Edward Snowden: “We all have a stake in this, this is our country and the balance of power between the citizenry and the government is becoming that of the ruling and the ruled as opposed to actually, you know, the elected and the electorate.” [Citizenfour, 2014]
Citizenfour è un documentario di carattere biografico che cerca di presentare lo spaccato di vita più complesso e articolato di Edward Snowden, un ex tecnico informatico della CIA e consulente dell’NSA, venuto alle luci della ribalta dopo aver sottratto e diffuso dati relativi a come il governo statunitense e britannico sorvegliassero i propri cittadini. Snowden ruppe quella patina di velata ignoranza di gran parte dei media e della gente mettendo a conoscenza di programmi, strutture e veri e propri incarichi lavorativi adibiti alla perpetua e continuativa sorveglianza relativamente a qualsiasi ambito: telefonate, email, webcam, messaggi privati ecc ecc. Il controllo era massivo ed ha coinvolto anche i fornitori dei metadati che venivano poi rivenduti ai governi. Fare oggi un discorso del genere relativo alla privacy suona quanto mai ridicolo, considerato come questo fatto (insieme ad altri) abbia sdoganato e reso difficile credere ad una parola che attualmente risulta svuotata di qualsiasi effetto o valore. Questa reazione, tuttavia, la si deve anche al lavoro per la verità apportato da Snowden.
Frank Olson, nel 1953, non ebbe questa opportunità di rivelare fatti e piani segreti dal momento che venne messo a tacere ben prima che tale idea, probabilmente, riuscisse a passargli per la mente. D’altra parte i tempi erano diversi e la CIA riusciva ad avere un controllo più stringente e massivo nei suoi sottoposti, forte anche del fatto che lo sviluppo tecnologico non permetteva ad una spia d’onore di criptare messaggi e file per poter trafugare informazioni. Come viene ricordato nel primo episodio, infatti, gli amici di Olson erano quelli che “dovevano custodire tale segreti” e quindi fare in modo che niente di ciò che veniva discusso diventasse di pubblico dominio.
“The question that I’ve been posing ‘What happened in the room?’ really needs to be rephrased in terms of, well ‘In what world did that room exist?'”
Frank, quindi, non ebbe la possibilità di diventare come Snowden: no, il suo cammino per la libertà si infranse contro la finestra di un hotel e successivamente col duro e freddo cemento di un marciapiede, senza possibilità d’appello. Il suo più grande errore fu quello di mostrarsi titubante, dubbioso e profondamente umano. È proprio l’umanità il fattore attorno al quale Morris gioca presentando uno scenario talmente assurdo (ma vero) da risaltare agli occhi ed in mezzo a questo totale caos viene piazzato Frank Olson (Peter Sarsgaard) con il dubbio più umano e semplice che si potesse palesarsi in una situazione tanto complessa ed articolata come lo era la Guerra Fredda: “è giusto ciò per cui sto lavorando o sarebbe meglio che mi facessi da parte?”.
Frank prova a staccarsi dal progetto legato a Fort Detrick e, disperato ad un certo punto della vicenda, chiede gli venga concesso di “sparire”. Ed è l’unica cosa che vuole, come padre di famiglia: consapevole dei rischi, ma in lotta con la propria coscienza, chiede di potersi allontanare in silenzio dal proprio ambito lavorativo e niente di più. Tuttavia, in un periodo come quello della Guerra Fredda dove le informazioni e la conoscenza erano le vere armi, uno scienziato come Olson che si allontana dal progetto diventa un rischio ed un potenziale aiuto per il Nemico (nemico inteso come entità astratta, il Diverso, il Comunista, l’Altro). Proprio per tale motivo, quindi, Frank non avrà modo né di diventare come Snowden, né di poter tornare dalla propria famiglia, alla sua normale vita di padre e marito.
In tutto ciò il figlio Eric procede con la propria personale ricerca della verità cercando di far luce sul mistero. “Chapter 3” rappresenta un piccola salita lungo il percorso: lo stile narrativo e la qualità non vengono intaccate, ma la narrazione e la presentazione del quadro completo in cui inserire la morte di Frank Olson vengono ulteriormente abbellite ed approfondite, con conseguente rallentamento della ricerca. Una puntata quindi che staziona nell’orbita già precedentemente vista con i due episodi iniziali, ma rispetto alla quale viene fatta più luce.
“My fellow Americans, there’s nothing accidental about this picture. It’s a pattern of deliberate communist infiltration. Impossible, you say? Yes. But there you have it. It’s all a matter of cold record. And the most amazing and disturbing thingabout this incredibly unbelievable picture is that as the danger of this nation is slowly and laboriously exposed, instead of an admission of guilt, or stupidity, cheap politicians from coast to coast join the chorus of the communist Daily Worker and shout ‘Oh, isn’t this McCarthyism an awful thing? Isn’t it terrible to dig out these communists?'” (Joseph McCarthy)
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Chapter 2: A Terrible Mistake 1×02 | ND milioni – ND rating |
Chapter 3: The Forbidden Threshold 1×03 | ND milioni – ND rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.