Incuriositi da questo simpatico musical medievale sotto forma di comedy, all’incirca un anno fa, ci approcciavamo alla visione di Galavant, scettici per il marchio sempre troppo da blockbuster della ABC. Il gradimento di RecenSerie della critica che conta è stato degno di nota. Nel trascorrere della prima stagione, infatti, tutto è stato gradevole, ben assorbito, scorrevole, utile nello strapparci più di un sorriso.
Salto temporale. Dopo qualche mese di trepidante attesa ci troviamo ad esplodere di gioia alla notizia di un rinnovo su cui nessuno avrebbe scommesso un centesimo. Gioia esagerata per la descrizione sopra riportata della nostra tiepida reazione durante la precedente stagione. Come se mancasse un particolare.
Flashback. Eccoci seduti di fronte lo schermo a guardare lo scorso season finale, mentre King Richard e Galavant siedono in un’osteria, bevendo e confidandosi segreti. Quel momento scenico avrebbe segnato una svolta epocale nella percezione della serie. Ubriachi, i due incominciano a cantare la fantastica “We’re Off On A Secret Mission“, ponendo una ciliegina sulla torta ad un finale rischiosamente denso di cliffhanger. Spingendoci a rimirare quella scena per tutto l’anno seguente.
Ulteriore salto temporale. Ci apprestiamo a guardare questo nuovo season finale, ormai senza nessun dubbio: Galavant ha conquistato i nostri cuori, ci aspettiamo moltissimo dalla 2×09 e 2×10.
La maggiore sicurezza che ha coinvolto gli sceneggiatori ci catapulta direttamente sul campo di battaglia, trasportati da una trama sapientemente costruita con il procedere dei precedenti 8 episodi. Ogni mossa, ogni scelta, ogni decisione, ogni deus-ex-machina genialmente forzato ha portato i nostri eroi ad un confronto finale senza esclusione di colpi. Senza esclusione di colpi, almeno nella nostra convinzione, in quei rari momenti in cui ci ricordiamo che l’happy ending è dovuto, in una serie del genere.
“Battle Of The Three Armies” mette in mutande due-tre serie sulla cresta dell’onda. Spietate battaglie pseudo-fantasy e orde zombie vengono condite da comicità demenziale più che mai influenzata dal genio di Mel Brooks. Come si disse un anno fa (parafrasando anche un riferimento della mamma di Isabella), Game Of Thrones avrà un’aura di serietà e sacralità leggermente meno impenetrabile.
Degno di nota il ritorno del cuoco Vincenzo e della moglie, cui era già stato fornito un personale e anticipato happy ending.
Come poi dice il papà di Isabella, c’è ancora un altro episodio, a rendere ancora più geniale e inutile il cliffhanger alla fine della 2×09. E non può che essere, questa volta, un episodio estremamente precauzionale. La prima volta gli sceneggiatori rischiarono e alla fine andò bene. Questa volta, complici anche ascolti inspiegabilmente scarsi, la cautela non è mai troppa. “The One True King (To Unite Them All)” dà vita alle battaglie finali, ma soprattutto mette tutto in ordine con tanto lieto fine e quel pizzico di sospensione (Madalena) che, non si sa mai, dovesse andare bene un’altra volta…
Alla fine, a discapito del nome della serie stessa, la direzione che prende la trama conferma il percorso di formazione di Richard. Galavant sposa Isabella, ma il tutto risulta secondario. La spada, Tad Cooper, la corsa finale come ogni commedia romantica che si rispetti, il flashback iniziale con tanto di duetto: Richard si eleva a protagonista dello show. Che sia un percorso narrativo studiato scientificamente, oppure risultato inconsapevole di un personaggio con più sbocchi creativi, non ci è dato saperlo. Sta di fatto che Galavant, per quasi tutto il season finale, viene relegato a personaggio secondario, quasi costretto a dover interpretare quel ruolo serio che una logica narrativa gli avrebbe potuto cucire addosso. La vis comica di Joshua Sasse ci ha viziati, quindi può dispiacere non vederlo al centro delle gag. Tuttavia il suo “lavoro sporco” contribuisce ad elevare ulteriormente altre figure comiche (Madalena sugli scudi), oltre che a portare avanti una trama che, seppur in una dimensione comica, ha avuto assolutamente il suo perché.
Del metatelevisivo sarebbe quasi inutile parlare. L’intero doppio episodio è un continuo riferimento esplicito a: costruzione degli episodi, struttura del doppio finale, precedente stagione, canzoni, dubbio cancellazione/rinnovo…
Una cosa è certa. E si permetta qui al vostro recensore una conclusione poco analitica. Galavant avrà un alto budget (Sid fa riferimento ad un insieme di personaggi, interpretati da celebri attori, che non si sarebbero potuti permettere), Galavant avrà bassi ascolti, ma ormai c’è troppa gente che ha fatto abbuffate di pane e serie TV per lasciarsi sfuggire la qualità di quanto proposto. Non è più l’epoca in cui Twin Peaks viene cancellata e tutti dicono “mah, che strano” e proseguono con la loro vita. Oggi si confronta, si analizza, si è perfettamente consapevoli se una serie è nata sotto una buona stella creativa, oppure se la rete la trascina perché porta ascolti facili. Il risultato artistico di Galavant e la sua originalità sono sotto gli occhi di tutti e questo non lo potrà cancellare nessuno. Qualora la tasca dovesse spingere i vertici della ABC ad una scelta dolorosa, tra un po’ di anni, di fronte alla ventesima stagione di Grey’s Anatomy e alla diciannovesima di The Big Bang Theory, saremo tutti un po’ meno appassionati di serie TV.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Do The D’DEW 2×08 | 2.10 milioni – 0.5 rating |
Battle Of The Three Armies 2×09 | ND milioni – ND rating |
The One True King (To Unite Them All) 2×10 | ND milioni – ND rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.
Questa terza stagione s'ha da fare.
Vista la conclusione, temo che anche gli autori siano rassegnati. Mai dire mai comunque!