L’arrivo di ottobre in casa Netflix significa solo una cosa: un nuovo prodotto targato Mike Flanagan. Da cinque anni a questa parte, infatti, il regista e sceneggiatore statunitense ha deliziato il pubblico abbonato al servizio streaming di Los Gatos con una nuova serie tv proprio a ridosso del decimo mese dell’anno.
Così, dopo The Haunting Of Hill House, The Haunting Of Bly Manor, Midnight Mass e The Midnight Club, il 12 ottobre è uscita The Fall Of The House Of Usher, con tutti i suoi otto episodi.
La serie è liberamente tratta dall’omonimo racconto del terrore di Edgar Allan Poe, che fungerà da filo conduttore per tutta la trama orizzontale, mentre ogni puntata rappresenterà, a sua volta, un altro racconto breve o poesia dello stesso Poe.
The Fall Of The House Of Usher, inoltre, dovrebbe essere l’ultima produzione di Flanagan per Netflix, dato che il longevo e fruttuoso sodalizio si è interrotto sul finire dello scorso anno con la firma di un nuovo accordo pluriennale tra il regista e il concorrente Amazon Studios.
SUCCESSION IN SALSA GOTICA
Protagonista della nuova serie di Mike Flanagan è la famiglia Usher, ricchissima e prestigiosa proprietaria della Fortunato Pharmaceutical. Dietro l’apparenza di lusso, narcisismo e megalomania, si cela anche un passato di corruzione e nefandezze, perpetrate da Roderick e Madeline Usher, i due gemelli ai vertici dell’azienda.
La Fortunato Pharm, infatti, è rea di aver inventato e immesso nel mercato un potente antidolorifico – il Licodone – che ha causato gravissimi danni collaterali e deve, di conseguenza, sostenere un processo giudiziario per difendersi da tali accuse.
La famiglia Usher è formata – oltre che dai già citati Roderick e Madeline – anche dai sei figli di Roderick (due legittimi e quattro denominati “bastardi”), ognuno con i propri vizi e i propri segreti.
Gli occhi più attenti avranno sicuramente riconosciuto dei parallelismi tra gli Usher e i Roy, la potente e disfunzionale famiglia protagonista di Succession, oltre che rimandi alla famiglia Sackler, proprietaria dell’azienda farmaceutica Purdue Pharma e Mundipharma. Gli stessi Sackler (guardare Dopesick e Painkiller per approfondire l’argomento) hanno dovuto affrontare azioni legali per la prescrizione eccessiva di farmaci che creano dipendenza, come per esempio l’Oxycontin.
LA CERCHIA DI FLANAGAN E UN JEDI SENZA SPADA LASER
“Squadra che vince, non si cambia”. Non esiste un proverbio più azzeccato di questo per descrivere Mike Flanagan e le sue decisioni in materia di casting per le sue opere.
Oltre a Kate Siegel, moglie e musa ispiratrice del cineasta, sono molteplici gli attori che vengono riciclati, anno dopo anno, in qualsiasi nuovo prodotto targato Flanagan, quasi come fossero un pacchetto completo.
Così il pubblico ritrova Henry Thomas, Samantha Sloyan, Rahul Kohli, Zach Gilford, T’Nia Miller e Carla Gugino, che avevano già collaborato con il regista nei suoi precedenti lavori, sia televisivi che cinematografici. Inoltre, si aggiungono al cerchio della fiducia di Flanagan anche Ruth Codd e Sauriyan Sapkota, direttamente da The Midnight Club. Si vedrà se il buon Mike riuscirà a portare i suoi prediletti verso i lidi di Amazon o se dovrà rinunciare e trovarsi dei nuovi attori feticci da mantenere a vita.
Come se non bastasse, ad ingolosire e sorprendere lo spettatore, ci pensa quel gran Jedi di Mark Hamill, qui in versione lightsaber-free, che veste i panni di Arthur Pym, l’avvocato di famiglia degli Usher e protagonista di un altro racconto di Egdar Allan Poe.
UN PILOT CUPO E ACCATTIVANTE
“A Midnight Dreary”, primo episodio di The Fall Of The House Of Usher, comincia con il funerale degli ultimi tre figli di Roderick (gli altri tre erano deceduti qualche giorno prima). Questo evento crudele e doloroso porta Roderick ad un esame di coscienza e a riconsiderare tutta la sua vita, compreso il rapporto conflittuale con la sua prole.
Il capostipite degli Usher decide, quindi, di chiamare il suo nemico-amico Auggie Dupin (Carl Lumbly), l’assistente procuratore che sta intentando la causa contro la sua famiglia, per confessare tutti i suoi crimini.
Quello che ne uscirà sarà più di una confessione per Roderick. L’intendo dell’uomo, infatti, è quello di narrare la storia della famiglia Usher, cominciando dall’inizio per poi arrivare a spiegare i veri motivi dietro le morti dei giovani rampolli.
Quella degli Usher, dunque, è un dramma familiare in salsa horror-gotica, è una storia di espiazione, catarsi e redenzione, tematiche tanto care a Flanagan e approfondite in diverse sue opere. Se in Hill House o in Bly Manor ad essere infestata era la casa, questa volta tocca alla famiglia Usher essere perseguitata da un qualcosa (o qualcuno) fino alla propria rovina/caduta.
Il racconto di Roderick è cupo, misterioso, inquietante e rappresenta l’inizio della fine per gli Usher. Il capofamiglia, mangiato dai sensi di colpa e tormentato dalle anime dei propri figli defunti decide di mettersi a nudo, cercando una sorta di perdono.
Mike Flanagan sforna un ottimo primo episodio, accattivante e introduttivo al punto giusto, nel quale riesce addirittura ad aggiungere qualche goccia di dark-comedy (componente che mancava, per esempio, in Hill House, Bly Manor e Midnight Mass), mantenendo comunque alta la bandiera del gotic-horror.
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The Fall Of The House Of Usher è la nuova creatura di Mike Flanagan, che pesca di nuovo a piene mani da famosi racconti gotici e del terrore. Lo stile del regista è ormai un biglietto da visita sufficiente per far proseguire la visione. La caduta degli Usher è solo l’inizio di una storia decennale di segreti inconfessabili, crimini, violenza e sensi di colpa per aver venduto la propria anima ad un qualcosa di folle e malvagio.
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.