets Captured By The Game 1×02 | 5.67 milioni – 1.1 rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.