Fear The Walking Dead 1×04 – Not Fade AwayTEMPO DI LETTURA 5 min

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Uno dei più grandi mantra del telespettatore serial è: “perché The Walking Dead è diventata la fiera dello sbadiglio?”. La domanda può essere solo ricondotta alla seguente risposta: perché la AMC, consapevole di essersi trovata tra le mani qualcosa che non era solo un’altra storia sugli zombie ma una autentica odissea umana intrisa di tragicità, ha deciso di tenersi stretta la serie per molto, moltissimo tempo, e questo ha portato la crew ad accentuarne il lato umano/psicologico/spirituale a volte fino a sparate che non stanno né in cielo né in terra.
I lunghi silenzi, i personaggi caratterizzati come casi umani patologici, i discorsi filosofici mirati alla soluzione dei grandi misteri della vita, la tauromachia e qualche delirio di onnipotenza di Rick: era su questo che la serie si era affossata ed era (più o meno) così che le puntate venivano delineate in modo da riempire con il nulla ben trentotto minuti condensando gli elementi interessanti negli ultimi due. Quando si parla di spin-off, il paragone con la serie madre è spesso scomodo perché si dovrebbe parlarne come un prodotto a sé stante che ha in comune solo l’universo d’appartenenza. Ma in questo caso, il paragone con The Walking Dead è quasi scusato, perché “Not Fade Away” rappresenta la puntata mainstream/random del serial di provenienza, fatta proprio di oltre trenta minuti di conversazioni impegnate, prolissità, rivalità familiari, qualche pennica dello spettatore e altra prolissità.
Dando a Cesare quel che è di Cesare, The Walking Dead ha conquistato subito i lettori di fumetti prima e gli spettatori seriali dopo, per il modo originale con cui un manipolo di uomini e donne veniva messo in difficoltà da un disastro naturale; le intenzione di Robert Kirkman non sono mai state quelle di scrivere una storia horror, ma più una storia survival, dove i protagonisti erano chiamati a difendersi da qualcosa che l’umanità non aveva mai affrontato e come avrebbero reagito/come sarebbero cambiati a contatto con essa. Vedere i protagonisti di Fear The Walking Dead ambientarsi in questo nuovo status quo affrontando già le prime tragedie o relazionandosi con i primi personaggi al di fuori del nucleo familiare, risulta decisamente più interessante di quanto visto negli episodi precedenti, dove questa scombinata famiglia (che cita involontariamente gli intrallazzi dei Forrester) viveva l’invasione zombie con una passività da vocabolario. Questi momenti sono, però, resi accattivanti solo grazie alla posizione di vantaggio che ha lo spettatore verso il serial, che non è solo uno spin-off ma pure un prequel della serie madre: è nell’onniscenza dello spettatore, al corrente che tutte le misure di sicurezza e i recinti a mò di riserva indiana non serviranno a nulla che si trova il vero divertimento, non tanto nel conoscere il beffardo destino dei “predecessori di Rick”, quanto nel vedere come le loro vite andranno verso la putrefazione zombiefica.
Proprio in questo set-up totalmente rinnovato, grazie anche alla trama che va in fast-forward ai giorni successivi del ritrovamento dei militari, abbiamo anche modo di fare i conti con qualche risvolto non calcolato dello spin-off, cioè quello di una intromissione e una reazione eccessiva da parte di terzi che non siano altri sopravvissuti, in questo caso, dell’esercito: reazioni e misure che ricordano vagamente quelle prese drasticamente dall’esercito stesso durante i tempi di guerra, sopratutto durante la deportazione e l’esecuzione degli ebrei nella Seconda Guerra Mondiale, o altre situazioni in cui è stato centrale l’accanimento su una determinata razza ed etnia. Essendo abituati tanto alla serie madre, a volte è facile dimenticarsi che in questo serial esistono ancora delle istituzioni e tutte le comodità odierne che in “Not Fade Away” cominciano però a sparire oppure a perdere la loro identità.
Nonostante tutto ciò sia bellissimo e colpisca per la solita cura dei dettagli et simila, purtroppo quello che delude di più nella puntata (ma anche nel prequel/spin-off in generale) è il fatto che AMC voglia lucrare anche su questa serie e tirare in lungo le cose: se non ci credete, sappiate che il network ha già ordinato una seconda stagione di sedici episodi ancor prima della messa in onda del pilota. Economicamente parlando, è una scelta impeccabile, perché si è scelto di potenziare il brand e creare un vero e proprio franchise che si trasformerà in una macchina da soldi inarrestabile, trasformando i capoccia della AMC, a loro volta, in piccoli Paperon De Paperoni.
Narrativamente parlando, non solo c’è il pericolo di impoverire il microcosmo di The Walking Dead, ma si rischia di creare un’altra serie con gli stessi problemi della principale, quando proprio in questo prequel/spin-off si cercava il respiro da tutto quello che ha reso la visione della serie madre difficile per il torpore degli eventi. L’imperfetto è d’obbligo dato che il danno è già stato fatto e in “Not Fade Away” è difficile ricordare qualcos’altro che non sia la misura del diametro della nostra bocca quando sbadigliamo dopo ben oltre trentotto minuti di episodio che non dicono nulla in più di quanto già sappiamo. Il tutto limitandosi solo ad affinare le relazioni familiari dei protagonisti, violenze su minori e terribili cliché (il dottore visita il paziente con lo stetoscopio ma nel frattempo parla tranquillamente con tutti, paziente compreso).
Ulteriore nota di demerito è l’inizio di “Not Fade Away” è praticamente identico a quello dei “Rise Of The Villains: Damned If You Do…” di Gotham: con una serie di sequenze rallenty che mostrano la quotidianità dei protagonisti del telefilm ripristinata e accompagnata con l’immortale Perfect Day” di Lou Reed. È anche vero che, quando la fantasia non è tanta, ci si può incappare in coincidenze: ma questo è decisamente troppo. A quanto pare, Trainspotting sta tornando di moda lì a Hollywood…

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Nuovo set-up
  • Cliffhanger finale
  • Generale sensazione di noia
  • Gli errori che stanno rendendo antipatico The Walking Dead tornano a farsi sentire
  • Fin troppa somiglianza con l’opening scene della prima puntata della seconda stagione di Gotham
  • Rischio di impoverimento del microcosmo più che tangibile
  • Go-go gadget: clichè!

 

Sembrava quasi che Fear The Walking Dead stesse tirando fuori dal cilindro qualche trovata interessante. E, in effetti, qualcuna riesce pure a tirarla fuori, ma nel farlo riesuma anche vecchie abitudini del franchise zombiefero della AMC che non mancavano proprio, come la pesantezza e la lentezza dello svolgimento degli eventi, le troppe chiacchiere,i troppi stretching e approfondimenti caratteriali. Difficile seguire lo stesso consiglio racchiuso nel titolo della puntate, difficile non scomparire nella sonnolenza più totale: fortunatamente, ci sono stati gli ultimi minuti finali a risollevare il morale della puntata, ma non la fiducia nei riguardi della serie, che rimane sull’attenti.

 

The Dog 1×03 7.20 milioni – 3.6 rating
Not Fade Away 1×04 6.62 milioni – 3.3 rating

 

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