“E si spera che questi due primi episodi siano solo un timido inizio per quella che potrà essere una stagione più esplosiva. Si spera.”
Avevamo concluso così, con quest’augurio di speranzoso incoraggiamento, la recensione del doppio pilota di questa sesta stagione di Community. Augurio, che aveva la doppia valenza di enigma e domanda che (implicitamente) noi recensori ci siamo chiesti nel nostro piccolo: riuscirà Community a tornare ai vecchi fasti, o quanto meno ad una rappresentazione degli stessi, anche se pallida? Essendo al terzo episodio di una stagione di tredici puntate, è ancora troppo presto rispondere al quesito, dato che non ci sono gli elementi materiali per poterlo fare; tuttavia, nella nostra situazione Schrödingeriana, possiamo lanciare una serie di pronostici come se piovesse e se il serial nato dalla mente (deviata) di Dan Harmon mantiene questo ritmo per i restanti dieci episodi, allora siamo a cavallo.
Ammesso e concesso che una rondine non fa primavera, non si può che sorridere, ridere e sentirsi piacevolmente rassicurati da “Basic Crisis Room Decorum”, il quale ridona allo show caratteristiche, toni e atmosfere basi dello stesso; magari non diventerà un mostro sacro al pari di episodi come “A Fistful of Paintballs”, ma questo non gli impedisce di trovare un suo speciale posticino nel cuore degli appassionati, in questo periodo di transizione generale della serie, la quale fatica a trovare la sua identità.
Forse complice il fatto che questo sia il 100° episodio della serie, la crew incaricata della realizzazione di questa puntata riesuma tutte le particolarità che hanno reso Community una sitcom atipica, unica e rara, a partire dall’incipit della puntata che verte su un cane laureato… cosa, a volte, non troppo lontana dalla verità anche nel nostro mondo, con l’unica differenza che avviene in maniera più figurativa. Non sappiamo quanti di voi erano a conoscenza di questo importante anniversario della serie, e magari nemmeno Joel McHale e soci se lo ricordavano (Abed poi era mezzo assonnato, quindi le sue abilità di rottura della quarta parete erano limitate), ma anche involontariamente, Community riconferma la sua unicità rifiutandosi di fare come molte sitcom che festeggiano il 100° episodio optando per il self-tribute e l’auto-celebrazione, ma piuttosto vertendo per una ri-bonificazione di tutti quegli elementi che hanno permesso alla serie la nascita di un’affittato stuolo di fans, attualmente necessari per la buona riuscita del serial dopo due stagioni abbastanza rideanculous.
Qualcuno potrebbe anche non essere d’accordo con quanto scritto sopra ed essere addirittura deluso dal non vedere una sorta di “ode a Community” nell’episodio 100; ma il punto è che, quest’analisi sul cambiamento e sulla storia/evoluzione dello show, era già stata fatta nei due episodi precedenti, e rifarlo ora avrebbe dato vita alla bestia nera delle sitcom: i fastidiosissimi clip show. Evitando questo pericolo, tutti i tipici clichè, gag e situazioni surreali ritornano in una ringalluzzita verve che ammicca fortemente all’episodio “Basic Rocket Science” della seconda stagione, portando all’attenzione dello spettatore una trama simile ma molto diversa, puntando il dito sull’essenza stessa di Community, tra numerose e riuscitissime gag.
La puntata, che sembra sia stata presa e teletrasportata da un’ipotetica prima/seconda stagione di un universo alternativo, dove il 26° episodio era proprio questo (e conoscendo Community, potrebbe anche essere così) si concentra tanto sul personaggio di Annie Edison che, se Jeff potrebbe essere il “protagonista principale”/leader carismatico e Abed l’ambasciatore/ponte tra fantasia e realtà, è di sicuro la coscienza/grillo parlante di Community e della fittizia Greendale; tra le ritrovate guerre fratricide sull’etica tra Jeff e Annie, una sottotrama sconclusionata e assolutamente cazzara, il continuo peggioramento caratteriale di Britta verso l’avatar del disagio disumano e i comportamenti ambigui di Craig Pelton, “Basic Crisis Room Decorum” ci ricorda cosa è Community e perché si vuole così bene a questo serial tv: perché rappresenta in modo cinico e disincantato una società squarciata dal pessimismo e da persone egoiste e amorali, le quali però, nonostante le loro stranezze e i loro problemi, riescono a trovare negli altri la forza di andare avanti e avere (e credere) nella speranza e in un domani/mondo migliore. In fondo, chi non si è mai sentito strano, diverso o un outsiders almeno una volta nella propria vita? Chi non ha mai sognato una Greendale in cui scappare, per sentirsi il più normale, tra una folta stirpe di lunatici borderline? Questo terzo episodio della sesta stagione, ri-insegna ai propri spettatori la forza della serie: la consapevolezza delle proprie stranezze e il coraggio di abbracciarle…anche se quest’ultima riguarda l’aver dato una laurea ad un cane.
Ovviamente non è tutto oro quel che luccica, ma i difetti fanno parte del gioco e sono sopratutto frutto di alcuni format della puntata e/o da eventi che non dipendono dal serial stesso: per esempio, il personaggio di Chang; generalmente quest’ultimo è sempre stato relegato a personaggio di supporto, ma in uno scenario dove pezzi grossi come Troy e Shirley vengono a mancare, è naturale che qualcun’altro sullo sfondo acquisti più importanza, ma convertire Chang ad un ruolo primario sembra piuttosto changlenging. Ma del resto, possiamo dire che questa è “la puntata di Annie” ed è chiaro che qualcuno doveva passare sullo sfondo: peccato che sia capitato sempre allo sfigatissimo “insegnante” di Spagnolo e al suo misterioso porno, del quale ci tenevamo abbastanza nel constatarne la qualità. Inoltre, questo continuo cambio quasi a scadenza stagionale del cast di protagonisti svaluta davvero tanto non solo il personaggio di rimpiazzo in sé, ma anche l’affezionarsi del pubblico da parte degli stessi e la coesione di quest’ultimi con le vecchie glorie di Community; se Frankie si può salvare in quanto “personaggi poco interessante reso interessante perché consapevole di essere poco interessante”, non si può dire lo stesso di Elroy, il quale è ancora molto ingombrante.
Menzione d’onore va alla trama secondaria e all’apertura della puntata. La seconda realizzata sempre con le tecniche innovative che hanno reso famoso Community e dato loro la possibilità di creare episodi degni di un posto nel firmamento dei serial (vedi puntate come “Digital Estate Planning”); mentre la prima, oltre ad essere esilarante di per sé, può anche porsi come spiegazione razionale e molto semplicistica di alcune delle uscite più improbabili di Pelton nel corso della storia della serie tv.
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Lawnmower Maintenance And Postnatal Care 6×02 | ND milioni – ND rating |
Basic Crisis Room Decorum 6×03 | ND milioni – ND rating |
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