Bizzarro incipit per questa terza stagione di Broadchurch.
A dirla tutta è proprio il format di Broadchurch ad apparire del tutto inusuale, pur ponendo le basi su una delle più classiche forme di poliziesco.
Al termine della prima stagione, con la risoluzione del caso, si poteva anche pensare che la “presunta mini-serie” potesse finire lì. L’annuncio di una seconda stagione, tuttavia, poteva non essere così imprevedibile, dal momento in cui si sarebbe potuto tranquillamente dare vita ad un caso completamente inedito su cui sviluppare un mistero e, di conseguenza, una trama orizzontale. Così è stato, ma solo in parte. Ambientare la seconda stagione in un altro luogo sarebbe stato assai bizzarro, considerato il titolo geografico dello show. Allo stesso modo, dare vita ad un altro omicidio, nella stessa piccola comunità, avrebbe dato vita ad una scelta assai forzata e artificiosa. La scelta che è stata portata avanti nella seconda stagione, in tal senso, si è rivelata così la più equilibrata: il caso per cui Hardy si trova ad indagare è un cosiddetto cold case riguardante personaggi vicini ad Alec, ma relativamente lontani dalla realtà di Broadchurch. Contemporaneamente, nella seconda stagione, viene delineato il prosieguo delle vite dei personaggi centrali del primo ciclo di episodi, incentrando il tutto sul processo del colpevole.
Una moltiplicazione di storyline, insomma. Di conseguenza un risultato ritmicamente più frenetico rispetto allo straziante e intimista dramma dell’ormai celebre prima stagione.
E la terza, in che modo poteva mai svilupparsi?
Come detto nelle prime righe, l’incipit è bizzarro e spiazzante. Non tanto per quanto riguarda la presentazione di un nuovo crimine (su cui torneremo più avanti), quanto per il vero e proprio esordio scenico di questa 3×01. Miller e Hardy vengono introdotti immediatamente come coppia lavorativa consolidata, solo più avanti lei farà riferimento al ritorno di lui. L’impressione è quella di assistere all’inizio di un procedurale, con l’eventuale risoluzione nell’episodio stesso. Ovviamente il tutto con quel tocco più europeo che caratterizza la serie britannica (pensandoci bene, vista l’ambientazione geografica, è più facile pensare ad uno show simile nel nostro paese che negli USA).
Tutta la prima metà di episodio (ma forse anche oltre) è l’esatto contrario di quella che dovrebbe essere una televisiva overtoure, in cui tutti i personaggi vengono rimessi al centro della scena con un’equa divisione. La straziante sequenza in cui i due poliziotti soccorrono la donna vittima di stupro, nella sua lenta progressione e con i suoi limitati dialoghi, fa ripiombare lo show in nuovi territori di intimismo e realismo.
Trovare una donna smarrita, vittima di violenze, che fatica a proferire parola e che non fornisce informazione alcuna, sembra alimentare lo stereotipo di un classico della narrativa giallistica, ovvero il ritrovamento di qualcuno che ha perso la memoria. Ma si è parlato di realismo e non risulta poi difficile ai personaggi scoprire un po’ alla volta dettagli riguardanti Trish.
Allo stesso modo, la chiusura dell’episodio e i diversi progressi sul caso, che i protagonisti compiono lungo i tre quarti d’ora di episodio, sembrano estraniare il mistero finora presentato da un eventuale sviluppo lungo tutti e otto gli episodi. E’ verosimile pensare ad una risoluzione più a breve termine che possa, allo stesso tempo, rendere meno prevedibile e scontato l’andamento della stagione.
Ricapitolando: si va subito al sodo e non ci si trova di fronte ad un crimine alla Agatha Christie. Per il resto, però, Broadchurch sembra voler rimanere fedele alla sua filosofia narrativa: niente super-cattivi, super-crimini e super-eroi. Un mondo normale, abitato da persone normali, tra le quali si nascondono anche esseri deboli e meschini capaci di fare del male (o incapaci di trattenersi dal farlo). L’infanticidio (stagione 1 e 2) e lo stupro premeditato vengono quindi presentati in tutta la loro freddezza e crudeltà, amplificata dalla piccola comunità, palcoscenico di suddetti crimini. Ciò ha funzionato nella prima stagione, ciò ha reso leggermente fuori posto l’eccentrica coppia presentata nella seconda.
Dopo la lunga apnea intimista della prima metà di episodio, quasi verrebbe da chiedersi se i due protagonisti fossero rimasti tali in uno scenario in cui i vecchi personaggi fossero già messi da parte. Quando però vediamo piano piano ricomparire l’intera famiglia Latimer, il figlio di Ellie, il reverendo Paul, capiamo che ogni cosa sta tornando al suo posto. Forse ci sarà ancora meno da raccontare riguardo questi personaggi, o forse, come detto prima, saranno parte integrante della trama ancora del tutto impossibile da prevedere, visto questo atipico incipit.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Episode 8 2×08 | 10.17 milioni – ND rating |
Episode 1 3×01 | 7.5 milioni – ND rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.