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Andando subito al nocciolo della questione: “See” è quello che si potrebbe considerare una sorta di “sequel morale” del precedente episodio. Parlando di serie tv, è chiaro (e pure nella norma) che il secondo episodio di una stagione sia sempre quello più cauto e pacato della serie poiché deve porsi come puntata che fa da collegamento tra la prima e la terza e quindi continuare quanto delineato precedentemente e porre ulteriori basi per il futuro della stagione. Preacher, da questo episodio, si dimostra molto diverso.
La costruzione narrativa di “See” è praticamente identica a quella di “Pilot“, presentando ben poche differenze sopratutto a livello di atmosfere, progressione di eventi, climax e piglio narrativo. Certo, gli eventi a cui assistiamo sono ovviamente diversi, ma “See” possiede comunque quella caratteristica introduttiva e preparatoria che ha contraddistinto il primo episodio. Tali caratteristiche, difatti, potevano essere facilmente perdonate dal fatto che si trattava (per l’appunto) di un episodio pilota, quindi di un open day lungo quasi un ora con due obiettivi: far conoscere il mondo di Preacher a chi non ne ha mai sentito parlare e rassicurare quella fascia di pubblico, attirata dal buon nome del fumetto originale, circa l’inalterata fedeltà di spirito dell’opera originale.
Fintanto che gli obiettivi erano questi, l’eccessivo torpore di “Pilot” si scusava più che volentieri ma, dopo una puntata così lenta, ci voleva un secondo episodio che regalasse almeno una scena incredibilmente incisiva e che facesse decollare la serie, scena che, come si è visto, non è arrivata. Ma è qui che si possono osservare le differenze tra una normale serie e Preacher: è qui che si capisce perché si è definito “See” è un “sequel morale” di “Pilot“. Gli showrunner hanno deciso di trasformare la prima stagione di Preacher nelle origini di Jesse Custer, oltre che usare questa stagione per delineare le caratteristiche basi di ogni personaggio, così da non potersi perdere più in chiacchiere successivamente.
Fintanto che gli obiettivi erano questi, l’eccessivo torpore di “Pilot” si scusava più che volentieri ma, dopo una puntata così lenta, ci voleva un secondo episodio che regalasse almeno una scena incredibilmente incisiva e che facesse decollare la serie, scena che, come si è visto, non è arrivata. Ma è qui che si possono osservare le differenze tra una normale serie e Preacher: è qui che si capisce perché si è definito “See” è un “sequel morale” di “Pilot“. Gli showrunner hanno deciso di trasformare la prima stagione di Preacher nelle origini di Jesse Custer, oltre che usare questa stagione per delineare le caratteristiche basi di ogni personaggio, così da non potersi perdere più in chiacchiere successivamente.
In Preacher #1 del 1995 (numero che diede vita all’intera serie) Jesse si fonde con Genesis, creatura sovrannaturale che gli dona il potere che sarà chiamato La Parola di Dio (o anche Il Verbo); la fusione crea una enorme esplosione che distrugge la sua chiesa, uccidendo quasi tutta la sua comunità. Dopo aver scoperto il funzionamento dei suoi poteri, con Tulip e Cassidy parte per una ricerca (di cosa non ve lo diciamo per evitare spoiler) che lo porterà a viaggiare per gli Stati Uniti. Come avete letto, il fumetto di Preacher si presentava come un cartaceo road movie, in cui veniva subito abbandonata nelle primissime fasi la cittadina di Annville, costruendo subito i concetti base della serie. Come è stato ormai confermato in “Pilot” e “See”, il trimurti Goldberg-Rogen-Catlin è come se avesse preso Preacher #1 e, aggiungendoci altri elementi che nella serie originale arriveranno in futuro, l’abbia spezzettato in dieci episodi. La conferma di questa teoria arriva da alcune osservazioni come:
- La fusione tra Custer e Genesis è oltremodo contenuta;
- Ancora non si è a conoscenza delle vere funzionalità del potere di Jesse, del nome del suo potere e del nome della creatura: se non grazie a RecenSerie e Wikipedia;
- La trama principale ancora non è stata sviscerata. Questo delinea una caratteristica analoga e parallela a Marvel’s Daredevil, dove l’intera prima stagione erano le origini del personaggio e la nascita del suo mito veniva costruito nei tredici episodi.
- Alcune caratteristiche di certi personaggi vengono delineate senza dirle esplicitamente: Cassidy e Eugene sono gli esempi perfetti. Se ci fate caso, infatti, è in “Pilot” che si capisce inequivocabilmente che è un vampiro ma la cosa viene detta solo adesso. In più, Eugene è più conosciuto ai lettori di Preacher con il suo alias Faccia Di Culo, nome che viene trasversalmente citato grazie a Cassidy.
Nonostante ciò, la serie AMC non smette comunque di regalarci grandi perle costituite da dialoghi impeccabili, sequenze divertenti e adrenaliniche, succose introduzioni a nuovi personaggi e novità inventate appositamente per il serial che stanno diventando velocemente un elemento ricorrente molto apprezzato. Parliamo infatti dei cartelloni della chiesa, sempre deturpati nel significato da un misterioso vandalo al fine di creare frasi dal significato pornografico a sfondo blasfemo. Ma in tutte queste caratteristiche positive di “See”, sopra tutte ci vanno l’introduzione del Santo Degli Assassini (interpretato da Graham McTavish) e Odin Quincannon (interpretato da Jackie Earle Hayley), personaggi enormemente importanti per la trama che qui fanno un debutto a dir poco memorabile.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Il verdetto finale è un Save Them All, una sufficienza purtroppo dovuta e meritata. Nonostante ci sia effettivamente del letterale ben di Dio, tutte queste caratteristiche e spunti positivi di “See” vengono oscurati dall’eccessiva lentezza, dal piglio ancora troppo introduttivo e dalla sensazione che Preacher vorrebbe esplodere e mostrate tutta la sua bizzarra e politicamente scorretta verve, ma è come si si trattenesse dal farlo.
Fortunatamente la serie AMC, ispirata alla originale e omonima serie di Garth Ennis e Steve Dillon, si fa apprezzare per tutti questi elementi molto lontani dalla concezione mainstream del fumetto, ma prepariamoci a vedere una prima stagione che ricalcherà la lentezza e i tempi accomodanti della prima stagione di Breaking Bad.
Fortunatamente la serie AMC, ispirata alla originale e omonima serie di Garth Ennis e Steve Dillon, si fa apprezzare per tutti questi elementi molto lontani dalla concezione mainstream del fumetto, ma prepariamoci a vedere una prima stagione che ricalcherà la lentezza e i tempi accomodanti della prima stagione di Breaking Bad.
Pilot 1×01 | 2.38 milioni – 0.9 rating |
See 1×02 | 2.07 milioni – 0.8 rating |
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