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In una sala agghindata a festa per l’evento FOX Circus, presso il Base a Milano, Fox ha deciso di permettere al numeroso gruppo di persone accorse alla manifestazione (circa cinquantamila, come viene più volte ribadito) una possibilità unica. Anzi, per la precisione mondiale: la prima assoluta del pilot della serie tv sci-fi/horror/thriller di Ridley Scott (anche se in fin dei conti Ridley risulta come “semplice” produttore esecutivo).
Il plot prevede la presentazione del Progetto Noah, dove un gruppo di medici stanno cercando di carpire determinati segreti da un virus che potenzialmente sarebbe in grado di rendere immuni le persone da qualsiasi tipo di malattia, ma al contempo in grado di spazzare via la razza umana dal pianeta terra: le persone infettate, infatti, oltre a diventare immuni diventano a tutti gli effetti dei vampiri che per poter sopravvivere necessitano di nutrirsi di sangue (si presuppone umano, ma questo particolare non è stato approfondito all’interno del pilot).
Tutte le cavie dello studio si ritrovano rinchiuse nello stesso luogo all’interno di gabbie di vetro/plexiglass: è inutile sottolineare come proprio questo particolare (l’alta concentrazione di pericolosità di tale allocazione) risulti un facile ponte narrativo per una possibile futura fuga di massa. Evento che scatenerebbe sì, come appuntato all’interno dell’episodio, l’inizio della fine del mondo.
Per essere sinceri, relativamente alla tematica dei vampiri, che dovrebbe risultare quanto meno centrale o prevalente, ben poco viene detto e ancor meno abbozzato. Il minutaggio concesso al centro studi è limitato e non prende in considerazione particolari dialoghi, bensì cerca di dare maggiore spazio allo splatter, al sangue (elemento ricorrente e funzionale nella scena del pasto quotidiano dei vampiri) ed in generale quindi alla violenza visiva, cercando di colpire lo spettatore. Ma per il resto è il nulla. Si presuppone che i vampiri riescano in un certo tal senso a penetrare nella mente della gente, ma non si comprende in quale modo e con quali effetti (sempre che ve ne siano).
Da un medico viene appuntata la possibilità che le funzionalità positive del virus siano strettamente correlate con l’età dell’individuo. Ecco quindi che, parallelamente alla trama scifi del centro studi, inizia a svilupparsi quella prettamente drama-action riguardante la giovane Amy Bellafonte, individuo designato per essere la possibile soluzione al degrado fisico e mentale che il virus ha portato nelle altre cavie. La bambina, rimasta senza mamma e momentaneamente non schedata dai servizi sociali, viene intercettata da due agenti che lavorano per il Progetto Noah che teoricamente dovrebbero consegnarla così da far procedere i medici con gli esperimenti.
Sarebbe fin troppo semplice, quindi ecco che uno dei due (Brad, Mark-Paul Gosselaar), mosso dai sentimenti e dalla perdita della figlia, decide bene di disubbidire agli ordini, rapire la bambina e cercare di portarla in salvo chissà dove.
Da questo preciso momento in poi, quando The Passage stava tranquillamente navigando verso un potenziale ringraziamento, tutto precipita nelle menti degli sceneggiatori ed i personaggi in scena iniziano a comportarsi in maniera del tutto illogica.
Un esempio su tutti: Clark (Vincent Piazza, il Lucky Luciano di Boardwalk Empire), a capo del centro studi, si mette in testa che l’unica bambina che vuole per lo studio è Amy e che dovranno essere smossi mari e monti per poterla recuperare. Il tutto con il chiaro rischio, ovviamente, che la copertura salti e che il centro studi venga inesorabilmente esposto al pubblico e che tutto precipiti.
È evidente che con la stessa facilità con la quale era stata trovata Amy, si poteva tranquillamente aspettare un nuovo soggetto da poter utilizzare come “paziente zero”. Ma d’altra parte stiamo parlando della FOX, quindi.
L’action drama è funzionale alla storia, ovviamente, ma non può in alcun modo essere il fulcro narrativo di una storia che dovrebbe cercare in tutti i modi di sfruttare un ottimo elemento come l’esperimento riguardante i vampiri. Gli stessi risultano infatti minimamente analizzati e presentati, rasentando un semplice elemento di contorno in una storia che li poneva, almeno nelle premesse, come protagonisti indiscussi.
Volendo far utilizzo di una certa memoria storica in campo seriale, inoltre, risulta evidente il riutilizzo dello schema narrativo riguardante Amy e Brad: tra le recensioni del passato non può che ritornare alla mente un prodotto particolarmente apprezzato in casa RecenSerie (anche se successivamente brutalmente cancellato), ossia Believe. Amy e Brad si ritrovano nella stessa situazione che fu quella di Bo e Jake.
The Passage lascia quindi l’amaro in bocca, anche se l’hype rimane sia per il finale in crescendo, sia per il tema vampiri che, pur rimanendo in stasi, potrebbe ben presto tramutarsi in parte attiva della storia risultando quindi un beneficio per la serie stessa.
Il plot prevede la presentazione del Progetto Noah, dove un gruppo di medici stanno cercando di carpire determinati segreti da un virus che potenzialmente sarebbe in grado di rendere immuni le persone da qualsiasi tipo di malattia, ma al contempo in grado di spazzare via la razza umana dal pianeta terra: le persone infettate, infatti, oltre a diventare immuni diventano a tutti gli effetti dei vampiri che per poter sopravvivere necessitano di nutrirsi di sangue (si presuppone umano, ma questo particolare non è stato approfondito all’interno del pilot).
Tutte le cavie dello studio si ritrovano rinchiuse nello stesso luogo all’interno di gabbie di vetro/plexiglass: è inutile sottolineare come proprio questo particolare (l’alta concentrazione di pericolosità di tale allocazione) risulti un facile ponte narrativo per una possibile futura fuga di massa. Evento che scatenerebbe sì, come appuntato all’interno dell’episodio, l’inizio della fine del mondo.
Per essere sinceri, relativamente alla tematica dei vampiri, che dovrebbe risultare quanto meno centrale o prevalente, ben poco viene detto e ancor meno abbozzato. Il minutaggio concesso al centro studi è limitato e non prende in considerazione particolari dialoghi, bensì cerca di dare maggiore spazio allo splatter, al sangue (elemento ricorrente e funzionale nella scena del pasto quotidiano dei vampiri) ed in generale quindi alla violenza visiva, cercando di colpire lo spettatore. Ma per il resto è il nulla. Si presuppone che i vampiri riescano in un certo tal senso a penetrare nella mente della gente, ma non si comprende in quale modo e con quali effetti (sempre che ve ne siano).
Da un medico viene appuntata la possibilità che le funzionalità positive del virus siano strettamente correlate con l’età dell’individuo. Ecco quindi che, parallelamente alla trama scifi del centro studi, inizia a svilupparsi quella prettamente drama-action riguardante la giovane Amy Bellafonte, individuo designato per essere la possibile soluzione al degrado fisico e mentale che il virus ha portato nelle altre cavie. La bambina, rimasta senza mamma e momentaneamente non schedata dai servizi sociali, viene intercettata da due agenti che lavorano per il Progetto Noah che teoricamente dovrebbero consegnarla così da far procedere i medici con gli esperimenti.
Sarebbe fin troppo semplice, quindi ecco che uno dei due (Brad, Mark-Paul Gosselaar), mosso dai sentimenti e dalla perdita della figlia, decide bene di disubbidire agli ordini, rapire la bambina e cercare di portarla in salvo chissà dove.
Da questo preciso momento in poi, quando The Passage stava tranquillamente navigando verso un potenziale ringraziamento, tutto precipita nelle menti degli sceneggiatori ed i personaggi in scena iniziano a comportarsi in maniera del tutto illogica.
Un esempio su tutti: Clark (Vincent Piazza, il Lucky Luciano di Boardwalk Empire), a capo del centro studi, si mette in testa che l’unica bambina che vuole per lo studio è Amy e che dovranno essere smossi mari e monti per poterla recuperare. Il tutto con il chiaro rischio, ovviamente, che la copertura salti e che il centro studi venga inesorabilmente esposto al pubblico e che tutto precipiti.
È evidente che con la stessa facilità con la quale era stata trovata Amy, si poteva tranquillamente aspettare un nuovo soggetto da poter utilizzare come “paziente zero”. Ma d’altra parte stiamo parlando della FOX, quindi.
L’action drama è funzionale alla storia, ovviamente, ma non può in alcun modo essere il fulcro narrativo di una storia che dovrebbe cercare in tutti i modi di sfruttare un ottimo elemento come l’esperimento riguardante i vampiri. Gli stessi risultano infatti minimamente analizzati e presentati, rasentando un semplice elemento di contorno in una storia che li poneva, almeno nelle premesse, come protagonisti indiscussi.
Volendo far utilizzo di una certa memoria storica in campo seriale, inoltre, risulta evidente il riutilizzo dello schema narrativo riguardante Amy e Brad: tra le recensioni del passato non può che ritornare alla mente un prodotto particolarmente apprezzato in casa RecenSerie (anche se successivamente brutalmente cancellato), ossia Believe. Amy e Brad si ritrovano nella stessa situazione che fu quella di Bo e Jake.
The Passage lascia quindi l’amaro in bocca, anche se l’hype rimane sia per il finale in crescendo, sia per il tema vampiri che, pur rimanendo in stasi, potrebbe ben presto tramutarsi in parte attiva della storia risultando quindi un beneficio per la serie stessa.
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La serie di Ridley Scott non convince totalmente, anzi, a tratti lascia indifferenti. Ma sangue, inseguimenti, drama ed una certa dose di tamarraggine in puro stile USA potrebbe comunque arrivare al cuore di una buona fetta di pubblico. Le potenzialità ci sono ma restano, almeno nel pilot, inespresse.
Pilot 1×01 | ND milioni – ND rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.
In realtà non è colpa della Fox, il primo episodio è quasi totalmente fedele al libro. Diciamo che gli avvenimenti narrati avrebbero avuto bisogno di un po’ più di tempo, magari di due episodi invece di uno.
Sicuramente diluire in qualche episodio in più quanto portato in scena in circa quaranta minuti non sarebbe stata una cattiva idea.