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“Something have you heard of Hamlet’s transformation. So I call it, sith nor th’exterior nor the inward man resembles that it was.”
“Avete sentito parlare della trasformazione di Amleto. E tale potete ben dirla, perché in lui né l’esteriore, né l’animo somigliano ormai a ciò ch’essi furono.”
“Avete sentito parlare della trasformazione di Amleto. E tale potete ben dirla, perché in lui né l’esteriore, né l’animo somigliano ormai a ciò ch’essi furono.”
Sette anni sono trascorsi. Sette anni segnati da amore, odio, passione e cieca violenza. Sette anni in compagnia di personaggi che prepotentemente hanno fatto breccia nelle nostre esistenze e che con questo monumentale series finale marcano un segno indissolubile nella storia della televisione. Con Red Rose Sutter ha deciso di sciogliere il bandolo della matassa, chiudendo tutte le questioni legate ai personaggi secondari, lasciando a Jax il ruolo di unico protagonista all’interno dell’episodio finale. Niente sorprese, niente colpi di scena. Tutto procede nell’unica direzione possibile. E la narrazione non ne risente, anzi trae tutta la sua forza dalla linearità, rendendo noi spettatori veri e propri compagni di viaggio, quasi fossimo seduti anche noi sulla moto di JT, lanciati a braccia aperte e occhi chiusi verso la libertà.
Jax Teller è, nell’opera di Sutter, l’espressione più perfetta, la più studiata, la più seguita nelle minime svolte della sua natura, quella più rigorosamente finalizzata a se stessa. Amore e rifiuto della vita trovano la loro massima espressione in un ideale che si realizza attraverso la passione di inventare la propria ed altrui esistenza, rappresentando la vita ben prima di viverla. Schiavi a tal punto di una profonda incertezza circa la propria visione della realtà da condizionare quella degli altri, creando, tramite intrighi e macchinazioni, artefatte immagini di se stessi, allo scopo che queste, riflesse negli occhi degli altri, restituiscano solo ed unicamente la propria rappresentazione della verità. Questa volta però la realtà è una. Una soltanto. E Jax questo ormai l’ha capito. È tardi per realizzare i progetti del padre, è tardi per cercare redenzione fra i vivi, è tardi per ripensare ai propri fallimenti. L’unico modo per salvaguardare quel poco che gli rimane, quel poco che ancora ama, è sparire. Passato, presente e futuro, offrendo alle fiamme ogni prova della sua esistenza e ogni traccia dei vaneggiamenti utopistici di un uomo che troppo pretese e nulla ottenne fuorché disgrazia.
“I need my sons to grow up hating the thoutgh of me“.
Eccola l’eredità di Jackson Teller. Lasciata nelle mani di Nero, “daddy’s best friend“, eletto padrino di Abel e Thomas e incaricato del difficile compito di impedire che l’odio pianti le sue radici nella vita di un altro Teller, portando nel peggiore dei casi i figli del Pres a ripetere gli stessi errori del padre, e di suo padre prima di lui. Una scena che trae tutta la sua drammaticità dalla totale inconsapevolezza da parte di Abel, ma anche da parte della “ritrovata” Wendy, e che trova il suo culmine nel candido “I love you dad“, le stesse quattro parole che Jax rivolgerà a JT prima del suo final ride. Sul finale Sutter non tradisce il suo stile e ci lascia con un’immagine che ha lo scopo di instillare il dubbio nelle nostre menti, mostrandoci Abel intento a giocare con l’anello lasciatogli da Gemma, simbolo di quell’oscurità che da sempre aleggia sulla famiglia Teller e con cui, inevitabilmente, un giorno il figlio di Jax dovrà fare i conti. Una sequenza che arriva immediatamente dopo la chiusura del sacco nero contenente mamma Teller, quasi a voler sottolineare l’ineluttabilità della battaglia interiore che il povero bambino si troverà ad affrontare.
Jax rappresenta l’eroe romantico, quello sensibile e tormentato, un uomo dominato da dirompenti emozioni e indescrivibili turbamenti, un personaggio così ricco di sfumature da conquistare non solo l’attenzione, ma l’affetto dello spettatore. Il ragazzo con la camminata da bulletto e le sue (fino ad ora) inseparabili scarpe bianche, che da solo voleva cambiare il mondo, ha finito per scontrarsi con la dura e cruda realtà, tipicamente sutteriana, condividendo il destino di coloro che prima di lui, Opie e Tara in primis (il saluto alle loro lapidi non è casuale), cercarono uno spiraglio di luce in quell’oasi di tenebre chiamata Charming.
Il viaggio verso l’anarchia, verso quella libertà vera che esige dolore e sacrificio, non poteva che passare per il Club. Il tradimento nei confronti della patch non può essere ignorato, lo sa Jax e lo sa Chibs, nuovo leader dei Sons ed emblema del legame fraterno “nascosto” da quel pezzo di stoffa cucito sulla schiena. È lui a portare avanti il desiderio del suo Pres, convincendo i suoi fratelli a votare nel modo “giusto”, facendo incontrare a Jax mr. Mayhem, e sarà sempre lui a fare in modo che il suo Jacky boy possa sistemare le faccende in sospeso prima di congedarsi in sella alla sua moto. Ed è così, libero da ogni legame con un mondo che oramai non gli appartiene più, che Jax libera il Club e la sua famiglia da ogni minaccia ancora presente, facendo fuori gli irlandesi, Barosky e Marks. Passando anche per l’incontro con lei, la homeless lady, colei che Sutter dichiarò essere la rappresentazione di Gesù Cristo (minuto 5.40), ma che a nostro avviso deve rimanere una figura aperta ad ogni tipo di interpretazione, in quanto, sempre citando lo showrunner: “The homeless woman is who she is and represents what she represents“. La ragazza arriva così alla sua decima apparizione. Compagna di viaggio di Jax e Gemma e presenza iconica nei momenti di smarrimento emotivo dei due protagonisti, ci venne presentata nella puntata 1×12 con quel profetico “Abel will help my boys“. Nella seconda stagione al “I know you?” di Gemma rispose con un enigmatico “Everyone knows me” e ora, di fronte al quasi ingenuo “who are you?” di Jax le uniche parole ad uscire dalla sua bocca sono “It’s time“. Consegnandogli la stessa coperta che nell’episodio finale della prima stagione Jax le restituì dopo averlo scaldato in quella fredda notte passata nel cimitero di Charming. E una volta compiuto il suo ultimo dovere, l’omicidio di August Marks, tutto è pronto per il viaggio finale: “I’m ready, I got this“, a rievocare le ultime parole del suo amico Opie.
“Come join the murder, come fly with black. We’ll give you freedom, from the human trap. Come join the murder, soar on my wings, you’ll touch the hand of God, and He’ll make you king.“
È quasi inutile spendere qualsivoglia commento sulla sequenza di chiusura dell’episodio. Che Sutter fosse un maestro in fatto di montaggi musicali era oramai assodato. Questa volta però ogni singolo momento che accompagna Jax verso il suo triste ma liberatorio destino è pura armonia. La canzone scelta per accompagnare gli ultimi minuti dello show, scritta dallo stesso Sutter e cantata da Jake Smith alias The White Buffalo, esprime perfettamente quel senso di libertà che la scena vuole trasmettere, tenendo lo spettatore incollato allo schermo, concentrato su quella strada dove, è chiaro, di lì a pochi secondi tutto avrà fine. La tristezza che ci accompagna nel vedere quel camion, guidato proprio da Milo, il camonista che già incrociò Gemma sulla sua strada, lascia spazio ad una rigorosa solennità nel celebrare il momento dello schianto, espressione massima della libertà che si ottiene quando si è figli dell’anarchia. E così tutto si chiude proprio com’era iniziato, con quei corvi a banchettare sull’asfalto. Il pezzo di pane che vediamo nell’immagine di chiusura, appena sporco di vino, rimanda all'”ultima cena” della homeless lady, una simbologia evidentemente cristologica, simbolo di come la redenzione e il perdono dei peccati debba giungere per mezzo del Suo sangue, quello stesso sangue che scorre sull’asfalto mentre i corvi, spaventati dal frastuono, riprendono il loro volo alla conquista del cielo.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Il record di ascolti registrato da questo series finale non fa altro che confermare la qualità della puntata e, in generale, dell’intero show. Sons Of Anarchy è stato più di un telefilm, è stata una vera e propria esperienza di vita che ci ha accompagnato in questi sette anni attraverso storie e personaggi decisamente sopra le righe, mostrandoci gli aspetti più oscuri dell’animo umano senza troppi fronzoli ed eliminando ogni tipo di filtro. La potenza delle immagini, l’estrema violenza, le innumerevoli citazioni e l’incredibile colonna sonora sono solo alcuni degli elementi che hanno reso unica questa spettacolare serie televisiva. Senza dubbio Jax e compagni ci mancheranno.
E quindi, quale miglior modo di dire addio al Redwood Original Motorcycle se non con l’estremo saluto di Orazio ad Amleto: “Now cracks a noble heart. Good night, sweet prince, and flights of angels sing thee to thy rest.”- “Così si spezza un nobile cuore. Buonanotte, dolce principe, e possa un volo d’angeli condurti al tuo riposo“.
Goodbye SAMCRO, the crow flies straight.
E quindi, quale miglior modo di dire addio al Redwood Original Motorcycle se non con l’estremo saluto di Orazio ad Amleto: “Now cracks a noble heart. Good night, sweet prince, and flights of angels sing thee to thy rest.”- “Così si spezza un nobile cuore. Buonanotte, dolce principe, e possa un volo d’angeli condurti al tuo riposo“.
Goodbye SAMCRO, the crow flies straight.
Red Rose 7×12 | 5.05 milioni – 2.6 rating |
Papa’s Goods 7×13 | 6.39 milioni – 3.3 rating |
Sponsored by Sons Of Anarchy Italia
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.