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Una miniserie deve rispettare le stesse regole su cui si basa una serie tv completa? Ovviamente si. Solo perché le miniserie sono di breve durata e si concentrano sopratutto sulla trama principale non significa che possano anche scegliere di non seguire alcune leggi imprescindibili delle serie. Infatti, arrivati al terzo episodio, The Night Manager fornisce quello che in una stagione dai canonici venti episodi sarebbe stato un mid-season finale.
“Episode Three” è il classico giro di boa della serie dove, sul finire dell’episodio, vengono mostrati allo spettatore degli eventi che cambiano completamente lo status quo dei personaggi e della trama, portandola su lidi inaspettati e mettendo i character in situazioni che promettono autentiche palpitazioni scaturite da svolte narrative elettrizzanti. Va subito detto che, un difetto che The Night Manager si trascinerà sempre dietro, è una certa lentezza intrinseca degna dei migliori telefilm della HBO. Lentezza che, però, in alcune puntate è più digeribile di altre: in “Episode Two“, per esempio, e in tutta la magnifica sequenza del rapimento del figlio di Richard Roper e successivo salvataggio da parte di Jonathan Pine. “Episode Three” purtroppo è uno di quegli episodi in cui la lentezza si sente molto di più rendendo spesso e volentieri sofferta la visione della puntata. Fortunatamente, forse consapevole di questa problematica, in diversi momenti dei cinquanta minuti di episodio vengono inserite in punti strategici della visione dei colpi di scena incisivi e delle sequenze che riescono a risvegliare dal torpore.
La miniserie targata BBC, iniziata lasciando intendere che stessimo entrando in uno scenario corale fatto di segreti ed intrighi, comincia a scoprire le carte e a sbrigliare diverse matasse, partendo dal “villain” Richard Roper. Abbiamo sempre saputo che il personaggio di Hugh Laurie era il cattivo principale della storia ma solo perché contrapposto al più positivo (in un certo senso) Pine e perché lo diceva la sinossi della trama stessa. Qui gli sceneggiatori si lasciano un po’ andare permettendo di conoscere il vero Roper e spiegando il perché del suo allineamento, descrivendolo come una persona meschina, fredda, insensibile e machiavellica. In due scene in particolare si può “ammirare” la sua fetenzia: la prima, quando umilia il figlio al gioco delle tre campane, dimostrando come l’amore per il primogenito non sia costante; la seconda, sul finire dell’episodio, quando litiga con la moglie Jed confessandole di conoscere il suo più grande segreto (a tal proposito davvero complimenti per il tempismo della rivelazione). In più, se proprio vogliamo aggiungere una terza sequenza, riportiamo la frase con cui spiega la sua filosofia di vita: “Becoming a man is realising it’s all rotten. Realising how to celebrate that rottenness – that’s freedom“.
Contrapposto a Roper/Lauire c’è ovviamente il protagonista di The Night Manager, Jonathan Pine/Tom Hiddleston che sta intraprendendo un processo contrario. Se Roper comincia ad aprirsi al pubblico, del vecchio Pine invece cominciano a sparirne le tracce, lasciando però il posto alla nuova personalità che il personaggio di Hiddleston si sta creando per eliminare Richard Roper: una personalità dalle caratteristiche a dir poco spettacolari in cui, indubbiamente, Pine si sta perdendo. È impossibile non notare come Jonathan sia una spia a dir poco perfetta, riuscendo a farsi gioco praticamente di tutti e sporcando le bugie che servono per aggraziarsi Roper con quel tanto che basta di verità per renderle credibili (saranno veri questi fantomatici sei mesi di matrimonio?), oppure creare delle coperture insospettabili per ottenere e scambiare informazioni: fra queste è memorabile e insospettabile lo scambio di info al chiosco di gelati. Un cambio di personalità, come si diceva, spettacolare e, da un certo punto di vista, anche agghiacciante vista la semplicità e la freddezza con cui Pine è riuscito a riconfigurarsi così bene in un altro ruolo.
Di conseguenza, questa ulteriore descrizione/evoluzione dei personaggi e il cliffhanger finale di fine episodio creano un legame ancora più stretto tra Richard Roper e Jonathan Pine: un legame che rende i due protagonisti simili, eppure, diversi. Inutile sottolineare come la chimica tra i due personaggi sia anche ulteriormente valorizzata dalle sentite recitazioni di Tom Hiddleston e Hugh Laurie che si stanno indubbiamente divertendo in questi panni. Nota di merito anche per i personaggi di Angela Burr e Jed Marshall che cominciano a uscire dal loro guscio di semplici personaggi di supporto e acquistare una loro tridimensionalità, comunque schiacciata dalla centralità di Pine, Roper e del rapporto dei due, ma che si lascia ricordare per il tentativo di creare un affresco di personaggi ben caratterizzati a tutto tondo.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Arrivati al terzo episodio di questa miniserie di sei, The Night Manager mette a segno “Episode Three”: puntata dalle caratteristiche simili a quelle di un mid-season finale. Non contenta di fornirci un cliffhanger dalle conseguenze molto promettenti, la serie firmata BBC caratterizza in maniera sopraffina ed estremamente accattivante i due protagonisti centrali della miniserie rendendoli ancora più irresistibili. Tutto questo è legato assieme dal fiocco della lentezza e del leggero torpore, ma niente che rovini l’ennesima puntata più che riuscita.
Episode Two 1×02 | ND milioni – ND rating |
Episode Three 1×03 | ND milioni – ND rating |
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