Che qualcuno chieda, ufficialmente, di bandire la parola “umorismo nero”. Soprattutto se relativa a serie tv che di black humor non trattano minimamente. Cos’è Red Band Society? Prendete personaggi scopiazzati da altre serie, aggiungete alcune scene palesemente rubate ad altri teen drama e miscelate il tutto con una trama a dir poco melensa, pesante e non coinvolgente. Il tutto è reso ancora più fastidioso dalla durata della puntata: 45 minuti. Quarantacinque minuti di interminabile sofferenza psicofisica. Minuti nei quale il tuo unico pensiero, povero spettatore, non può che essere: “Ma quando finisce questo martirio?”. Ma perché questa presentazione così negativa? Le motivazioni sono le più svariate.
Quando una persona legge “dark comedy” affiancato a “teen drama” e si prepara alla visione del pilot, la sua mente si predispone per accogliere la cattiveria che potrebbe scaturire dalle battute, dai dialoghi o da entrambi in simultanea. E così è stato anche per Red Band Society. Purtroppo nell’intero arco della puntata, non ci sono battute. Nemmeno una. In quarantacinque minuti. Il che appare abbastanza frustrante soprattutto se si considera il fatto che un pilot dovrebbe teoricamente mostrare il miglior repertorio sfoderando tutte le armi che può. Ma se a ciò aggiungiamo che lo spettatore, predisposto alla cattiveria già da inizio puntata, deve sorbirsi continui flirt da parte dei personaggi, potete ben immaginare la gioia con la quale accoglierà i titoli di coda.
Ma vediamola da più vicino questa serie: nata come remake della serie catalana Polseres Vermelles, Red Band Society è prodotta da un certo Steven Spielberg, nome che, se al cinema garantisce un certo tenore quando viene messo tra produttori esecutivi o come regista di serie televisive, purtroppo non può vantare lo stesso appeal quando si tratta del piccolo schermo, lo sanno bene gli spettatori di Terra Nova, Falling Skies, Under The Dome, The River ed Extant. Il fatto però è un altro, ovvero che a prescindere da produttori vari e da serie originali da modificare per il mercato americano, è abbastanza palese come il “Pilot” tragga spunto a piene mani da serie ben più famose e conosciute. Vedasi i riferimenti a Misfits (sia come categoria di serie, sia per alcune scene-citazioni), a Grey’s Anatomy e Scrubs: specificatamente per l’ambientazione della serie, ma l’infermiera Jackson ricorda davvero troppo Miranda Bailey e Laverne (ogni dubbio viene dissipato quando l’infermiera stessa viene soprannominata “Nazista”).
Voglio spezzare una lancia in favore di questa serie però dicendo che i personaggi di per sé, per quanto poco caratterizzati essendo un semplice Pilot, sarebbero anche interessanti e potenzialmente validi se l’intero meccanismo funzionasse, è però tutto il resto che gioca a loro sfavore: Red Band Society sicuramente non è una dark comedy, teen drama nemmeno troppo. Rimane soltanto la classificazione “Serie come ‘Il Mondo Di Patty'” e questo dovrebbe fungere da avvertimento. Certo c’è da dire che tra i protagonisti c’è una certa Octavia Spencer, Oscar alla miglior attrice non protagonista ed un sacco di altri premi per l’interpretazione in The Help, un nome che insieme agli altri vorrebbe garantire un prodotto di un certo livello, almeno sulla carta. Al contrario invece sembra che lei e Spielberg abbiano appena fatto una nuova macchia nel loro curriculum.
Le battute che fanno realmente ridere sono poche e mal proposte, le restanti sono terribilmente oscene. Il Valhalla dello squallidume si raggiunge quando, probabilmente per far ridere il povero spettatore, gli sceneggiatori introducono un innovativo strumento comico: la scoreggia. Ebbene sì, si riducono all’ormai inflazionato rumore cacofonico derivante da qualche culo sperando di far ridere, speranza che già sulla corta dovrebbe non comparire se si è sceneggiatori capaci e se non si sta scrivendo lo script di Scary Movie 5. Ora potrete dedurre voi il livello qualitativo della serie di cui si sta parlando.
Alcune idee o scopiazzate buone ci sono: la voce narrante dell’episodio (che si scopre poi essere un ragazzino in coma) oppure il finale con la morale della puntata (cosa che ricorda molto Perception, Grey’s Anatomy ma ovviamente anche Scrubs) sono due elementi che giocano a favore di Red Band Society ma non possono bastare a garantirne la sopravvivenza seriale nonostante nella collocazione del Mercoledi alle 21 non ci siano grossissimi nomi, eccetto Modern Family.
Nota a margine: sempre riguardo alla serie di Shonda Rhymes è doveroso far notare quanto il dottor Jack McAndrew ricordi Mark Sloan (Eric Dane), così giusto per non farsi mancare niente.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.