Blindspot 1×01 – PilotTEMPO DI LETTURA 4 min

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Oltre a quelli di Lucifer e Minority Report, anche il pilot di Blindspot è finito online un mese prima dell’inizio ufficiale della programmazione. Il nuovo show della NBC (a proposito, qualche tempo fa è uscito in anticipo il pilot di Crowded, che andrà in onda addirittura nel 2016) era atteso come una delle poche novità interessanti della rete per la prossima stagione, che fino ad ora può contare su una sola comedy, Undateable, e pochi drama, come la secolare Law And Order: SVU, il filone Chicago (a settembre ci sarà anche Chicago Med), la traballante The Night Shift e The Blacklist, che ha avuto un crollo a metà seconda stagione ma poi ha concluso in crescendo. In questo contesto non certo roseo, gli sceneggiatori (tra cui si erge Greg Berlanti, da cui non si sa mai cosa aspettarsi, dato che nel suo curriculum spiccano show di ottima fattura, ma anche altri da dimenticare in fretta) hanno deciso di non osare più di tanto.
L’inizio è subito in medias res: un borsone abbandonato viene ritrovato a Times Square, con una targhetta: “Chiamate l’FBI”. Il contenuto è però sorprendente, in quanto non vi è traccia di alcuna bomba, bensì viene ritrovata una ragazza, Jane Alexander, in stato di shock, nuda, ma completamente ricoperta di misteriosi tatuaggi. Dopo alcune analisi si scopre che la ragazza non ricorda più nulla della sua vita e di ciò che succede nel mondo (presidente degli Stati Uniti…) ma sa ancora camminare, parlare ecc. Non poteva poi mancare il protagonista maschile, il classico agente infallibile e con una reputazione che lo precede, interpretato da Sullivan Stapleton (300: L’alba di un Impero, Strike Back), misteriosamente connesso con la ragazza (chiamata Jane Doe) in quanto lei ha il suo nome tatuato sulla schiena in bella vista.
Il concept di per sé è intrigante e il pilot ha diversi aspetti positivi: la realizzazione è valida, c’è la giusta dose di mistero e di flashback (che ovviamente aumenteranno nel corso delle puntate, il ché non è una cosa negativa, basta che siano sfruttati a dovere e non solo come “riempitivo” per arrivare ai 42 minuti di durata dell’episodio), i dialoghi (pur non brillando per originalità) sono in gran parte buoni e i combattimenti sono molto accurati. Quest’ultimo punto è forse la nota maggiormente positiva dell’episodio, perché troppo spesso in televisione si sono visti dei combattimenti obiettivamente brutti (Flash, altro show di Berlanti, ha sempre avuto il tallone d’Achille negli scontri, anche se lì ci si trova in area supereroi). Pure non essendo ai livelli di Banshee e Daredevil, sono comunque superiori a molti altri show; rimanendo in casa NBC, ad esempio, i combattimenti sono molto migliori di quelli di The Blacklist, serie a cui Blindspot è stata già paragonata, e non a caso. Questo confronto permette di introdurre le note dolenti di questo pilot, tra cui spiccano i due grandi limiti del concept: l’originalità e  la durata di ogni stagione.
Per quanto riguarda il primo punto si può tranquillamente affermare che Blindspot sia molto simile allo show con James Spader: un personaggio dal passato misterioso che si trova a collaborare con un agente dell’FBI e si rivela la più grande risorsa che il Bureau abbia mai avuto (perché ogni tatuaggio è un indizio per risolvere un crimine). A differenza della “cugina”, qui non c’è neanche un attore di livello assoluto (il sopracitato Spader) che, con la sua interpretazione, riesce a mascherare eventuali limiti o ripetizioni inutili, alcune davvero fastidiose come il teatrino: “Rimani in macchina”, “No vengo con te” che è stato riproposto tre volte. Parlando degli attori, la recitazione è buona, ma niente di esaltante, con Stapleton che risulta più a suo agio rispetto alla Alexander, davvero forzata in alcune situazioni, oltre a far apparire il suo personaggio vagamente odioso, non riuscendo a tenere il passo di un Raymond Reddington (tra gli attori spunta Marianne Jean-Baptiste, l’avvocatessa Sharon Bishop nella seconda stagione di Broadchurch).
Un altro grande problema sarà la gestione dei 22 episodi, in quanto ci saranno inevitabilmente dei filler con casi totalmente scollegati dalla trama principale, con conseguente crollo dell’interesse degli spettatori (e del voto dei recensori); sempre citando The Blacklist, emblematico è il caso della 2×14, da molti ritenuta la peggiore dell’intera serie e con un villain totalmente inutile e privo di qualunque carisma. La scelta più saggia sarebbe stata quella di stagioni da 10/13 episodi densi e con “avversari” intriganti e connessi alla storia. Purtroppo non sarà così, quindi bisognerà aspettarsi altri “Deer Hunter” e, ancora una volta, le reti broadcast hanno perso un’occasione per raggiungere il livello dei programmi cable/Amazon/Netflix (anche uno show come Lucifer sarebbe stata un’altra cosa se prodotta da HBO o AMC…).
Nota finale (questo non è un appunto solo a Blindspot in quanto è una situazione che si ripete in molte serie): che senso ha creare nel pilot momenti di tensione in cui un protagonista è in pericolo di vita quando si sa perfettamente che alla fine ne uscirà indenne? Ai posteri l’ardua sentenza.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Concept intrigante
  • Combattimenti realistici
  • Realizzazione tecnica valida
  • Idea tutt’altro che originale
  • 22 episodi a stagione
  • Jaimie Alexander troppo forzata in alcuni casi

 

Pur con diversi difetti, Blindspot non è una serie da bocciare (per il momento) in quanto prodotto valido e che riesce ad intrattenere. È però necessario che trovi una propria strada e non viva all’ombra dei cliché e del già visto.

 

Pilot 1×01 10.6 milioni – 3.1 rating

 

 

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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.

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