Severance 2×09 – The After HoursTEMPO DI LETTURA 3 min

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Severance 2x09 recensione

Come prevedibile, Severance dedica il penultimo episodio della stagione a preparare il terreno per il gran finale. Dopo alcune puntate più digressive, incentrate su backstory cruciali come per esempio la scorsa su Miss Cobel, “The After Hours” ha un compito chiaro: rimettere in gioco le trame principali e posizionare i pezzi sulla scacchiera prima del gran finale.
Il risultato è un episodio più che sufficiente che fa il suo dovere, ma si sacrifica per il bene dell’economia generale della stagione. È una classica puntata di passaggio: non può nè dire, nè mostrare troppo ma esiste solo per sistemare gli ultimi pezzi prima del finale di stagione.

You tricked me, my Helly.

GENTE CHE VA E GENTE CHE VIENE MANDATA


L’episodio si concentra soprattutto su due filoni: da un lato le traiettorie personali di Mark e Helly, destinate a incrociarsi in modo esplosivo; dall’altro una chiusura un po’ affrettata delle trame secondarie, alcune delle quali meritavano sicuramente più respiro.
Il congedo improvviso di Ms. Huang è un vero peccato perchè il character (decisamente strano) stava finalmente uscendo dall’ombra e si intuiva un potenziale narrativo legato al suo passato che la accomuna al percorso fatto da Cobel. E invece Milchick la licenzia prima della fine del trimestre, un modo un po’ brusco e pigro per chiudere l’arco narrativo, quando invece c’era margine per approfondire come fosse finita in questo ruolo e come la Lumon manipola i più giovani. L’unica vera nota emotiva arriva dallo sguardo sconsolato di Ms. Huang, con quegli occhi enormi e ingenui che sembrano chiedere un altro finale.

GENTE CHE VIENE MANDATA


Sul fronte George, la situazione si complica in modo assurdo e profondamente disturbante: Gretchen confessa di avere una relazione… con l’innie di suo marito Dylan. Dice di averlo baciato. Per un intero minuto. Dylan è ovviamente devastato: “Sono così tanti livelli di incasinato” dice. E come dargli torto. La scena successiva lo vede rifiutato, dimettersi dal lavoro e andarsene nel giro di poche ore. Giornata da dimenticare. Le interpretazioni di Cherry e Wever sono intense e toccanti, soprattutto nel momento in cui lui – disperato – le propone di ricominciare da zero, offrendole una vita che il suo “outie” non è mai riuscito a darle. Ma lei lo rifiuta, e lui se ne va.
Il colpo più duro però, almeno per chi crede nel Burving, arriva con l’addio tra Irving e Burt. I due si incontrano di nuovo, ma stavolta sono i loro outie a parlare. Burt confessa di lavorare per Lumon come “autista esecutore”: trasporta persone senza sapere che fine fanno. Lo porta alla stazione e lo invita a lasciare la città, per sempre. Il tutto si chiude con un tocco di fronte, simbolo romantico già visto nella prima stagione, ma qui reso ancora più struggente perché rappresenta un addio vero. Irving sale sul treno con il cane, Burt resta solo sul marciapiede. È un momento meraviglioso e brutale, che fa esplodere la nostalgia per ciò che poteva essere e non sarà.

 

THUMBS UP 👍 THUMBS DOWN 👎
  • Regia
  • Musiche
  • Recitazione
  • Puntata preparatoria
  • Un po’ troppo riempitiva in alcuni momenti

 

Alla fine “The After Hours” fa quello che deve: piazza le pedine e chiude i fili secondari, anche se con una certa fretta. È un episodio che rinuncia alla pienezza emotiva in funzione del finale, e questo si sente: ci sono momenti riusciti, ma la sensazione generale è che si tratti di una puntata “contenuta”, che tiene il freno a mano per non rovinare l’effetto sorpresa della chiusura di stagione.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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