“You think you’re gonna get out of this by dying? Fuck you! I want to see you suffer in a one-bedroom apartment next to the airport, and you will not deny me that pleasure!”
Dopo Desperate Housewives e Devious Maids, Marc Cherry torna con un nuovo show con tutti gli elementi a lui cari: protagoniste femminili, sobborghi americani, delitti misteriosi. Anche lo stile si conferma in parte quello già visto, in particolare in Desperate Housewives. Si parte dalla cura della sigla: quella dello show della ABC vedeva un susseguirsi di quadri famosi rappresentanti coppie e famiglie con l’aggiunta di piccoli dettagli a dissacrarne il valore morale, riferimento alle famiglie del quartiere residenziale di Wisteria Lane protagoniste dello show, apparentemente perfette ma celanti segreti e tradimenti.
Quella di Why Women Kill mostra le scene di un fumetto rappresentante donne che uccidono i propri uomini con l’ironico sottofondo musicale di Love di Frank Sinatra, chiaro riferimento a quanto svelato nel corso del pilot sul destino delle coppie in questione. Si riprende anche lo stratagemma del narratore extradiegetico rappresentato da personaggi dello show – che al tempo fu Mary Alice mentre ora è impersonato in modo diverso da vari protagonisti. Infine, ma questo non è necessariamente un elemento peculiare di Cherry, si svela subito che dei protagonisti moriranno e che la serie racconterà come si è arrivati a questa morte: in Desperate Housewives fu il suicidio proprio di Mary Alice, qui la morte di alcuni protagonisti (e si badi che non si è specificato “dei mariti”) per mano, presumibilmente, delle tre donne protagoniste. Sebbene il titolo e il trailer lasciassero intendere che la serie avrebbe parlato di donne che uccidono i propri uomini fedifraghi, con le scene raffiguranti i ritrovamenti dei cadaveri narrate dal vicino di casa nei vari momenti della sua vita l’autore decide di lasciare un alone di mistero sull’identità delle vittime.
Se tanti sono i parallelismi con i vecchi lavori di Marc Cherry, in cosa si differenzia questo Why Women Kill? Innanzitutto per il nuovo network di approdo, anzi la nuova piattaforma: questa volta sarà CBS All Access, il servizio on demand di CBS a dare casa al prodotto di Marc Cherry. Per quanto riguarda il contenuto è sicuramente rilevante la questione dell’arco temporale coperto dagli eventi. Quella di rappresentare 3 storyline nello stesso posto – addirittura nella stessa casa – ma in 3 momenti diversi della storia è una scelta interessante e, sicuramente, furba. Invece di optare per la direzione più usuale dell’incrocio delle diverse storyline tramite personaggi apparentemente slegati tra loro, si è optato per avere come unico punto in comune la casa in cui le coppie protagoniste hanno vissuto.
Si parte con Rob e Beth Ann Stanton, interpretati da Sam Jaeger e Ginnifer Goodwin, che si trasferiscono nella villa del carino e tranquillo quartiere residenziale di Pasadena nel 1963. Ci si butta poi nel mezzo dei mitici anni ’80 con Karl e Simone Grove (Jack Davenport e Lucy Liu) che abiteranno la casa nel 1984 per finire con Eli e Taylor che occupano la villa nei tempi odierni. La suddivisione in tre momenti diversi della storyline viene indicata come furba, perché l’ambientazione in epoche differenti permette di approcciare lo stesso tema tramite dinamiche diverse, guidate quindi non solo dalle implicite differenze tra 3 coppie che non potrebbero essere più diverse tra loro, ma anche e inevitabilmente dal contesto culturale in cui si muovono.
È così che si spazia facilmente dalla coppia anni ’60, in cui la moglie pudica e riservata il cui unico scopo nella vita è dedicarsi alla casa e al proprio marito deve leggere un libro con le figure per apprendere come tenerlo ingaggiato nel matrimonio, alla coppia aperta del 2019, dove l’uno sa delle relazioni extra-coniugali dell’altro senza che questo intacchi il sentimento reciproco. Gli anni ’80 nel frattempo, mentre danno sempre grandi soddisfazioni in termini di look (Lucy Liu sfoggia un vestito pazzesco dietro l’altro) affrontano la questione delle prime incursioni nelle famiglie etero degli omosessuali e, forte anche di un’interprete femminile come Lucy, sono quelli da cui ci si può ragionevolmente attendere la parte più comica e sagace dello show. Tutte le relazioni sono in qualche modo portate all’estremo rispetto a quello che poteva essere lo standard dei rispettivi periodi. Sicuramente la coppia aperta avrà preso più piede oggi che in passato ma non è la relazione standard del 2019; gli anni ’60 vedevano sicuramente la donna come servizievole nei confronti del marito ma ci piace pensare che solo poche sfortunate abbiano dovuto versargli il caffè al solo tintinnio del cucchiaio sulla tazza – o peggio provassero soddisfazione nel farlo.
Tra l’elemento di mistero sull’identità delle vittime e il parco di personaggi a disposizione, nonché un cast abbastanza azzeccato, sembra che il nuovo lavoro di Marc Cherry parta col piede giusto. Certo, siamo lontani dagli antichi fasti di Desperate Housewives, mai nemmeno lontanamente raggiunti da Devious Maids, ma qui emerge l’ultima differenza rispetto al primo celebre lavoro dello showrunner: la novità. Desperate Housewives, oltre a essere magistralmente scritta e interpretata per distanziarsi in modo chiaro dal genere più soap-operistico, era una novità in un mondo televisivo non ancora oberato di prodotti seriali. Era il 2004, lo stesso anno di Lost – per dire – e entrambi gli show in Italia andarono in onda in chiaro su Rai2: sono passati 15 anni ma per il mondo seriale è come se ci fosse stato un cambio generazionale. Non si può ripetere il passato ma lo si può omaggiare.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Murder Means Never Having To Say You’re Sorry 1×01 | ND milioni – ND rating |
I’d Like To Kill Ya But I Just Washed My Hair 1×02 | ND milioni – ND rating |
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