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Un’epidemia zombie che si propaga lungo tutti gli Stati Uniti. Un piccolo gruppo di sopravvissuti, ed una sola persona che sembra possa rappresentare l’ultima ancora di salvezza per un genere umano ormai condannato all’estinzione. E’ questa in estrema sintesi la trama di Z Nation.
Se vi sembra una trama vista e rivista tranquilli, è del tutto normale. Anche qui ci si trova di fronte alla “classica” apocalisse zombie che devasta l’umanità ed anche qui abbiamo un piccolo gruppo di persone che deve riuscire a sopravvivere in un mondo ormai governato dai morti viventi e dal caos. E’ chiaro che tutti questi “anche qui” derivino da un’insieme di circostanze che abbiamo già visto più e più volte in film e telefilm da almeno 20 anni a questa parte. In primis il paragone sorge spontaneo con un’altra famosa serie televisiva degli ultimi anni, ovvero il celebre The Walking Dead, il cui grande successo è stato probabilmente il vero motivo della nascita di questo show. Ormai possiamo dire che, in termini commerciali, gli zombie sono i “nuovi” vampiri.
Ma la vera domanda è: sentivamo davvero il bisogno di un’altra serie sugli zombie? Non potevamo proprio farne a meno? Syfy ha risposto affermativamente a queste domande e così il canale che ha creato i vari Sharknado, Battlestar Galactica ed Helix ha sfornato anche Z Nation.
Il plot generale non presenta alcuna novità di rilievo rispetto ai soliti scenari che hanno a che fare coi morti viventi, eccetto per una. Se infatti su TWD non viene lasciata (almeno per il momento) la minima speranza per gli esseri umani di tornare ad essere la specie dominante sul pianeta Terra, qui invece le cose cambiano; il sangue di una certa persona potrebbe infatti fornire la chiave per la guarigione dal virus mortale. Nella prima scena del pilot ci viene infatti mostrata una squadra speciale capitanata da Hammond (interpretato da Harold Perrineau famoso per il ruolo di Michael in Lost) intenta a soccorrere e salvare una serie di scienziati atti alla creazione di un vaccino che renda immuni dai morsi dei morti viventi. Per testare e mettere alla prova l’effettiva efficacia del vaccino vengono usati come cavie dei detenuti tra i quali, manco a farlo apposta, se ne salva solo uno chiamato Murphy il quale nonostante 8 morsi da parte dei non-morti è in “perfetta” salute fisica. L’obiettivo di Hammond sarà quindi quello di trasportare Murphy dallo stato di New York a quello della California guidato da un collega via radio (interpretato da D. J. Qualls famoso per i suoi ruoli comedy in Road Trip, Scrubs e Supernatural) e da un team di persone che incontrano lungo la strada.
Se sotto l’aspetto della storia le cose non sembrano poi distinguersi tanto da TWD, va detto che la narrazione è pressoché diversa.
Chiaramente è troppo presto per giudicare un prodotto solo dal primo episodio ma in questo caso l’azione sembra essere decisamente più frenetica rispetto a quella del suo “fratello” più famoso. Qui non abbiamo spazio per i sentimentalismi ed i rapporti interpersonali troppo complessi tra i personaggi, il tutto viene semplificato al massimo per intensificare in maniera spasmodica la carneficina di umani, zombie e le scene d’azione. Si ha insomma un approccio meno incentrato sui drammi, cosa che, se da un lato farà fare i salti di gioia a chi non ne poteva più dei continui dialoghi tra i personaggi di TWD, rende però l’intero prodotto un po’ troppo frenetico e decisamente più surreale e frivolo. Da notare poi un’altra differenza sostanziale con The Walking Dead: la quantità di scene forti/gore presenti. Se nello show di Robert Kirkman queste scene vengono sapientemente centellinate al fine di rendere “speciale” il momento in cui si decide di farne uso, su Z Nation queste diventano quasi la regola e non l’eccezione.
Va aggiunto poi il colpo di scena della morte inaspettata del personaggio di Harold Perrineau il quale, oltre ad essere l’attore più famoso del cast, era apparentemente anche il personaggio principale della vicenda. Ovviamente non si tratta di una scena shock come quelle che ad esempio vediamo su Game of Thrones ma certo vanno premiati gli autori per questo colpo di scena di sicuro effetto che però va ad intaccare pesantemente l’autorevolezza e la qualità dell’intero cast che in questi primi 40 minuti non è decisamente stata sufficiente, anzi. L’abbinata cast scadente e horror splatter è una legge non scritta ed oltre oceano non potevano esimersi dal ripetere questa combo, era doveroso quindi eliminare Perrineau in quanto attore più talentuoso. I personaggi inoltre, chi più chi meno, non sembrano riuscirsi a differenziare troppo da quanto già offerto in trasmissioni televisive analoghe e ad ora sembrano un po’ una brutta copia di Rick e soci. Fatalità entrambi i protagonisti delle rispettive serie sono ex uomini di legge e la stessa Anastasia Baranova nel ruolo di Addy Carver sembra voler scimmiottare un po’ Michonne con quella mazza chiodata in mano… Diamo tempo al tempo comunque.
Z Nation, come ogni show, prova a crearsi delle frasi celebri che lo distinguano dalla massa, frasi alla “Say my name” di Walter White per intenderci, peccato che “I give you mercy” non abbia un senso logico. Capiamo il rispetto per la persona che esisteva un tempo ma dubitiamo fortemente che nel momento in cui si uccide uno zombie si abbia il tempo di pensare ad una sorte di rito funebre abbreviato. Ad ogni modo su questo si può facilmente soprassedere. Una delle vere note negative della puntata è la stupidissima scena finale dove il personaggio di Donald Joseph Qualls si mette gli occhiali da sole e se ne esce con una battuta che pare uscita da un film trash anni 80. Davvero era il caso di proporcela? Ci auguriamo che sia una cosa voluta quella di non prendersi troppo sul serio perchè scene del genere, come anche quelle inerenti al baby zombie, erano accettabili negli anni 90, ora non più
A livello di CGI e di effetti speciali gli zombie di Z Nation certo non sono “belli” come quelli di TWD ma sono comunque fatti discretamente bene ed il risultato estetico è più che apprezzabile. L’unica differenza è che qui i morti viventi/infetti dal punto di vista delle movenze ricordano un po’ più quelli del film “28 Giorni Dopo” dove appena trasformati appaiono veloci ed in piene forze per poi andare incontro ad una lenta degenerazione (cosa che in effetti avrebbe anche un suo senso logico).
Z Nation appare come un classico prodotto da venerdi sera con amici, birra e patatine, niente di più e niente di meno. Un minimo di trama orizzontale c’è ma si vede che la priorità per Syfy e per gli sceneggiatori è quella di creare uno show che miri al trash ed al gore, obiettivo riuscito questo, purtroppo a discapito di tutto il resto.
Se vi sembra una trama vista e rivista tranquilli, è del tutto normale. Anche qui ci si trova di fronte alla “classica” apocalisse zombie che devasta l’umanità ed anche qui abbiamo un piccolo gruppo di persone che deve riuscire a sopravvivere in un mondo ormai governato dai morti viventi e dal caos. E’ chiaro che tutti questi “anche qui” derivino da un’insieme di circostanze che abbiamo già visto più e più volte in film e telefilm da almeno 20 anni a questa parte. In primis il paragone sorge spontaneo con un’altra famosa serie televisiva degli ultimi anni, ovvero il celebre The Walking Dead, il cui grande successo è stato probabilmente il vero motivo della nascita di questo show. Ormai possiamo dire che, in termini commerciali, gli zombie sono i “nuovi” vampiri.
Ma la vera domanda è: sentivamo davvero il bisogno di un’altra serie sugli zombie? Non potevamo proprio farne a meno? Syfy ha risposto affermativamente a queste domande e così il canale che ha creato i vari Sharknado, Battlestar Galactica ed Helix ha sfornato anche Z Nation.
Il plot generale non presenta alcuna novità di rilievo rispetto ai soliti scenari che hanno a che fare coi morti viventi, eccetto per una. Se infatti su TWD non viene lasciata (almeno per il momento) la minima speranza per gli esseri umani di tornare ad essere la specie dominante sul pianeta Terra, qui invece le cose cambiano; il sangue di una certa persona potrebbe infatti fornire la chiave per la guarigione dal virus mortale. Nella prima scena del pilot ci viene infatti mostrata una squadra speciale capitanata da Hammond (interpretato da Harold Perrineau famoso per il ruolo di Michael in Lost) intenta a soccorrere e salvare una serie di scienziati atti alla creazione di un vaccino che renda immuni dai morsi dei morti viventi. Per testare e mettere alla prova l’effettiva efficacia del vaccino vengono usati come cavie dei detenuti tra i quali, manco a farlo apposta, se ne salva solo uno chiamato Murphy il quale nonostante 8 morsi da parte dei non-morti è in “perfetta” salute fisica. L’obiettivo di Hammond sarà quindi quello di trasportare Murphy dallo stato di New York a quello della California guidato da un collega via radio (interpretato da D. J. Qualls famoso per i suoi ruoli comedy in Road Trip, Scrubs e Supernatural) e da un team di persone che incontrano lungo la strada.
Se sotto l’aspetto della storia le cose non sembrano poi distinguersi tanto da TWD, va detto che la narrazione è pressoché diversa.
Chiaramente è troppo presto per giudicare un prodotto solo dal primo episodio ma in questo caso l’azione sembra essere decisamente più frenetica rispetto a quella del suo “fratello” più famoso. Qui non abbiamo spazio per i sentimentalismi ed i rapporti interpersonali troppo complessi tra i personaggi, il tutto viene semplificato al massimo per intensificare in maniera spasmodica la carneficina di umani, zombie e le scene d’azione. Si ha insomma un approccio meno incentrato sui drammi, cosa che, se da un lato farà fare i salti di gioia a chi non ne poteva più dei continui dialoghi tra i personaggi di TWD, rende però l’intero prodotto un po’ troppo frenetico e decisamente più surreale e frivolo. Da notare poi un’altra differenza sostanziale con The Walking Dead: la quantità di scene forti/gore presenti. Se nello show di Robert Kirkman queste scene vengono sapientemente centellinate al fine di rendere “speciale” il momento in cui si decide di farne uso, su Z Nation queste diventano quasi la regola e non l’eccezione.
Va aggiunto poi il colpo di scena della morte inaspettata del personaggio di Harold Perrineau il quale, oltre ad essere l’attore più famoso del cast, era apparentemente anche il personaggio principale della vicenda. Ovviamente non si tratta di una scena shock come quelle che ad esempio vediamo su Game of Thrones ma certo vanno premiati gli autori per questo colpo di scena di sicuro effetto che però va ad intaccare pesantemente l’autorevolezza e la qualità dell’intero cast che in questi primi 40 minuti non è decisamente stata sufficiente, anzi. L’abbinata cast scadente e horror splatter è una legge non scritta ed oltre oceano non potevano esimersi dal ripetere questa combo, era doveroso quindi eliminare Perrineau in quanto attore più talentuoso. I personaggi inoltre, chi più chi meno, non sembrano riuscirsi a differenziare troppo da quanto già offerto in trasmissioni televisive analoghe e ad ora sembrano un po’ una brutta copia di Rick e soci. Fatalità entrambi i protagonisti delle rispettive serie sono ex uomini di legge e la stessa Anastasia Baranova nel ruolo di Addy Carver sembra voler scimmiottare un po’ Michonne con quella mazza chiodata in mano… Diamo tempo al tempo comunque.
Z Nation, come ogni show, prova a crearsi delle frasi celebri che lo distinguano dalla massa, frasi alla “Say my name” di Walter White per intenderci, peccato che “I give you mercy” non abbia un senso logico. Capiamo il rispetto per la persona che esisteva un tempo ma dubitiamo fortemente che nel momento in cui si uccide uno zombie si abbia il tempo di pensare ad una sorte di rito funebre abbreviato. Ad ogni modo su questo si può facilmente soprassedere. Una delle vere note negative della puntata è la stupidissima scena finale dove il personaggio di Donald Joseph Qualls si mette gli occhiali da sole e se ne esce con una battuta che pare uscita da un film trash anni 80. Davvero era il caso di proporcela? Ci auguriamo che sia una cosa voluta quella di non prendersi troppo sul serio perchè scene del genere, come anche quelle inerenti al baby zombie, erano accettabili negli anni 90, ora non più
A livello di CGI e di effetti speciali gli zombie di Z Nation certo non sono “belli” come quelli di TWD ma sono comunque fatti discretamente bene ed il risultato estetico è più che apprezzabile. L’unica differenza è che qui i morti viventi/infetti dal punto di vista delle movenze ricordano un po’ più quelli del film “28 Giorni Dopo” dove appena trasformati appaiono veloci ed in piene forze per poi andare incontro ad una lenta degenerazione (cosa che in effetti avrebbe anche un suo senso logico).
Z Nation appare come un classico prodotto da venerdi sera con amici, birra e patatine, niente di più e niente di meno. Un minimo di trama orizzontale c’è ma si vede che la priorità per Syfy e per gli sceneggiatori è quella di creare uno show che miri al trash ed al gore, obiettivo riuscito questo, purtroppo a discapito di tutto il resto.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Che dire in conclusione? Questi primi 40 minuti sanno veramente tanto di “già visto” ed è proprio ciò su cui dovrà lavorare molto questa serie al fine di presentarci un prodotto che possa rivelarsi piacevole ed innovativo. Vedremo più avanti quindi se lo show, così come i protagonisti, meriterà la sopravvivenza oppure verrà cancellato.
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.