Breath and reboot. Respira, riprenditi e riavvia. Non c’è altro modo per descrivere il post “Ozymandias”.
Adrenalina, agitazione e smarrimento allo stesso tempo. Adrenalina per 47 minuti di corsa frenetica verso livelli di sceneggiatura e interpretazione impensabili per una serie tv. Agitazione per uno degli episodi più sconvolgenti nella storia di Breaking Bad, con l’evento clou che arriva e colpisce inaspettato come uno schiaffo in pieno volto. Smarrimento di fronte a tanta bravura, tanta cattiveria e l’onnipresente buona dose di audacia del geniale Vince Gilligan. Un episodio così ben scritto, sviluppato e diretto, che alterna momenti di ansia ad attimi in cui si trattiene il respiro, non può che essere insignito con lo scettro di “episodio perfetto”, ed il fatto che manchino ancora due puntate al gran finale attanaglia di spettatori che con estrema difficoltà vorranno aspettare altre due settimane per raggiungere il fantomatico orgasmo telefilmico. Diciamo che ci siamo andati vicinissimi con questi preliminari.
Il flashback che dà il la al quattordicesimo episodio aleggia come un fantasma dei bei tempi che furono, ed il “ti amo” sussurrato da Skyler a Walt lascia l’amaro in bocca a soli due anni di distanza. Tutto cominciò così, con un camper in mezzo al deserto ed un Walt in mutande, ancora capellone. Nello stesso esatto punto, ora, si consuma una carneficina. Ammettiamolo, fin dall’inizio di Breaking Bad ci sono state due fazioni che hanno alimentato il fandom dietro questa serie tv: il team Walt ed il team Hank. Il primo patteggia per Mr. White e lo giustifica di fronte a terribili crimini, per la natura delle sue motivazioni e per il senso di famiglia che trascende persino il rispetto per la propria vita; il secondo, invece, vuole Walt dietro le sbarre, giudicandolo solo un pazzo criminale. Non è mia intenzione favorire una fazione rispetto ad un’altra, ma questa puntata lascerà uno dei due team a corto di munizioni, anche se non è ancora detta l’ultima parola.
La parabola ascendente che era cominciata con il cliffhanger dello scorso episodio, ora sfonda letteralmente tutte le barriere mentali per raggiungere il suo climax. Succedono tante, troppe cose in questa puntata per riuscire a contenerle in un’unica recensione, e solo ora capiamo come l’inizio della quinta stagione, con Walt seduto ad una tavola calda a festeggiare il suo 52esimo compleanno, altro non è che il preludio, l’inizio della fine. Il ritorno di Walter per una resa dei conti finali. “You crossed me”, sbotta il signor White al telefono con Skyler. Mi avete tradito. E ci saranno delle conseguenze. Con queste parole Walt completa la sua trasformazione in Heisenberg, ed anche l’ultimo vincolo viene spezzato. Ce ne accorgiamo prima di tutto con Jesse, a cui Walter sputa in faccia la verità sulla morte di Jane, come a volergli sferrare l’ultima pugnalata per vederlo soffrire. L’istinto paterno ormai si è dissolto nell’acido corrosivo del rancore e della delusione. Il professore di chimica che avrebbe fatto di tutto per proteggere e stare accanto alla sua famiglia ora se ne libera definitivamente. L’ultimo barlume di umanità, l’amore per i suoi cari, svanisce ed Heisenberg abbatte a calci e pugni la gabbia familiare, dispiegando le ali per volare via, finalmente cambiato e deciso a vendicarsi di chi lo ha ostacolato e gli ha mancato di rispetto. Moglie compresa. L’ultimo passo verso il criminale perfetto.
In un crescendo che non ha limiti non c’è tempo nemmeno per inserire i titoli di testa che presentano gli autori, una lista di nomi che in genere compare subito dopo la sigla ma che qui, per non rovinare l’hype alle stelle ed il funerale televisivo del compianto Agente Schrader, vengono messi ben 19 minuti dopo l’inizio dell’episodio. Come a dire che perfino gli sceneggiatori e la regia tutta può aspettare in un momento così forte e poetico di Breaking Bad. Lì il male ha vinto, Heisenberg ha vinto, Walter White ha perso. E’ l’inizio della fine che tanto aspettavamo sin da quel “Live Free Or Die“, un inizio che, come anticipavamo su “To’hajiilee“, avrebbe portato con se almeno un cadavere, in questo caso due dei buoni: Schrader e Gomez. Di Jesse per ora preferiamo non parlare, sicuramente la prossima puntata lo vedrà protagonista quindi ci riserviamo le nostre opinioni per allora, qui diciamo solo che la sua mimica facciale è da premiare, così come lo sarebbe quella di qualsiasi membro del cast. Mostri di bravura.
Il titolo dell’episodio, inoltre, è metaforico e racchiude in sé tutta l’essenza di Walter White. Ozymandias è, infatti, un poemetto di Percy Bysshe Shelley, il cui tema centrale è il declino di tutti gli uomini di potere e degli imperi che hanno costruito, per quanto grandi e potenti potessero essere stati in vita. “Il mio nome è Ozymandias, Re di tutti i Re. Ammirate, voi potenti, le mie opere e disperate”. Anche l’impero del grande Heisenberg è sulla via del tramonto, ma difenderà con le unghie e con i denti ciò che ha costruito e soprattutto quanto gli è rimasto, a costo di portare con sé, nell’oblio e nel declino, quante più persone possibile.
PRO:
- Lo sparo fatale
- Walter White trasformato definitivamente in Heisenberg
- Emmy alla regia, sceneggiatura originale e interpretazione
- Il ritmo, i dialoghi, i dettagli, le minacce e l’agitazione che sale
- Heisenberg contro tutti
- Nessuno
Mancano solo due puntate per scoprire le intenzioni di Heisenberg (ora lo chiamerò solo così), anche se l’idea che ci siamo fatti è ben definita nella nostra mente. Tanti sono i nemici da eliminare nella sua lista nera. Una moglie debole, egoista ed irrispettosa; un figliastro traditore e una banda di filo-nazisti con settanta milioni dei suoi dollari. Episodio da 5 Emmy, almeno finchè non inventiamo quello da 6 Emmy.
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.
Scusate, ho notato che non tutti hanno afferrato un punto abbastanza importante. Condivido totalmente la recensione ma mi sembra vi sia sfuggito come ad altri spettatori la "recita" di Walt quando sottolinea di essere stato da solo a fare tutto e di aver minacciato la moglie sollevandola così da ogni accusa. Cranston è fenomenale quando nelle pause del suo sputare veleno, piange. Quindi la sua totale "trasformazione" la vedo nella confessione su Jane e nel rapimento di Holly. Le ultime scene sembrano una parzialissima redenzione.
Su Cranston non si discute, c'è da dire che in realtà la sua non è una recita perchè pensa veramente quello che dice ma ci sta male ed è per quello che piange, perchè tutto ciò che ha fatto lo ha fatto per la sua famiglia, la stessa che ora lo ripaga con un coltello e con la polizia…
Io son d'accordo con Padulo. Secondo me viste le lacrime e il fatto che abbia lasciato la figlia è palese che stesse accollandosi tutte le colpe per liberare la famiglia da ogni sospetto.