Quando si dice: episodio a sorpresa. Partito come un motore diesel in una fredda mattina d’inverno, “Lethe” risente dell’assenza nel cuore dell’azione di Reese ma, una volta fatto i conti su come strutturare il tutto, accelera e ci sorprende come non mai. E’ questo il commento molto riassuntivo che si potrebbe dare a questo midseason finale, un episodio che risente ancora molto all’inizio della trilogia della Carter (iniziata con “Endgame“, proseguita in “The Crossing” e conclusasi con un epico “The Devil’s Share“) almeno per i primi 20 minuti, mentre ci prende gusto e svuota sopra di noi un’immensa mole di informazioni che, francamente, faticheremo ad elaborare per molto tempo.
Una parola: Samaritan. Un’altra parola: Stellar Wind. Altre parole così a caso: Tides, Genoa, Genysis, Future Map. Cosa sono? Fratelli e sorelle della Machine tutti rigorosamente abortiti il 25 Febbraio 2005, e, sebbene l’immagine di Finch sia stata presa nei primi minuti della puntata quando scopre a chi appartiene il numero del giorno, quello sguardo da pesce lesso con la bocca spalancata e gli occhi attoniti è uguale alla faccia di ciascuno di noi quando abbiamo realizzato la situazione. È come se tutti noi ci fossimo fatti una “selfie” e Finch ci rappresentasse tutti. La visione del governo degli USA che viene fornita in “Lethe” è la più mercenaria possibile: lo stesso progetto per la creazione di una Machine è stato commissionato a più persone e poi, nel momento in cui Finch ha venduto in buona fede la sua creazione per 1$, ovviamente i piani alti hanno deciso di chiudere in blocco qualsiasi tipo di progetto, ergo di abortire Samaritan, Tides e fratelli e sorelle varie ed eventuali. C’è un piccolo problema di cui però nessuno sa niente, ovvero che la Machine è diventata un ente senziente ed in grado di prendere decisioni per conto proprio e, proprio come un essere dotato di libero arbitrio, ha deciso di mettere in modalità “unknow” suo fratello Samaritan. E se già c’era tutto questo con una sola Machine, ora le cose si movimenteranno ulteriormente visto che è stato attivato Samaritan.
Quello che mi piace di Person Of Interest è che, a differenza de vari procedurali ingiustamente più acclamati, non è una serie che si adagia sui propri allori. Cioè se si guarda l’andamento di questa stagione (sempre visibile in A Season In A Graph) e lo si rapporta a quello di un altro procedurale di rilievo o anche alla stagione scorsa, è palese come ci sia stata un’evoluzione positiva che non accenna a finire. La scelta di continuare a rivoluzionare a piccoli passi un mondo, già di per sè rivoluzionario, è da guardare con ammirazione e da elogiare per il coraggio delle scelte degli sceneggiatori che osano anche lì dove non ce ne sarebbe bisogno. Un esempio? La fuga di Reese. Per il carattere che ha il personaggio, era più facile renderlo ancora più taciturno buttandolo a capofitto in aiuto di nuovi numeri ed invece è stata scelta la via più difficile, cioè quella di dividerlo dal gruppo per metterlo in fuga e trovarlo ad annegare le sofferenze per la morte della Carter nel bar tanto caro al padre. Era più semplice far finta di niente sopprimendo le emozioni sotto scariche di proiettili invece che avere un confronto Fusco VS Reese ma a volte, e per Person Of Interest è più corretto dire sempre, la scelta meno scontata risulta sempre la più corretta oltre che la più audace. E alla fine i risultati e le emozioni che ti travolgono durante questi 40 minuti targati Nolan valgono più di mille parole.
Splittando il binomio mente e braccio in “Lethe” emergono nuovi automatismi nonchè più affiatamento trai membri rimasti a New York e si ha pure l’occasione per capire dove nasce il desiderio la necessità di Finch di creare la Machine e, come spesso accade in questi casi, il tutto è da ricercarsi nell’ambiente familiare ed in ciò che è più caro al protagonista.
Introspezione, azione e rivelazioni sono le armi vincenti di questo midseason finale che prima ci illude presentandosi come un episodio tranquillo e poi si rivela per quello che è veramente: una bomba pronta ad esplodere. L’unico neo che le si può trovare è il modus con il quale è stata smascherata la moglie di Claypool, altresì nota come l’ex capo di Shaw e attuale di Hersh, una presentazione che ricorda fin troppo l’indimenticabile introduzione di Elias e che proprio per questo motivo non sorprende come potrebbe. Non che sia una colpa degli sceneggiatori, ma l’effetto déjà vu è innegabile.
- Fusco e Reese in stile Fight Club
- Flashback rivelatore su Finch
- Samaritan
- Approfondimento nella relazione lavorativa tra Finch e Shaw
- Smascheramento poco efficace
- Intro un po’ lenta
VOTO EMMY
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.