A neanche un anno dallo straziante finale di Sons Of Anarchy, l’instancabile Kurt Sutter prova a replicare il successo del suo gioiellino catapultandoci nel XIV secolo. Un periodo senza dubbio confacente ad esprimere quello stile che ormai abbiamo ribattezzato sutteriano, dove violenza e brutalità non solo fanno da cornice alle vicende raccontate, ma si ergono a vere e proprie chiavi di lettura per comprendere a pieno il percorso narrativo ed emotivo compiuto dai protagonisti nel corso della serie.
Sebbene con questa hour and a half premiere si tocchino molte delle tematiche già viste in SOA, in particolare i concetti di vendetta e destino, sempre al centro del lavoro di Sutter, il primo difetto che salta agli occhi dello spettatore è certamente la mancanza di audacia narrativa nell’affrontare situazioni già raccontate in tutte le salse. Una mancanza – riscontrabile principalmente nella prima parte del pilot – che, inevitabilmente, finisce per intaccare il risultato finale, risollevato per fortuna da una seconda parte molto meno statica e decisamente più coinvolgente.
Sulle spalle di Sutter grava il peso delle mastodontiche aspettative riposte in lui dai suoi aficionados, rimasti orfani di un’opera monumentale come SOA, e quindi bisognosi di conferme circa una buona riuscita del suo nuovo prodotto. Purtroppo, fatta eccezione per l’inconfondibile mano del suo creatore, è impossibile effettuare un paragone tra le due serie, stilisticamente affini, ma lontane anni luce in quanto a originalità del contesto e personalità dei protagonisti. La singolarità dei characters presentati in questa premiere non ha naturalmente nulla a che vedere con i bikers di Charming, fin da subito intriganti nella loro caratterizzazione. Una discrepanza che non va ricercata direttamente nello sviluppo dei protagonisti messi in campo in questo primo episodio, ma che invece affonda le sue radici altrove. In un contesto storico cinematograficamente abusato come quello medievale è difficile dar vita a personaggi originali basandosi unicamente su novanta minuti di girato, cosa decisamente più semplice da ottenere se si punta su un territorio quasi del tutto inesplorato come l’universo dei bikers. Per giunta trattato in chiave shakespeariana.
Detto ciò non si può certo dire che le personalità messe in campo brillino in fatto di originalità – complice anche la frammentarietà narrativa derivante dalla necessità di presentare un modesto numero di personaggi – : il soldato diventato contadino per mettere su famiglia, il sovrano dispotico in cerca d’erede, il ciambellano viscido e con tendenze omosessuali e così via. Lo stesso si può dire della logica dello scambio d’identità, espediente narrativo che certamente non costituisce una novità in ambito televisivo (basti vedere il recente Sneaky Pete). Osservazioni che comunque lasciano un po’ il tempo che trovano se messe in relazione al minutaggio ancora a disposizione di Sutter per trasformare l’ordinario in straordinario, uscendo dai cliché tipici della serie storica dando maggiore spazio all’indagine psicologica dei singoli caratteri.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Pilot: Part 1 1×01 | 2.11 milioni – 0.8 rating |
Pilot: Part 2 1×02 | 2.11 milioni – 0.8 rating |
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.