Viste le premesse di The Tick – che ha per protagonista un omaccione muscoloso vestito con un costume blu che richiama le sembianze di una zecca – l’impressione è che sia rimasto molto poco nella “corsa all’oro” che ha visto gli svariati network televisivi accaparrarsi i diritti di almeno un supereroe.
Visto che il trend degli ultimi anni – dal primo Iron Man del 2008, per la precisione – è quello delle trasposizione fumettistiche su piccolo/grande schermo, se si vuole restare a galla bisogna cercare di cavalcare la moda del momento in tutti i modi. Ma, giudicando solo dal biglietto da visita, sembra però che la piattaforma streaming di Amazon abbia raschiato il fondo degli avanzi per trovare il suo personaggio dei fumetti da trasmettere. E invece non è così.
Quando serie come Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. o Arrow sono diventate una certezza perché hanno saputo consolidare delle caratteristiche poi riconoscibili dal pubblico, Amazon ha fatto la sua mossa comprando i diritti di The Tick. In questo modo, la piattaforma streaming si porta a casa non tanto un supereroe conosciuto al pubblico generalista, quanto un personaggio investito di caratteristiche in grado di ingraziarsi tutti quelli a cui il genere supereroistico non piace. La scelta è infatti brillante perché permette ad Amazon di rimanere nel circuito fumettistico dando però una visione differente della concezione mainstream dei supereroi, ora fortemente competitiva. “Pilot”, infatti, si occupa soprattutto di questo: dare una visione differente del panorama supereroistico, utilizzando The Tick come messaggero, poiché scelto appositamente per questa funzione, che è stata sua fin dai suoi esordi.
Nato nel 1986 dalla penna di Ben Edlund, The Tick si impone come pungente e sottile satira dei supereroi con l’obiettivo di evidenziare (ed esagerare comicamente) tutte le stranezze, cliché, topos e tratti distintivi della letteratura supereroistica. La cosa si vede principalmente dalla caratterizzazione del protagonista, palese e goliardico scherno al Superman della Silver Age, presentandosi al pubblico come un character ben intenzionato, amichevole, infantile, buono, ottuso e spacciatore di presunti discorsi “ispiratori” pieni di metafore bizzarre. Tutto merito della incredibile interpretazione di Peter Serafinowicz, attore che – per movenze, dizione e recitazione – sembra nato per questo ruolo.
The Tick però ha una sua peculiarità: non possiede alcuna origine segreta e nemmeno una doppia identità tipica dei supereroi.
Il furbissimo Edlund – una volta ottenuto il permesso di fare una serie su The Tick dopo che il personaggio esordì come una semplice mascotte di una catena di fumetterie di Boston – descrive la sua creatura come vittima di una forte amnesia (dovuto ai continui traumi cerebrali degli scontri coi supermalvagi) portandolo a non avere nessuno ricordo della sua vita prima che assumesse una identità supereroistica. Come tutti gli eroi, anche The Tick ha dei momenti imprescindibili del proprio mythos che non vanno cambiati, però, grazie a questa conveniente malleabilità, La Zecca diventa un personaggio facilmente adattabile a qualsiasi tipo di rivisitazione senza che appaia un personaggio datato, fuori luogo o privo della sua caratterizzazione originale. L’episodio pilota, infatti, si dimostra immediato, estremamente accessibile e incredibilmente appetibile al pubblico. Anche se, va detto, che il rischio di avere una serie che non c’entrava nulla col suo protagonista non si sarebbe mai avverato, dato che il creatore di The Tick è anche tra lo showrunner della serie.
In questo brillante pilota dalla durata contenuta – altra scelta azzeccata in quanto i canonici quarantacinque minuti sarebbero stati troppi per una serie del genere – l’unica pecca che ci si sente di riconoscere è l’eccessivo focus sul futuro sidekick Arthur, trasformandolo quasi nel protagonista della serie. Indubbiamente, incentivare il suo punto di vista piuttosto che quello del vero protagonista del serial contribuisce a diminuire le apparizioni di The Tick, aumentandone esponenzialmente la resa ogni volta che si presenta. Però spesso sembra più il serial di Arthur che di The Tick, anche se la recitazione di Griffin Newman lascia davvero a bocca aperta per la bravura e per la coerenza con il personaggio originale.
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