Quando una serie rilascia un episodio coi fiocchi costruito a regola d’arte, è impossibile non trovarsi in difficoltà nello sviscerare i contenuti. Questa volta però è il contrario, infatti “Sundowner” è una puntata estremamente facile da recensire soprattutto perché è stata preceduta da una serie di puntate il cui retaggio è altamente discutibile se confrontato con la potenza narrativa ed espressiva che è stata messa in scena durante questi 40 minuti. Preacher, questa volta, mostra tutto quello che non ha mostrato in precedenza e finalmente riesce a farsi notare per tutte le sue potenzialità inespresse.
Prima di esaltare l’operato di Evan Goldberg, Seth Rogen e Sam Catlin, mettiamo le mani avanti e facciamo una piccola riflessione. Conoscendo lo stile generale adottato dalle serie AMC, questa puntata potrebbe essere l’eccezione che conferma la regola e la suddetta potrebbe essere solo una parentesi per poi far tornare Preacher alla “consueta” lentezza e a quel torpore che l’ha contraddistinto finora. Tuttavia potrebbe anche essere il contrario: “Sundowner” potrebbe rappresentare l’episodio di svolta che (finalmente) fa decollare questa prima stagione. Tutto ciò lo si vedrà poi nel corso delle restanti quattro puntate che attendono lo spettatore ma, ipotesi a parte, è indubbio che questo episodio si imponga con prepotenza nella memoria degli spettatori per quello che mostra e per il suo arrivo provvidenziale.
Lasceremo ai fan della teoria del complotto decidere se la coincidenza sia stata volutamente creata oppure se sia stato tutto puramente casuale, ma l’arrivo di “Sundowner” proprio nel periodo in cui la serie è stata rinnovata non ha fatto altro che portare benefici. Tra le righe di questi quaranta/cinquanta minuti si sentono proprio i sospiri soddisfatti e pieni di sollievo del trimurti Goldberg-Rogen-Catlin che, finalmente si sbottonano la camicia e confezionano un episodio che dona agli spettatori più di un motivo per seguire la serie, oltre che elargire corposi avanzamenti di trama e dettagli sul mondo di Preacher. Quando ci sono basse aspettative e si sorprende lo spettatore allora non possono che corrispondere delle grosse reazioni positive, come accade in questo caso: sono proprio questi “dettagli” in più che, pur rimanendo come degli antipasti veloci dopo puntate dove si è stati così completamente a digiuno, sembrano un enorme cenone di Natale. Se si fosse lavorato con questo stesso “entusiasmo” anche negli episodi precedenti ora non saremmo qui ad esaltare “Sundowner” come fosse un’oasi nel deserto.
Indubbiamente si avverte più di ogni altra cosa una certa sicurezza da parte degli autori che, liberi della funzione di “prologo” inscenata finora, possono finalmente dare sfogo alla loro perversione pulp, spaccando letteralmente lo schermo. L’epica scena iniziale infatti vale da sola l’attesa spasmodica dei cinque episodi precedenti e “Clones. Bloody clones.” diventa automaticamente un tormentone da usare nella propria vita quotidiana. Scontro angelico a parte, la spiegazione di Genesis (tutt’altro che conclusa), accompagnata da una spettacolare e a tratti pure esilarante battaglia sanguinolenta, è indubbiamente il pezzo forte di tutto l’episodio, come anche l’inaspettato cliffhanger finale che lascia curiosi e vogliosi del prossimo episodio. Cosa che prima non succedeva. D’altronde il focus su Eugene doveva pur sfociare in una qualche direzione, l’Inferno però non sembrava essere tra queste.
“Sundowner” purtroppo però non è impeccabile e ha il suo momento più debole proprio a metà puntata, quando gli eventi narrati arrancano sia ad ingranare che a reggere il confronto con quanto mostrato prima. E non perché non siano cose interessanti quelle mostrate, ma perché semplicemente non reggono il confronto con l’inizio e la fine dell’episodio. Perdonabile, comunque.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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South Will Rise Again 1×05 | 1.45 milioni – 0.5 rating |
Sundowner 1×06 | 1.49 milioni – 0.5 rating |
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