Prendere Breaking Bad ed usarlo come termine di paragone è sempre molto scomodo. Per chi ascolta (o legge) si scadrà sicuramente o in un confronto totalmente errato o in un eccesso di similitudine, difficilmente si troverà qualcuno che coglierà il vero peso specifico del confronto tra la serie di Gilligan ed un qualsiasi altro prodotto del piccolo schermo e, va anticipato, anche quanto si sta per dire va a ricollocarsi in uno dei due differenti scenari: l’evoluzione di Emmit Stussy è come quella di Walter White. Blasfemia o eccesso che sia, è innegabile non notare la connessione che lega i due personaggi, con tutte le differenze del caso ovviamente. E la trasformazione è evidente dal dialogo sottostante.
Winnie: “Sir.”
Sy: “It’s Ray.”
Winnie: “Mr. Stussy, your brother…”
Emmit: “I’ve been here since 6:00. Just been sitting here all night, gabbing. Sy’ll tell you. Business. Or more social I guess, I had a few drinks.”
Winnie: “Yes, sir. I’m sorry to say your brother, I’m afraid, he’s deceased. We found his body earlier this evening.”
Emmit: “Raymond?”
Winnie: “Yes, sir, I’m sorry for your loss.”
Emmit: “It’s that girlfriend, the criminal. You should bring her in, put the cuffs on. If anyone had motive.”
Winnie: “Motive for what, sir? I never said…”
Emmit: “I just meant if Are you saying he had a heart attack?”
Winnie: “Uh No, sir, we’re thinking foul play.”
Emmit: “See? I told you that girl was no good.”
Nonostante la diaspora con il fratello, la morte di un parente, specie se così stretto, dovrebbe dilaniare i consanguinei. Dovrebbe, condizionale d’obbligo in questo caso visto che Emmit, anche se affranto dal dolore e dall’omicidio involontario, è più preoccupato per la sua libertà piuttosto che per ciò che è accaduto ha causato. Fra tutti gli eventi capitati fino ad ora per causa/volere di V. M. Varga, l’omicidio di Ray (tra le altre cose commissionato dallo stesso Varga) è la goccia che fa traboccare il vaso della moralità dell’ultimo Stussy rimasto in vita.
“L’innocenza” delle scuse di Emmit è tipica di chi non sa come gestire una situazione ma vuole farla franca, una “innocenza” che riporta alla memoria anche il personaggio di Martin Freeman della prima stagione, Lester Nygaard, totalmente incapace di mentire, praticamente come Emmit. Esattamente come Lester, anche Emmit cede alla forza degli eventi durante la ricerca della propria libertà perduta ma, come Varga asseriva nella scorsa puntata, va ricordato che “Things of consequence rarely happen by accident“. True story.
Varga: “How do you feel?”
Emmit: “Free.”
Ecco quindi che la crepa in colui che si autoproclamava “a fair man” comincia a farsi sempre più grande. La cupidigia, promulgata da Varga, combinata al tentativo di passarla franca hanno dato l’ultimo e decisivo colpo di spugna alla moralità di Emmit che, durante la cena liquida a base di Old Fashioned, si erge a maschio alpha imitando, in una certa maniera, colui che coercitivamente l’ha reso un criminale. E quasi come una sorta di “sindrome di Stoccolma” la vittima (Emmit), si atteggia come il suo aguzzino (Varga) arrivando addirittura a chiedergli aiuto piuttosto che rivolgersi all’amico di sempre (Sy). E qui è palese la scissione delle Stussy Lots tra i due soci: non più amici e ad un passo dal non essere più nemmeno soci.
Sy è la vera vittima della situazione in un mondo che “looks like my world, but everything’s different“, un mondo in cui il migliore amico agisce in maniera losca e strana, apparentemente incomprensibile ma ragionevolmente causata dall’influsso di Varga. Prevedibile a questo punto una scissione definitiva dei due, e magari pure sanguinolenta.
A margine di tutto ciò, in quella storyline parallela rimasta orfana di uno dei suoi due protagonisti, confluisce l’altra porzione di trama di cui Gloria è protagonista e che doverosamente doveva convergere presto o tardi. Anche qui però, esattamente come è stato sinora ad eccezione di “The Law Of Non-Contradiction“, il ruolo della poliziotta non è mai di primissimo piano, sempre sovrastato in un moto costante da eventi e persone che riportano inevitabilmente Nikki Swango al centro dell’attenzione: prima nel motel, poi in carcere ed infine nel bus (con un certo Mr. Wrench clamorosamente seduto accanto a lei). A questo punto appare chiaro che il finale di Fargo passerà inevitabilmente per i personaggi di Nikki e Gloria e la strana coppia Emmit-Varga.
A margine di tutto, e per l’ennesima volta, bisogna sottolineare nuovamente le performance recitative di tutti gli attori, in particolare di Mary Elizabeth Winstead, che valgono da sole il bless che si può notare a fine recensione. Se a questo si aggiunge una trama in continua ascesa emotiva allora il Bless Them All viene da sè.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
The Lord Of No Mercy 3×06 | 1.04 milioni – 0.3 rating |
The Law Of Inevitability 3×07 | 1.03 milioni – 0.3 rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.