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Gli episodi pilota possono ingannare lo spettatore per tanti motivi. Se mi fossi trovato a recensire esclusivamente il pilot, ammetto che sarei stato parecchio severo. Innanzi tutto avrei espresso molte perplessità verso la trama. Siamo nel 2048 e i clichè si sprecano: poliziotti affiancati da androidi per combattere il crimine; insieme di personaggi più o meno minori che costituiscono una centrale di polizia (da evidenziare il classico nerd da laboratorio); un protagonista “eroe” dall’oscuro passato (e con i ricordi poco chiari) che si trova a fronteggiare delle perdite; l’affiancamento di un androide diverso dagli altri (considerato quasi difettoso) che rivela più sensibilità del suo freddissimo e ostile partner umano, creando quindi un iniziale contrasto. Insomma, un insieme di luoghi comuni che mi ha permesso di perdere l’attenzione durante alcuni dialoghi senza che però mi sfuggisse niente.
Avrei poi espresso perplessità verso il casting. Karl Urban mi era apparso tutto muscoli e zero espressività, Michael Ealy particolare sì, ma il classico modello alla The Vampire Diares. La regia, la scenografia, ma anche recitazione tuttavia non mi erano dispiaciute. Quello che però mi turbava era l’ennesima riproposizione di un “procedural” dove, seppur cambiando l’ordine degli addendi, il risultato non cambia. Avrei preferito un pilot rischioso e brutto, talmente brutto da riempirmi di curiosità, piuttosto che il solito prodotto confezionato, pieno di sicurezze. C’è però anche da riconoscere che, tanti sono i pilot con partenze simili tra loro, tanto diversi sono i risultati finali. Person Of Interest era partito come un serial tutto spari e storie autoconclusive, salvo poi subire un’evoluzione che ha pochi precedenti nella storia della televisione.
Fringe aveva fatto seguire all’impegnativo e maestoso pilot (quasi un film), una serie cult andata avanti grazie all’affetto di un piccolo zoccolo duro di fan, con tante licenze narrative. Alcatraz (ebbene sì, ci ho perso delle ore della mia vita che non mi verranno mai restituite…) poteva essere il nuovo Lost, con una trama molto intrigante, salvo poi precipitare nell’anonimato di 13 puntate identiche tra loro che hanno portato lo show ad una ingloriosa cancellazione. Insomma, non mi aspettavo di aver iniziato la migliore serie del mondo, ma allo stesso tempo mi intrigavano le possibili derive che il buon J.J. avrebbe potuto prendere con Wyman.
Fringe aveva fatto seguire all’impegnativo e maestoso pilot (quasi un film), una serie cult andata avanti grazie all’affetto di un piccolo zoccolo duro di fan, con tante licenze narrative. Alcatraz (ebbene sì, ci ho perso delle ore della mia vita che non mi verranno mai restituite…) poteva essere il nuovo Lost, con una trama molto intrigante, salvo poi precipitare nell’anonimato di 13 puntate identiche tra loro che hanno portato lo show ad una ingloriosa cancellazione. Insomma, non mi aspettavo di aver iniziato la migliore serie del mondo, ma allo stesso tempo mi intrigavano le possibili derive che il buon J.J. avrebbe potuto prendere con Wyman.
Eppure dopo la visione del pilot non avevo preso in considerazione un elemento fondamentale che spesso fa la differenza, soprattutto quando gli elementi sono così “classici”. Sto parlando dell’ironia. E’ vero, in un poliziesco fantascientifico non mi aspetto di ridere a crepapelle, ma il saper inserire i giusti dialoghi capaci di poter strappare un sorriso o una risata, può veramente fare la differenza. Basti pensare come tutte le migliori serie drammatiche non possono prescindere da alcuni momenti comici.
E la differenza si vede in “Skin”, il secondo episodio trasmesso a sorpresa (almeno per me) la sera dopo il pilot. Karl Urban riesce subito ad elevarsi da personaggio banalissimo quale inizialmente sembrava interpretare. Il dialogo tra John e Dorian (non può essere una coincidenza l’abbinamento di questi nomi, i fan di Scrubs sanno a cosa mi riferisco) sull’incapacità del primo di comunicare con i bambini e quindi il suo poco amore per i gatti, mi ha rallegrato non poco. Degno di nota anche il tentativo del protagonista di fare colpo su un gruppo di ragazzini accoltellandosi la gamba bionica. Per non parlare dell’interrogatorio in cui le avvenenti androidi inducono John ad un comico lapsus. Questa leggerezza e brillantezza di dialoghi mettono quindi subito in chiaro che da questa serie magari non ci dovremo aspettare qualcosa di eccelso, ma sicuramente un buonissimo prodotto. Poco importa se la trama riguardante un racket di androidi-prostitute “modificate” da vera pelle umana non catturi questo grandissimo interesse (per non parlare dei soliti criminali est-europei, un classico). Importante invece che la trama orizzontale (che non esplode certo di originalità) faccia capolino anche nel secondo episodio, non facendoci così precipitare in un vortice di episodi autoconclusivi senza capo nè coda. Certo è ancora presto per giudicare, sono solo due episodi. Se però la crescita a cui abbiamo assistito tra Pilot e Skin si mantiene costante con l’avanzare degli episodi, non vedo l’ora sia lunedì prossimo.
PRO:
- Regia e scenografia.
- John & Dorian (John+Dorian = JD).
- John che butta l’androide fuori dalla macchina.
- Accoltellamento alla gamba bionica.
- Dialogo sui gatti.
- Lapsus “naked”.
- I clichè nella premessa possono, più avanti, rendere imprevedibili i risultati.
CONTRO:
- Gli Stati Uniti e i loro dogmi bene/male riproposti in tutte le salse.
- Nel pilot c’è un minestrone di già visto.
- I clichè nella premessa possono, più avanti, rendere imprevedibili i risultati.
I giudizi non possono che essere positivi, ovviamente occorre calarsi nel contesto “fumettaro” dello show e non pretendere niente di più. Al pilot avrei dato una quasi-sufficienza per i motivi di cui sopra, la seconda puntata invece si guadagna già un buon voto, sperando che non vengano tradite le aspettative che timidamente si vanno creando.
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.