“The truth it’d make the Bible thumper heads explode.
I mean: they want their God to be a-a f-finger-snapping, all-powerful creator, you know… And they want magic… Mary Poppins. But what he did, creation… that took work. Took sacrifice.
In order to create the world, God had to give up the only thing he’d ever known. He had to betray and sacrifice his only kin.
The Darkness… His sister.”
Nell’esatto istante in cui Metatron esclama queste parole, l’intera stagione di Supernatural assume tutta un’altra prospettiva. Alleluja.
Senza girarci tanto attorno, le implicazioni di avere a che fare con la sorella di Dio sono immense perchè, a conti fatti, Amara è un altro Dio, donna. Nel corso di questi 11 anni, poco spesso ma volentieri, si sono viste puntate in cui Sam e Dean avevano avuto a che fare con divinità greche, romane, varie ed eventuali, tuttavia il tenore deve essere riproporzionato se si vuole fare un paragone con Dio. Da sempre nella mitologia di Supernatural, Kripke ha imposto il cristianesimo come religione massima e a scalare come importanza tutte le altre (fatta eccezione per l’Islam che non è mai stato neanche pronunciato per sbaglio). La conseguenza di questo è ovviamente riflesso sull’importanza del termine “dio” o “dea”, una scelta che è stata sempre voluta e curata nel dettaglio. D’altronde lo stesso Inferno o Paradiso riflette una visione cristiana del mondo, quindi sull’importanza di Dio rispetto ad uno Zeus non c’è neanche da discutere.
Supernatural, come per loro stessa natura tutte le serie che hanno dei big bad stagionali, hanno il compito implicito di non poter scendere mai di livello come “potenza” degli avversari, pena la radiazione dall’albo degli sceneggiatori (avete detto Sera Gamble?). Torna ovviamente alla memoria Joss Whedon che con Buffy, praticamente per primo, ha istituito questa severa legge: esempio più lampante è la quinta stagione con la presenza di Glory come dea. Partendo da questa legge non scritta ma rispettata ovunque, Supernatural sembra aver raggiunto il suo massimo apice. Chiamatelo azzardo se volete, però con 11 anni di vita alle spalle o si arrivava a questo punto di non ritorno o si poteva anche chiudere la serie alla 5° stagione.
“Tell me, what is happening here between us? You save me, I save you. What? You were the first thing I saw when I was freed, and it had been so long. Maybe that’s it: my first experience of his creation. You can’t help but represent that for me, the sweet triumph and the even sweeter folly of what he’s wrought. There’s no fighting it. I’m fascinated.”
“Our Little World” segna un punto di non ritorno per la stagione e la serie stessa, un punto che, se ben sfruttato, rappresenta un enorme trampolino di lancio. Le conseguenze di questa rivelazione portano per forza di cose alla realizzazione di un momento narrativo che tutti i fan di Supernatural stavano aspettando: l’apparizione di Dio. Non si può combattere Amara come fatto con tutti gli altri, non c’è per ora nemmeno l’ombra di un piano “sicuro” come poteva essere la gabbia di Lucifer, come si può anche solo pensare di riuscire ad uccidere la sorella di Dio? Senza Dio non si può, probabilmente neanche con.
Il dialogo monologo di Amara di cui sopra è una confessione spontanea di un’entità che parla sinceramente delle sue emozioni. Per chi esiste da prima della creazione del Mondo, il Mondo, per come lo conosciamo noi, è un interessante cosa da studiare paragonabile ad un vaso d’argilla ancora plasmabile perchè, avendone la possibilità e i poteri per farlo e non essendoci il creatore nei paraggi, Amara ha la massima libertà per modificarlo.
Crowley, così come ogni essere umano o inumano, è come una formica al cospetto della sorella di Dio e, come tale, non può compiere nulla per evitare che il volere di Amara si compia. Se questo apparente(?) vicolo cieco galvanizza il pubblico come non accadeva da tempo, emerge però un enorme problema “opportunità”. Il problema L’opportunità che si pone ora a Carver ed al suo team è gigantesca e paragonabile solo al piano a lungo termine che Kripke aveva stilato con Lucifer: come gestire lo scontro con Amara? Da qui a Maggio avremo la risposta ma fino ad allora sono aperte le supposizioni.
Nella costruzione di questi primi 6 episodi è emerso drammaticamente uno squilibrio per quanto concerne l’importanza dei character principali. Castiel e Netflix sono una combo micidiale ma solo a parole, Sam è praticamente nullo e Dean si ritrova quasi tutto il peso della serie sulle sue spalle. Sicuramente l’interesse nel riportare sotto i riflettori Sam c’è, visto che fino ad ora (e specialmente in questa puntata) è stato praticamente inutile. Il modo per rimetterlo in auge sono le visioni che questa volta si focalizzano sulla gabbia di Lucifer, un modo forzato ma necessario per non tagliarlo fuori dalla narrazione visto che, se per Dean è stato creato un rapporto preferenziale nei confronti di Amara, per Sam c’è il nulla più totale. E si vede. Nell’attesa di ristabilire la pari importanza tra Winchester possiamo apprezzare il ritorno sul campo di Castiel: era ora. Probabilmente l’abbonamento a Netflix era scaduto.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Thin Lizzie 11×05 | 1.64 milioni – 0.6 rating |
Our Little World 11×06 | 1.70 milioni – 0.7 rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.