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La prima stagione di The Terror, tratta dall’omonimo romanzo di Dan Simmons, ha accompagnato i telespettatori di tutto il mondo come uno degli show più sottostimati a livello globale. La produzione, affidata a AMC e la distribuzione Amazon hanno aiutato in generale poco lo show a farsi conoscere a livello planetario, ciò non toglie che la grandissima qualità messa sullo schermo abbia lasciato un segno e delle aspettative molto alte nel momento in cui è stata presa la decisione di produrre una seconda stagione, creata sulla base di una narrazione totalmente distaccata, intitolata Infamy. Risulta forse superflua come aggiunta quindi, ma non è stato confermato nessun membro del cast, alla fine della naturale scadenza del contratto e soprattutto della parte di show ambientata nel 1840, ed è stata scelta una nuova ambientazione, quella dell’America di cento anni dopo, alle porte della seconda guerra mondiale, in una parte del paese popolato da giapponesi.
A questo proposito si può ritrovare un difficile rapporto tra le due culture all’interno dello show, racconti come quello del padre di uno dei protagonisti, costretto ad una difficile convivenza con un bigotto razzista che trascorre buona parte della puntata a minacciarlo.
Chester e Henry, questo il nome del padre e del figlio al centro dello show, passano gran parte della puntata in una sorta di faida con l’uomo che li sta torchiando, ma è il conflitto interno tra loro ad essere più al centro della scena: Chester è un uomo di mondo, che ha frequentato il college a Los Angeles e accusa il padre di essersi chiuso nel suo guscio e di non saper reagire agli eventi proprio a causa delle difficoltà incontrate nel momento di staccarsi dall’isoletta in cui vive.
Nell’attesa di parlare con le autorità per il disguido con il vecchio razzista il pubblico conosce il significato del sottotitolo di questa stagione: si viene a conoscenza del fatto che la data in cui la serie prende vita è quella del 7 dicembre 1941, giorno in cui ebbe luogo l’attaccco giapponese su Pear Harbor.
Ora, se ambientare una serie sui giapponesi residenti negli Stati Uniti al tempo dell’attacco può sembrare un’idea discreta, le modalità di approccio non sembrano dettare il passo per un così forte impatto. Fino alla rivelazione del preciso contesto temporale, infatti, la puntata si era concentrata sulla figura che ha aperto le danze, quella della donna suicida, sul rapporto tra un padre e un figlio e sul funerale di una ragazza favorito, almeno fino a quel momento, da un rimedio rudimentale per abortire. Rompere la quotidianità può essere certamente un modo per favorire l’ingresso degli spettatori nelle vicende, ma non quando il contesto storico viene forzato così tanto all’interno di quello culturale e di una sceneggiatura ancora in via di sviluppo.
Quello che avviene successivamente lascia ancora più basiti, in particolar modo perché sarà con tutta probabilità il punto focale di questa stagione. Nelle scene inziali, come già anticipato, si assiste al suicidio di una donna che si muove in maniera innaturale e, nonostante viva all’interno di un matrimonio complicato dal marito che abusa di lei in continuazione, non lascia l’idea volersi uccidere guidata soltanto dal desiderio di uscire dai propri problemi personali. Le sequenze successive chiariranno anche questo punto: la donna era posseduta da uno spirito in grado di prendere forma umana e di apparire anche sotto forma di scariche di vento. Lo stesso spirito ucciderà il marito e causerà altri problemi alla comunità portando anche uno scettico del calibro di Chester, fotografo fortemente realista, a credere.
Il rischio di mettere in piedi un prodotto do or die ha senza ombra di dubbio contraddistinto questa puntata, una storia molto surreale ambientata in un periodo storico così particolare traccia una direzione ben precisa, se consideriamo la presenza nel cast e nella produzione di personaggi con un passato o con degli antenati colpiti fortemente da quel determinato periodo, si può già capire quale sarà lo scopo dello show ovvero condannare la crudeltà e la brutalità americana nei confronti dei giapponesi.
A questo proposito si può ritrovare un difficile rapporto tra le due culture all’interno dello show, racconti come quello del padre di uno dei protagonisti, costretto ad una difficile convivenza con un bigotto razzista che trascorre buona parte della puntata a minacciarlo.
Chester e Henry, questo il nome del padre e del figlio al centro dello show, passano gran parte della puntata in una sorta di faida con l’uomo che li sta torchiando, ma è il conflitto interno tra loro ad essere più al centro della scena: Chester è un uomo di mondo, che ha frequentato il college a Los Angeles e accusa il padre di essersi chiuso nel suo guscio e di non saper reagire agli eventi proprio a causa delle difficoltà incontrate nel momento di staccarsi dall’isoletta in cui vive.
Nell’attesa di parlare con le autorità per il disguido con il vecchio razzista il pubblico conosce il significato del sottotitolo di questa stagione: si viene a conoscenza del fatto che la data in cui la serie prende vita è quella del 7 dicembre 1941, giorno in cui ebbe luogo l’attaccco giapponese su Pear Harbor.
Ora, se ambientare una serie sui giapponesi residenti negli Stati Uniti al tempo dell’attacco può sembrare un’idea discreta, le modalità di approccio non sembrano dettare il passo per un così forte impatto. Fino alla rivelazione del preciso contesto temporale, infatti, la puntata si era concentrata sulla figura che ha aperto le danze, quella della donna suicida, sul rapporto tra un padre e un figlio e sul funerale di una ragazza favorito, almeno fino a quel momento, da un rimedio rudimentale per abortire. Rompere la quotidianità può essere certamente un modo per favorire l’ingresso degli spettatori nelle vicende, ma non quando il contesto storico viene forzato così tanto all’interno di quello culturale e di una sceneggiatura ancora in via di sviluppo.
Quello che avviene successivamente lascia ancora più basiti, in particolar modo perché sarà con tutta probabilità il punto focale di questa stagione. Nelle scene inziali, come già anticipato, si assiste al suicidio di una donna che si muove in maniera innaturale e, nonostante viva all’interno di un matrimonio complicato dal marito che abusa di lei in continuazione, non lascia l’idea volersi uccidere guidata soltanto dal desiderio di uscire dai propri problemi personali. Le sequenze successive chiariranno anche questo punto: la donna era posseduta da uno spirito in grado di prendere forma umana e di apparire anche sotto forma di scariche di vento. Lo stesso spirito ucciderà il marito e causerà altri problemi alla comunità portando anche uno scettico del calibro di Chester, fotografo fortemente realista, a credere.
Il rischio di mettere in piedi un prodotto do or die ha senza ombra di dubbio contraddistinto questa puntata, una storia molto surreale ambientata in un periodo storico così particolare traccia una direzione ben precisa, se consideriamo la presenza nel cast e nella produzione di personaggi con un passato o con degli antenati colpiti fortemente da quel determinato periodo, si può già capire quale sarà lo scopo dello show ovvero condannare la crudeltà e la brutalità americana nei confronti dei giapponesi.
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Al momento le buone intenzioni non sembrano ripagare più di tanto le scelte degli scrittori. Infamy è partita con tantissima confusione, un’eccessiva quantità di avvenimenti, a volte anche non necessari, da concentrare in un’ora quell’aria da horror giapponese mista a scetticismo positiva ma rischiosa.
Il livello tecnico è notevole, i problemi arriveranno soprattutto nel momento in cui ci sarà da far quadrare la sceneggiatura. Il primo episodio della seconda stagione di The Terror lascia qualche smorfia e qualche punto interrogativo a cui è difficile dare risposta.
Il livello tecnico è notevole, i problemi arriveranno soprattutto nel momento in cui ci sarà da far quadrare la sceneggiatura. Il primo episodio della seconda stagione di The Terror lascia qualche smorfia e qualche punto interrogativo a cui è difficile dare risposta.
We Are Gone 1×10 | ND milioni – ND rating |
A Sparrow In a Swallow’s Nest 2×01 | ND milioni – ND rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.