“Bar The Big Boss” profuma moltissimo di season finale e avrebbe veramente tutte le carte in regola per esserlo se non fosse per l’interruzione di “Come Down” di Anderson .Paak (ormai vera e propria colonna sonora dello show) a 2 minuti dal termine. A prescindere dal fatto che lo spettatore sia conscio dell’esistenza di un altro episodio e quindi presume che accadrà qualcosa da un momento all’altro, la narrazione sembra aver raggiunto il suo picco massimo proprio dopo il doppio scontro con Bakuto e Davos. Eppure non è così, nel bene o nel male.
Bakuto: “Any last words?”
Harold: “Ward I invested my life into you, to raise you to be a great man. You’ve been the biggest disappointment of my life.
Joy, I apologize for choosing Ward over you. It was a mistake. Never trust him again. Joy.
I love you.”
Il penultimo episodio è scritto da uno dei fedelissimi di Scott Buck, ovvero Scott Reynolds già autore della 1×04 ma anche sceneggiatore di “AKA WWJD?” e “AKA I’ve Got The Blues” in Marvel’s Jessica Jones sotto la supervisione della Rosenberg (tutti autori conosciutisi nella stanza degli sceneggiatori di Dexter), e si denota una certa visione nel lungo periodo dell’autore, data proprio dalla sua “conoscenza dei fatti”. Nonostante gli sia stata data la possibilità di scrivere quello che, sostanzialmente, è un season finale, Reynolds affronta tutto con tatto e lungimiranza dando spazio e ampio respiro ad ogni personaggio coinvolto (eccetto Madame Gao) e la cosa la si percepisce proprio grazie ai lunghi dialoghi carichi di sentimenti che sono sparsi lungo tutti i 50 minuti.
Harold, per esempio, esprime tutto il suo disappunto nei confronti di Ward, spruzzando veleno ovunque, ma al tempo stesso rivolge parole di miele per la figlia appena ritrovata. Nonostante si possa oggettivamente capire il suo disappunto (Ward l’ha ucciso e poi ha organizzato una trappola con Bakuto), non si può non ripescare la frase detta dallo stesso primogenito ad inizio serie per descrivere Meachum Senior: “The only person Harold cares about is Harold“, casualmente scritta dallo stesso Reynolds in “Eight Diagram Dragon Palm“. E mai come ora questo concetto è chiaro e limpido, ancora di più dopo che Harold è resuscitato e “It’s like a piece of his soul got left in the grave“. Ad Harold importa solo di Harold, di riprendere controllo delle Rand Enterprises e di risorgere a nuova vita senza dover più stare nascosto e segregato: comprensibile, vivido, giusto (almeno in parte). Non è quindi sbagliato riconsiderare nuovamente Harold Meachum come villain di Marvel’s Iron Fist o, comunque, come uno dei tanti personaggi che viaggiano in quella zona grigia tra amoralità e bisogno.
Alla luce di questo nuovo rimescolamento delle carte si può guardare indietro al quadro generale e notare una certa sovrapposizione di villain che si sono susseguiti quasi come in una staffetta, condividendo la scena solo per qualche episodio di transizione salvo poi cedere il testimone al villain successivo:
- Harold Meachum (1×01-1×05)
- Madame Gao (1×04-1×09)
- Bakuto (1×09-1×12)
- Harold Meachum (1×11-1×13)
La scelta di avere più “terze parti” interessate è una di quelle armi a doppio taglio che bisogna essere estremamente cauti ad utilizzare. Se da un lato si ha la possibilità di intricare (positivamente) molto la narrazione, dall’altra c’è il rischio di non creare un vero villain che possa tenere testa da solo all’eroe di turno, sia esso Luke Cage, Iron Fist, Daredevil o Jessica Jones. Con 12 episodi alle spalle, e con l’ennesimo passaggio di testimone avvenuto nuovamente in questa “Bar The Big Boss”, si può giudicare l’operato e apprezzarne lo sviluppo pur riconoscendo che forse un solo villain avrebbe giovato di più alla serie. Va però anche fatto notare che l’aggiunta di Bakuto ha permesso di avere una prima vera idea precisa dei conflitti interni alla Mano, cosa che in Daredevil per esempio non era emersa e che, di conseguenza, stratifica e tridimensionalizza ulteriormente l’universo Marvel/Netflix.
“I hurt you. I get it.
It was selfish and wrong of me to leave without telling you. But coming here has taught me that the Iron Fist isn’t just for K’un-Lun.
Others before me may have felt it was their destiny but I am Danny Rand. And I’m the Iron Fist. I’m sorry. I wish you could understand.”
Si parla di “Bar The Big Boss” come di un season finale perchè la valenza degli scontri con Bakuto e Davos danno esattamente quella sensazione, pur nella loro voluta incompletezza. Se lo scontro con Bakuto ha il suo perché ed arriva esattamente alla fine di un ciclo, lo scontro ideologico dettato dall’ottusità di Davos è un qualcosa che ci si poteva risparmiare ma che ha anche un grosso lato positivo: ci si sbarazza dell’imbarazzante character interpretato da Sacha Dhawan. Ovviamente entrambe le faide sono destinate a proseguire ma arrivati ad un episodio dal vero season finale c’è fretta di tirare le somme e di chiudere il primo atto di Marvel’s Iron Fist.
- Bakuto voleva usare il corpo di Colleen Wing per accelerare il processo di resurrezione di Elektra. A quanto pare, mentre nel fumetto per resuscitare i morti serve l’essenza vitale di sei persone, qui nel serial è necessaria una ingente quantità di sangue, preso comunque da altre persone.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Lead Horse Back To Stable 1×11 | ND milioni – ND rating |
Bar The Big Boss 1×12 | ND milioni – ND rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.