Se siete qui a leggere queste righe vuol dire che siete sopravvissuti al “The Final Chapter” della scorsa stagione, siete scappati al massacro finale targato Joe Carroll e ora, recidivi come non mai, avete affrontato la premiere di questa seconda stagione di The Following non contenti della sofferenza provocata l’anno scorso e
speranzosi in una “resurrezione” della serie. Vi annuncio che siete cascati male.
Per come si erano messe le cose nel season finale poteva tranquillamente non esserci una seconda stagione e, a priori, sarebbe stata anche la scelta giusta da prendere visto che il genere di questa serie non permette una vita longeva ai protagonisti e coprotagonisti ma, soprattutto, non se ne sentiva la necessità. La Fox e Kevin Williamson però la pensano diversamente visti gli ascolti e quindi eccoci qui di fronte a quella che non è una premiere ma un vero e proprio pilot 2.0. Già dai primi minuti la conta dei morti aumenta con l’addio ufficiale di Claire Matthews che, al contrario di Ryan Hardy, non sopravvive alle coltellate inferte da Molly, l’ex fidanzata di quest’ultimo nonchè follower e spasimante di Carroll. Subito sale l’angoscia perchè è una conseguenza quasi logica aspettarsi il resto della puntata fatta di pianti e autocommiserazione per la morte del “grande amore” ed invece no, Williamson con molta freddezza se ne sbatte e fa ricominciare la narrazione un anno dopo quando Hardy ha smesso di comprare bancali di fazzoletti per le lacrime per insegnare all’università. Scroscio di applausi per Williamson che ha avuto il coraggio di non ricadere nei soliti cliché per ricominciare tutto da capo mantenendo solo quattro protagonisti: Ryan Hardy, Mike Weston, Emma Hill e Joe Carroll. Si, Joe Carroll è, ovviamente, ancora vivo, vegeto e più barbuto che mai; Emma si è tinta i capelli di rosa e continua a vivere insieme ad altri follower fuggiti alla prigione; Mike è stato sospeso in attesa di accertamenti dopo la morte della Parker. Quindi questi sono gli unici characters che abbiamo il piacere/dispiacere di rivedere, scegliete voi quello che preferite.
“Resurrection” è un nuovo inizio ma parte con una pesante eredità che difficilmente si scrollerà di dosso visto anche che sguazza agevolmente rievocando il proprio passato. Ryan Hardy segue il detto “chi fa da sè fa per tre” dimenticandosi di quello che dice “si vive insieme ma si muore da soli” e, visto il contesto in cui opera, forse è più conveniente tenere a mente quest’ultimo. La scelta di farlo lavorare in segreto sempre sul caso Carroll lo porta in una posizione che se da una parte ci dimostra quanto sia ancora alla disperata ricerca di una pace interiore, dall’altra si sta scavando la fossa da solo mettendosi in pericolo e nascondendo informazioni preziose all’FBI. Non la migliore delle scelte quindi.
La nuova setta in realtà non sembra una setta ma solo quattro sbarbatelli con intenti omicidi che tentano di emulare Carroll ed i suoi. Quindi su questo fronte la tensione è decisamente minore rispetto all’anno scorso ma, e qui bisogna dar atto a Williamson di averci azzeccato, la rappresentazione sia psicologica che di effetti speciali dei due gemelli Luke/Mark è da brividi e da sola stimola ed invoglia al proseguo della storia. Come in The Social Network c’è un solo attore ad interpretare due fratelli gemelli, così qui c’è solo Sam Underwood a recitare in entrambi i ruoli e, se vi state domandando dove lo avete già visto o perchè sia così bravo nel ruolo dello psicopatico, è perchè ha ricoperto un ruolo analogo nell’ultima stagione di Dexter e qui fa del suo meglio risultando decisamente adatto al doppio ruolo. Degli altri due adepti si può ancora dire poco e quindi ci asteniamo.
Se dovessi consigliare a qualcuno il proseguo o meno della serie dopo questa “Resurrection” mi sentirei di invogliarlo a prendere altre strade telefilmiche più appetibili ma nel dubbio di tentare la sorte con la prossima puntata visto che, tutto sommato, questa premiere non è ricca di strafalcioni come gli episodi della scorsa stagione. Certo se il buongiorno si vede dal mattino, diciamo che sarà una giornata nuvolosa.
- Inquietantissime maschere di Joe Carroll
- Caratterizzazione dei gemelli Luke/Mark
- Joe Carroll ancora vivo
- Joe Carroll ancora vivo
- Ryan Hardy che fa tutto da solo. Seriously?
- Si prospetta una seconda stagione sulla falsariga della precedente
Piccola nota sugli ascolti: la netta differenza è dovuta alla messa in onda subito dopo i playoff di football la domenica sera invece della normale collocazione il lunedi.
The Final Chapter 1×15 | 7.82 milioni – 2.7 rating |
Resurrection 2×01 | 11.2 milioni – 4.4 rating |
VOTO EMMY
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.