Pose 1×01 – PilotTEMPO DI LETTURA 4 min

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I coloratissimi anni ’80 non sono mai passati di moda nel mondo delle serie tv, dando modo di sfoggiare look e ambientazioni affascinanti e favolosamente glam. New York diventa la residenza sia della lussuosa Trump Tower sia dei marciapiedi di periferia simbolo del degrado e dell’emarginazione sociale. I cittadini che popolano la Grande Mela sono l’AIDS, la cocaina e le House, formate dalle più vamp drug queen del secolo – scorso – e da ballerini tendenzialmente omosessuali alla ricerca del loro posto nel mondo. È grosso modo questo il nuovo show di Ryan Murphy: Pose.
Il racconto di una società che per la prima volta conosce un mondo diverso, nel quale ognuno sente il bisogno di esprimere la propria personalità e sessualità pur andando incontro ai severi giudizi della gente. La serie brilla di strass e di make up dai colori accesi, mentre un gruppo di star si esibisce in un piccolo palco sfidandosi a colpi di pose in stile Vogue.
La serie, pur toccando temi molto delicati, sembra lontana dal voler giocare sui sentimentalismi o sul vittimismo delle categorie più deboli che, ad oggi, si presentano invece come primedonne con la voglia di pavoneggiare. Tuttavia l’umiliante dinamica con cui Damon viene rifiutato dai genitori e buttato in strada rappresenta il vero intento dello show, cioè quello di mostrare i forti pregiudizi che padroneggiavano l’America anni ’80. A Damon non solo piace ballare, ma è addirittura gay, una combinazione che per il padre si traduce in disonore della famiglia e per la madre in peccato mortale.

 

M: God will punish you by giving you that disease.
D: But I’m not a sinner”
M: “You are.”

 

L’amarezza che lascia in bocca Pose sta tutta in questa scena, dove un ragazzino di diciassette anni viene privato dell’affetto della sua famiglia e buttato in strada, colpevole di avere un hobby diverso dal football e una sessualità che non ha più la voglia di nascondere. Tra tutti protagonisti di cui facciamo la conoscenza Damon e Angel sono i primi a scoprire le proprie debolezze – non a caso sono i più fragili della House, bisognosi più di chiunque altro della loro madre. Se da un lato Damon grazie a Blanca non ha ancora conosciuto la strada, Angel la batte ormai da anni senza riuscire ad uscirne. I suoi desideri poco hanno a che fare con gli strass e le pallettess, quello che veramente sogna Angel è la vita di una normale casalinga americana che è donna (tanto quanto vorrebbe esserlo lei completamente) e prima ancora è moglie e madre che tiene in ordine la casa, prepara la cena e viene accudita da suo marito che ha sempre un pensiero per lei quando rientra la sera. Di contro Angel non ha fatto i conti con la moglie tradita, umiliata che non ha ancora diritto ad aspirare ad una carriera propria e ad una vita indipendente: le vite di Angel e di Kate, così lontane tra di loro, si sono a malapena sfiorate nella prima puntata e certamente non mancherà occasione perché questa dicotomia venga affrontata con il prosieguo degli episodi.
Sarà spiccato all’occhio che il cast corale si compone per la maggiore di attori transgender e di colore, in netta contrapposizione con la bianca e ricca Trump Tower: un modo per sottolineare esteticamente l’emarginazione sociale e l’appartenenza a due mondi inconciliabili tra di loro e che invece si toccano tramite i personaggi di Evan Peters e di Indya Moore.
In conclusione il pilot è parso ben costruito, dando modo di conoscere a grandi linee tutti i personaggi e di avviare una narrazione che sembra avere buone prospettive e diversi lati su cui giocare. Il maggiore difetto è tuttavia l’eccessivo minutaggio, non giustificato da una ricchezza di contenuti, che potevano essere narrati nei canonici quaranta minuti televisivi.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Ambientazione, look, mood… tutto perfettamente in tema
  • House of Evangelista Vs. House of Abundance
  • Blanca Vs Elektra: lo scontro tra regine ci piace moltissimo
  • Il personaggio di Damon
  • Pilot davvero troppo prolisso
  • Poco credibile il furto al museo

 

Pose è esattamente la serie che ci saremmo aspettati da un nostalgico Ryan Murphy che, memore dei tempi in cui Glee spadroneggiava i palinsesti televisivi, è tornato a parlare di emarginazione tramite il ballo e il canto, facendo sfilare truccatissime regine del palcoscenico in abiti divinamente glam.

 

Pilot 1×01 0.67 milioni – 0.2 rating

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