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The Bastard Executioner 1×01 – 1×02 – Pilot: Part 1 – Pilot: Part 2TEMPO DI LETTURA 6 min

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A neanche un anno dallo straziante finale di Sons Of Anarchy, l’instancabile Kurt Sutter prova a replicare il successo del suo gioiellino catapultandoci nel XIV secolo. Un periodo senza dubbio confacente ad esprimere quello stile che ormai abbiamo ribattezzato sutteriano, dove violenza e brutalità non solo fanno da cornice alle vicende raccontate, ma si ergono a vere e proprie chiavi di lettura per comprendere a pieno il percorso narrativo ed emotivo compiuto dai protagonisti nel corso della serie.
Sebbene con questa hour and a half premiere si tocchino molte delle tematiche già viste in SOA, in particolare i concetti di vendetta e destino, sempre al centro del lavoro di Sutter, il primo difetto che salta agli occhi dello spettatore è certamente la mancanza di audacia narrativa nell’affrontare situazioni già raccontate in tutte le salse. Una mancanza – riscontrabile principalmente nella prima parte del pilot – che, inevitabilmente, finisce per intaccare il risultato finale, risollevato per fortuna da una seconda parte molto meno statica e decisamente più coinvolgente.
Sulle spalle di Sutter grava il peso delle mastodontiche aspettative riposte in lui dai suoi aficionados, rimasti orfani di un’opera monumentale come SOA, e quindi bisognosi di conferme circa una buona riuscita del suo nuovo prodotto. Purtroppo, fatta eccezione per l’inconfondibile mano del suo creatore, è impossibile effettuare un paragone tra le due serie, stilisticamente affini, ma lontane anni luce in quanto a originalità del contesto e personalità dei protagonisti. La singolarità dei characters presentati in questa premiere non ha naturalmente nulla a che vedere con i bikers di Charming, fin da subito intriganti nella loro caratterizzazione. Una discrepanza che non va ricercata direttamente nello sviluppo dei protagonisti messi in campo in questo primo episodio, ma che invece affonda le sue radici altrove. In un contesto storico cinematograficamente abusato come quello medievale è difficile dar vita a personaggi originali basandosi unicamente su novanta minuti di girato, cosa decisamente più semplice da ottenere se si punta su un territorio quasi del tutto inesplorato come l’universo dei bikers. Per giunta trattato in chiave shakespeariana.
Detto ciò non si può certo dire che le personalità messe in campo brillino in fatto di originalità – complice anche la frammentarietà narrativa derivante dalla necessità di presentare un modesto numero di personaggi – : il soldato diventato contadino per mettere su famiglia, il sovrano dispotico in cerca d’erede, il ciambellano viscido e con tendenze omosessuali e così via. Lo stesso si può dire della logica dello scambio d’identità, espediente narrativo che certamente non costituisce una novità in ambito televisivo (basti vedere il recente Sneaky Pete). Osservazioni che comunque lasciano un po’ il tempo che trovano se messe in relazione al minutaggio ancora a disposizione di Sutter per trasformare l’ordinario in straordinario, uscendo dai cliché tipici della serie storica dando maggiore spazio all’indagine psicologica dei singoli caratteri.

Come abbiamo già detto in precedenza, la situazione migliora nella seconda parte del pilot. Le storie dei vari protagonisti cominciano a intrecciarsi, rivelando le reali potenzialità dello show, non solo guscio vuoto condito da brutalità e violenza gratuita, ma storia di ribellione e rivalsa dei popoli gallesi, schiacciati dall’arroganza e dall’avidità dei baroni inglesi.
Dal punto di vista della recitazione e della presenza scenica è impossibile non storcere il naso in merito ad alcuni dei protagonisti, una su tutti Katey Sagal, ben lontana dalla moderna lady Macbeth di SOA, e ridotta a mera caricatura di una strega. Un’interpretazione non certo indimenticabile, “impreziosita” inoltre da un forzatissimo accento gallese, particolarmente fastidioso all’ascolto e causa principale dell’aspetto caricaturale sopracitato.
Su Lee Jones sono state spese molte parole dopo questa premiere, ben poche d’elogio, marchiandolo come protagonista anonimo e a tratti inespressivo. Critiche che sicuramente contengono un fondo di verità, ma che dovrebbero essere analizzate ricordando la performance di Hunnam nella prima stagione di SOA, non proprio eccellente. In quel caso il ruolo di Jax Teller finì per essere ricamato alla perfezione su Hunnam, creando un’alchimia perfetta che forse in questo caso deve ancora essere sviluppata.
A sorprendere sono invece alcuni dei personaggi cosiddetti secondari. Sam Spruell nei panni di Toran Prichard rispecchia perfettamente la figura del villico gallese, attaccato alla famiglia e deciso a non arrendersi allo strapotere della nobiltà, oltre che essere perfetto anche dal punto di vista della presenza scenica. L’ex vampiro di True Blood, Stephen Moyer, nei panni di Milus Corbett riesce a regalarci un’ottima interpretazione, restituendoci un personaggio ricco di sfumature e offrendo anche una performance recitativa di tutto rispetto. Infine è impossibile non rimanere colpiti dal personaggio interpretato dal giovane Darren Evans (il cuoco Vincenzo in Galavant), eccentrico pastore con una passione per la zoofilia, involontariamente causa scatenante del violento massacro perpetrato da Baron Ventris.
The Bastard Executioner si erge così a manifesto di un periodo storico del Regno Unito a cui la televisione non ha mai dedicato molto spazio, offrendo agli appassionati del genere un mix di brutalità, promiscuità e misteriose profezie in pieno stile Sutter. È ancora presto per dare un giudizio definitivo sulla serie, soprattutto dopo una puntata che si prefigge quasi esclusivamente il compito di introdurre i personaggi, ma viste le premesse e il contesto congeniale allo stile unico dello showrunner siamo sicuri che dai prossimi appuntamenti, una volta entrati nel vivo della storia, la serie prenderà una piega totalmente diversa.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Brutalità e violenza a palate in pieno stile sutteriano
  • Seconda parte del pilot decisamente più coinvolgente
  • Scene d’azione costruite sapientemente e molto realistiche in funzione del periodo storico in cui ci troviamo
  • Sam Spruell nel ruolo di Toran Prichard e Stephen Moyer nei panni di Milus Corbett
  • Prima parte del pilot un po’ statica e noiosa
  • Frammentarietà narrativa dovuta alla necessità di presentare molti personaggi
  • Transizioni bianco e nero abbastanza inguardabili
  • Katey Sagal non proprio irresistibile
  • In alcuni momenti lo show risente della differenza di budget rispetto a grandi emittenti come HBO

 

La nuova creatura di Kurt Sutter fa il suo ingresso sulla scena un po’ in sordina, offrendo sì brutalità e violenza in pieno stile sutteriano, ma puntando su una gestione del pilot un po’ statica e a tratti fortemente prevedibile. La decisione di optare per lo spiegone piuttosto che svelare poco a poco le origini e le motivazioni del protagonista strada facendo porta con sè aspetti positivi e negativi, peccando in termini di coinvolgimento da parte dello spettatore, ma ponendo lo show nella posizione di stupire già dalle prime battute della prossima puntata. Tra gli episodi pilota visti negli ultimi mesi quello di The Bastard Executioner non è certamente tra i migliori, ma dopo l’ottimo lavoro svolto dallo showrunner in passato – non solo con Sons Of Anarchy, ma anche con The Shield – ci sentiamo di riservare a Kurt il beneficio del dubbio.

 

Pilot: Part 1 1×01 2.11 milioni – 0.8 rating
Pilot: Part 2 1×02 2.11 milioni – 0.8 rating

 

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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