Chi è appassionato di cinema ricorderà sicuramente il seguente aneddoto riguardo al film “Il Padrino – Parte 2”; chi invece non lo sa, legga comunque, che è un’aneddoto ai fini della recensione. Pur recitando nello stesso film, Al Pacino (Michael Corleone) e Robert De Niro (Vito Corleone da giovane) non si incontreranno mai sul set.
Di primo acchito può sembrare una cosa normalissima, dato che i ruoli dei due attori erano diversi e collocati in due epoche ben distinte ma, se ci pensiamo attentamente, risulta curioso scoprire come le strade degli attori che hanno prestato viso e fattezze a due personaggi così complementari e connessi da un legame di parentela, non si siano mai incrociate (se non per scatti di foto ufficiali da rilasciare alla stampa). Michael e Vito Corleone: due personaggi così vicini, eppure così lontani, sia nella fittizia trama, sia nella vita vera. Questa sensazione di complicità e lontananza viene riproposta nelle scene madri dell’episodio che rappresentano il vero cavallo di battaglia di “Smoke And Mirrors”: il passato di Peggy Carter e Whitney Frost.
In questo episodio non si può che idolatrare il sublime lavoro di caratterizzazione messo a segno dagli showrunner che riescono a delineare un solido e convincente background della protagonista e della antagonista di questa stagione senza mai davvero sacrificare la trama principale (che scorre nella sua orizzontalità spedita e inarrestabile) oppure senza trascurare qualche altro personaggio di supporto. Certo, ovviamente più minutaggio viene utilizzato per mostrarci l’infanzia e il passato della Carter e della Frost ma, pur essendoci un gran quantitativo di flashback, questi non sono così numerosi da oscurare la storyline principale di questa seconda stagione o far perdere interesse allo spettatore per quest’ultima.
Qui ora andrebbe aperta una parentesi riguardo il “rapporto di fedeltà” tra la Whitney Frost televisiva e fumettistica, ma dato che il nostro specchietto Facce da Fumetto esiste proprio per questa eventualità, rimandiamo il discorso qui sotto. Però, prima di continuare, diciamo comunque qualcosa al riguardo. Ebbene, anche se il personaggio è stato pesantemente rivisitato, l’essenza di Madame Masque si sente eccome. L’operazione che la crew di Marvel’s Agent Carter ha adottato per portare questa ricorrente villain di Iron Man sul piccolo schermo è stata parecchio analoga a quella che abbiamo visto in Marvel’s Jessica Jones con Killgrave. Gli eventi che hanno portato prima l’Uomo Porpora, poi la Frost, ad essere quello che sono oggi sono totalmente diversi rispetto alla loro originale controparte cartacea, ma il risultato è lo stesso: insomma, strade diverse, ma meta uguale. E questo non può che essere un bene dato che si è rivisitato il personaggio secondo le esigenze dello show ma non piegandolo totalmente ai suoi porci comodi, lasciando aspetti e caratteristiche proprie del personaggio originale.
Tornando ai flashback, il tocco di classe che ha reso questa modalità di caratterizzazione magari non originale ma comunque resa con maestria e sapienza, è stato quello di mostrare gli eventi passati in ordine non solo cronologico, ma anche alternato. Pensateci: dopo il flashback con Peggy che gioca da piccola col fratello, il prossimo a cui lo spettatore assiste è uno su una Agnes Whitney quando lei e la Carter avevano circa la stessa età, mostrando però eventi e situazioni diverse. E così si procede, tenendo sempre questo registro, fino alla fine della puntata e al raggiungimento degli eventi passati più recenti. L’alternanza di sequenze non solo è voluta, ma è anche studiata per permettere allo spettatore di crescere con i due personaggi e (contemporaneamente) mostrargli gli eventi che hanno reso Peggy e Whitney quello che sono oggi. Ovviamente il risultato è parecchio diverso e questo, di conseguenza, fornisce automaticamente al pubblico gli strumenti per giudicare quanto la protagonista e l’antagonista siano personaggi così simili, eppure divergenti, finendo per creare forte empatia verso entrambe. Lontani nel tempo e nello spazio (come Michael e Vito Corleone), eppure così vicini, essendo entrambe vissute in un era che le giudica e bistratta in quanto donne. Ma nonostante le somiglianze, i due character non potrebbero essere più diversi di così. Quella che gli showrunner hanno creato è una perfetta chimica tra l’eroe e la sua nemesi, lungi da noi metterla a livello di storiche rivalità come quella che lega l’Uomo Ragno e Venom (tanto per dirne una) ma un plauso va comunque alla crew di Marvel’s Agent Carter per averla resa tanto interessante e accattivante quanto la loro. Ora non ci resta che aspettare e vedere cosa succederà quando si scontreranno sul campo.
E visto che abbiamo citato il bigottismo degli anni ’20-’30-’40 riguardo la figura della donna, vale la pena notare come il serial ABC/Marvel Studios non abbia dimenticato in quale epoca sia ambientato. Mentre per qualcuno l’ambientazione anni ’40 può sembrare semplicemente una scelta vintage, per gli showrunner è l’occasione per trattare e analizzare tematiche molto importanti e spesso dimenticate, che Peggy Carter può aver superato a testa alta, ma qualcun’altra no. Nel farlo, va sottolineato come (sopratutto nella scena del confronto tra Agnes e sua madre) queste vengano esposte senza troppi fronzoli, oltre che con molta durezza e schiettezza, lasciando apertamente mostrare il disagio sociale che questa “classificazione gerarchica” provocava. Se pensiamo che lo show va in onda sulla “disneyana” ABC, fa un certo effetto vedere scene così pregne di cinismo e discorsi disillusi.
- Anche nei fumetti Peggy Carter ha un fratello. L’unica differenza è che qui si chiama Michael, mentre nei fumetti Harrison. E’ poco menzionato dalla sorella nei comics, tant’è che si sa che è morto, ma non in quale circostanza.
- A volte dimentichiamo che la protagonista di questa miniserie non è americana, bensì inglese. Fatto sta che, checché Vernon Masters ne dica, nei fumetti Peggy Carter è davvero di nazionalità statunitense. Nei comics è nata e cresciuta a Richmond, Virginia, qui invece è britannica ed è nata e cresciuta a Hampstead: area ricca e benestante di Londra.
- Fa la sua prima comparsa la madre di Peggy: Amanda Carter, personaggio anch’esso presente nel fumetto ma poco menzionato.
- Il titolo della puntata, “Smoke And Mirrors”, è un termine che può servire da sinonimo all’espressione mistificazione: termine che esprime manipolazione e deformazione della realtà dei fatti. La mistificazione è molto utilizzata in tecniche di controinformazione, disinformazione ma anche spesso guerra (inganno militare), come ad esempio nella propaganda, in politica, e nella teoria dei giochi, oltre che ovviamente nei rapporti interpersonali, utilizzata da soggetti per ottenere vantaggi e/o comunque un tornaconto personale. Inoltre essa sembrerebbe essere una tattica utilizzata nelle cosiddette teorie del complotto. Parecchio attuale con quanto scoperto nella storia grazie a Rufus Hunt, nevvero? Nei paesi anglosassoni viene anche utilizzato per descrivere i giochi di magia e di illusione in cui viene utilizzato come strumento principale uno specchio.
Comparsa per la prima volta su Tales Of Suspance #98 del 1968, la originale Madame Masque del fumetto nasce come Giulietta Kristina Nefaria: figlia del criminale Conte Nefaria, affidata poi alle cure del ricco finanziere suo associato Byron Frost e di sua moglie Loretta che la ribattezzano “Whitney Frost”. Alla morte dei genitori adottivi, il suo padre biologico la contatta per assumere il comando della Maggia (la mafia autoctona del Marvel Universe di cui il Conte Nefaria ne è l’indiscusso capo); inizialmente rifiuta, ma poi abbraccia le sue origini e si unisce al padre. Il suo primo incarico, che prevedeva di infiltrasi nelle Stark Industries e sabotarle dall’interno, finisce rovinosamente. La sua missione viene rovinata dai sentimenti che cominciò a provare e mostrare verso Jasper Sitwell, l’allora guarda del corpo di Tony Stark, che finisce per insospettire Stark stesso e favorire l’intervento di Iron Man che sventa puntualmente il piano. Durante le fuga, il suo aereo viene danneggiato e precipita. Sopravvissuta per miracolo, Whitney viene rinvenuta e soccorsa da Mordecai Midas ma rimane permanentemente sfigurata.
Non volendosi mostrare a nessuno in tali condizioni, la ragazza chiede asilo a Midas e diventa una sua subordinata, iniziando a nascondere il viso con una maschera d’oro e facendosi chiamare Madame Masque. Una volta assunto questo alias mascherato, la donna comincerà a tormentare sia Iron Man, che Tony Stark, finendo per imbarcarsi in una relazione amorosa proprio con il proprietario della Stark Industries: relazione che la coinvolgerà così tanto, da farla passare anche nella scuderia dei buoni per un po’ di tempo. Quando tra l’alter-ego del Vendicatore Corazzato e la Frost finirà, questa tornerà nel rango dei cattivi. Molti anni dopo la sua faccia verrà completamente guarita dal criminale Hood quando questi entrerà brevemente in possesso del Guanto dell’Infinito, ma Whitney/Giulietta continuerà ad indossare la maschera poiché, nella sua mente, si vede ancora sfigurata.
Come potete vedere, i due personaggi sono praticamente l’opposto a livello di origini e retaggio. Nonostante ciò, permane la stessa spietatezza, spregiudicatezza e voglia di arrivare in alto, oltre che la stessa vergogna per il visto deturpato (altra importante caratteristica del character). E’ vero che Whitney Frost ha appena cominciato il suo cammino, ma i segnali di stile si avvertono eccome.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Better Angels 2×03 | 2.90 milioni – 0.9 rating |
Smoke And Mirrors 2×04 | 2.77 milioni – 0.8 rating |
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Di recente ho visto il film sullo sceneggiatore Dalton Trumbo e giusto in questa puntata vengono fatti dei riferimenti alla "caccia ai comunisti", almeno qualcosa di quegli anni l'ho capita senza documentarmi 😀
Bravo! 😀