“They kidnapped me.”
In un’estate relativamente scarna di prodotti seriali di vero interesse (salvo rare eccezioni), la HBO decide di portare all’interno del proprio palinsesto un prodotto decisamente innovativo, quasi totalmente privo di spezzoni in lingua inglese (ebreo e arabo le lingue principali). Una decisione questa che potrebbe sia rappresentare il famigerato coniglio dal cilindro, sia un elemento restrittivo relativamente alla popolarità del prodotto impedendone la diffusione e la fruibilità ad un’ampia fetta di pubblico. Tuttavia Our Boys riesce a porre una soluzione all’annoso problema della lingua originale che tanto è stata considerata una pecca nell’altro prodotto dell’anno, Chernobyl, sempre di produzione HBO (e Sky UK). Niente accenti inglesi questa volta, bensì l’intenzione di restituire al proprio pubblico un senso di realismo narrativo a 360°. A sottolineare questa decisione il fatto che, almeno il primo episodio, decida di amalgamare sia girati dell’epoca ripresi da telegiornali ed altro ancora, sia scene non reali ma recitate.
L’inizio del pilot, in particolar modo, cerca di focalizzarsi sull’esposizione pubblica attraverso i media del rapimento dei tre giovani israeliani e dell’accorato appello delle famiglie e non affinché i rapitori li rilascino definitivamente. Da parte della polizia di Israele c’è ben poca fiducia relativamente alla possibilità di poter ritrovare in vita i tre giovani, soprattutto perché come si sente nella registrazione della chiamata alla polizia da cui tutto ebbe inizio, successivamente alla richiesta di soccorso si odono in sottofondo dei chiari colpi d’arma da fuoco. La storia inizia da qui, con una comunità (Israele) sconvolta per la scomparsa dei tre ed un’altra (Palestina) che viene accusata ripetutamente di essere a conoscenza di fatti ed informazioni, nonché colpevole.
Durante i giorni successivi alla scomparsa, lo stesso Presidente Benjamin Netanyahu non perderà occasione di addossare ad Hamas la responsabilità per l’accaduto, cosa che l’organizzazione negherà fermamente.
Ed è proprio in questo preciso modo che un avvenimento di carattere sociale quale può essere il rapimento di tre innocenti adolescenti diventerà casus belli per l’ennesimo braccio di ferro tra israeliti ed arabi, oltre a diventare elemento influente per la già instabile situazione geopolitica del luogo.
Our Boys, tuttavia, sembra voler cercare di allontanarsi da un tipo di narrativa volta alla ricerca di colpevoli o di persone a cui addossare colpe. Così come era stato per Waco, infatti, la serie di casa HBO sembra intenzionata a narrare i terribili momenti di un avvenimento storico portatore di conseguenze storiche di ampia portata, con un chiaro focus sui legami familiari e sulla centralità dei rapporti personali a discapito della storicità dei fatti. Ecco quindi che vengono presentati i legami conflittuali tra padre e figlio; una madre fortemente legata al proprio bambino ecc ecc.
Our Boys non ha la verve della serie sensazionalistica così come è stato per Chernobyl e non racconta un fatto della storia americana abbastanza conosciuto dalle persone (questo era stato il caso di Waco): Our Boys prende come focus un avvenimento relativamente recente (2014) per esporre una problematica che si trascina ormai da quasi un secolo e che continua ad avvelenare generazione dopo generazione, facendo però attenzione a dare maggiore spazio al lato emotivo della storia e non a quello prettamente attinente ai fatti (ossia il puro e semplice caso di rapimento).
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Chapter 1: Out of the Depth, I Cry to You 1×01 | ND milioni – ND rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.