Si fa ancora fatica a capire cosa si sta guardando durante la visione di Limitless. Ci aspetteremmo le risate registrate da un momento all’altro perché a tratti sembra che si stia trasformando in una specie di sit-com surreale. Surreale perché, è bene dirlo, va bene l’NZT e il cervello che funziona alla massima potenza ma le vicende di Brian Finch sono condite anche da una bella enorme dose di fortuna.
La risoluzione del salvataggio della nipote di Naz in “When Pirates Pirate Pirates” ha dell’inverosimile a dir poco, a cominciare dal ragazzino delle isole indiane che si diverte a intercettare i messaggi radio (e parla pure inglese!), per passare da Brian che aspetta i pirati in strada con un cartello-esca, per finire con il salvarsi la vita grazie alla passione del temibilissimo capo pirata per i videogiochi anni ’70: il culmine del caso e dell’irrealismo.
Viene da pensare che ci possa essere del citazionismo/tributo troppo di nicchia perché i poveri mortali alla visione possano coglierne la finezza, rimane il fatto che ci potrebbe essere più apprensione per la vita del personaggio principale in scontro con un pirata nelle puntate di Spongebob (Olandese Volante docet) piuttosto che con quelli visti qui. E “tutto precipita nell’insignificanza alla luce del fatto” (cit. Jack Sparrow, per rimanere in tema) che un pezzo grosso dell’FBI come Naz faccia accordi con pirati somali e venga prima incastrata da un altro pezzo grosso che sembrava amico e invece no. Senza considerare la scontatezza nella risoluzione positiva del caso dove “alla fine vincono i buoni e quindi Naz torna a casa e tutto torna alla normalità”. Vabbè.
In “Headquarters!” poi, succede l’impensabile. Quando sembra che la vicenda trainante dell’episodio per Brian sia convincere Naz a concedergli un “headquarter!”, appunto, in riconoscenza dell’aver salvato lei e nipote, la puntata prende la svolta più surreale: Brian si mette a capo di un team dei dipendenti FBI più improbabili (a parte forse Rebecca e Boyle) con il per nulla ambizioso obiettivo di catturare i primi 10 della lista dei Most Wanted dell’FBI.
Il caso vuole che la squadra di improbabili riesca in questa titanica impresa che non era riuscita a fior fior di analisti. “Improbabilità” è la parola d’ordine anche per i suddetti criminali che non hanno dato impressione di essere i più svegli e inafferrabili sulla faccia della terra. E si tralasci che uno di loro non era nemmeno colpevole e lo dimostra grazie a una pasticca – guess what? – di NZT.
Se proviamo ad immaginarci gli sceneggiatori di Limitless mentre partoriscono le brillanti storyline che sottendono lo show puntata dopo puntata, non possiamo che immaginarceli goliardicamente intorno a un tavolo a bere vino – e magari fumarsi qualcosa – facendo brainstorming completo senza la lucidità di discernere tra tutte le idee che possono attraversare la mente e quelle che val la pena mettere in pratica quando si deve presentare un prodotto audiovisivo più o meno credibile ad un pubblico. Praticamente bisogna immaginarseli come Brian Finch (o i plurimi Brian Finch) mentre elabora(no) la strategia da adottare per risolvere un caso, che passa inevitabilmente per soluzioni troppo assurde persino per lui. Il bighellonante Brian Finch è la trasposizione televisiva dei suoi spiritosi autori che non si prendono troppo sul serio, questo è certo, ma forse prendono troppo poco sul serio anche lo show.
Arrivati alla stesura dello script di “Arm-ageddon” probabilmente vino e fumo erano finiti, perciò oltre a tirar fuori il tema interessante del rapporto uomo-macchina (tema di cui non ci si è presi la briga di approfondire) si cerca di tornare al personaggio Brian Finch nella sua sfera personale e più “umana”. Nel passaggio a queste vesti di Brian come semplice ragazzo che cerca la sua strada, figlio desideroso dell’amore e approvazione paterne, il registro si fa paradossalmente più serio rispetto alla versione “risolutore di casi per l’FBI” dove, come abbiamo visto, si sdrammatizza fin troppo.
L’ingresso nel gioco del padre di Brian può portare a svolte interessanti. Oltre ad essersi dimostrato un personaggio risoluto e intelligente (interazioni non solo con Brian ma con la stessa Naz), permette di approfondire l’evoluzione umana del personaggio di Brian e soprattutto aggiungere un minimo di collante tra tutte le puntate. Le riflessioni col padre circa la vera volontà di Brian di partecipare al programma dell’FBI insinuano il dubbio che effettivamente potrebbe essere tutto troppo bello per essere vero. Brian prende un NZT al giorno e fa la “bella vita”: si sente intelligente, potente, utile all’umanità e orgoglioso di ciò che appare verso la sua famiglia, di cui era pecora nera. Ma è la realtà? È sempre lo stesso Brian quello che deve “farsi” per essere brillante e avere uno scopo nella vita? E se per avere uno scopo nella vita devi prenderti una pasticca tutte le mattine non diventa forse, viziosamente, il prendersi la pasticca lo scopo della vita? Questo e mille altri temi potrebbero essere meglio affrontati se non si sprecassero minuti preziosi in storyline del giorno al limite del ridicolo. Tralasciando poi che la trama orizzontale (se di trama orizzontale si può veramente parlare) dei rapporti di Brian col senatore Morra compare una tantum a dare una sferzata alla narrazione, sempre troppo poco, fattore questo che la rende meno importante di quanto dovrebbe.
Bisogna sottolineare comunque il fatto che i tre autori degli episodi (rispettivamente Kari Drake, Frances Brennand Roper e Dennis Saldua) non hanno nel curriculum alcuno show di pregevole fattura o, come nel caso della Roper, proprio nessuna esperienza precedente come sceneggiatrice. Magari gran parte del blando risultato finale è colpa loro, l’esperienza è certamente un fattore rilevante nel caso di grosse produzioni, tuttavia è Craig Sweeny (lo showrunner di Limitless) il responsabile della supervisione e fino ad ora ha dimostrato di non saper gestire lo show. La trama orizzontale è praticamente inesistente, il tenore e la veridicità della narrazione visti nel “Pilot” sono spariti per far spazio ad una versione più comedy che drama di quel Limitless originale da cui la serie prende spunto. C’è solo una pillola a fare da collante e non può bastare quella per giustificare la visione settimanale di un prodotto superficiale.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Brian Finch’s Black Op 1×07 | 7.89 milioni – 1.5 rating |
When Pirates Pirate Pirates 1×08 | 7.09 milioni – 1.5 rating |
Headquarters! 1×09 | 7.52 milioni – 1.4 rating |
Arm-ageddon 1×10 | 6.53 milioni – 1.3 rating |
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