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“A brotherhood of misery, with smiles as sad as sighs. Whose madness daily maddened me and turning into agony. The bliss before my eyes. So stood I in Heaven’s glorious sun, and in the glare of Hell, my spirit drank a mingled tone, of seraph’s song and demon’s moan. What my soul bore, my soul alone, within itself may tell”.
– Emily Jane Bronte “My Comforter”
//Una fratellanza di struggimento, con sorrisi tristi come sospiri. La cui follia quotidiana mi esaspera e si trasforma in agonia. La beatitudine davanti ai miei occhi. Così d’innanzi al glorioso sole nel cielo e al bagliore dell’inferno, la mia anima si dissetò di un suono misto, del canto dell’Angelo e il gemere del Demone. Ciò che strazia la mia anima, la mia anima sola, dentro se stessa si può raccontare//.
Il poema letto da Ron Tully (di cui vi abbiamo riportato la traduzione qui sopra) tra le braccia di un Juice oramai rassegnato al suo triste destino, racchiude in poche righe l’essenza di Charming, paese dove inferno e paradiso si incontrano, anzi si scontrano, dando vita ad un dramma perpetuo a cui è impossibile sottrarsi. Il concetto di famiglia alla base del Club appare ormai distante, sepolto sotto il peso di troppi cadaveri, offuscato da una patch talmente macchiata di sangue che risulta difficile ricordarne il significato. In questo senso è emblematico il personaggio di Abel, prodotto della follia quotidiana in cui è cresciuto e connubio ideale tra “canto dell’Angelo e gemito del Demone”. La brotherood of misery “trasforma in agonia” tutto ciò che tocca, un Re Mida al contrario direbbe Luttazzi, e neppure un’anima pura come quella di un bambino può salvarsi, arrivando addirittura ad automutilarsi per il puro desiderio di vendicarsi di sua nonna.
La scena con cui si apre la puntata vuole fornirci una panoramica dei vari stati d’animo dei personaggi mettendo a confronto i diversi atti sessuali e mostrandoci le diverse sfumature che il sesso può assumere. Distrazione, per allontanare in qualche modo la morte, non solo quella di Bobby; affermazione e accettazione della propria diversità nel caso di Tig e Venus; passione ardente e puro desiderio d’abbandono tra le braccia di una sconosciuta; ma anche sofferenza e inadeguatezza, nei due casi estremi di Juice e Gemma. Un espediente che ha anche il compito di mostrarci le debolezze che si nascondono dietro quel giubbotto, a cominciare da Jax, sopraffatto dalle continue sofferenze a cui è sottoposto e finito tra le braccia di una ragazza per cui sembra provare qualcosa di più della semplice attrazione fisica, complice l’estrema somiglianza con Tara nell’aspetto e nei modi.
Le due lovestory che compiono un necessario passo avanti sono quelle tra Chibs/Althea e Tig/Venus. I primi due si rendono protagonisti di una scena forse un po’ troppo sopra le righe, con quel doppio spintone e successivo doppio schiaffo che in qualche modo ridicolizza l’intera scena. La storia d’amore tra sbirro e criminale di certo non costituisce una grande innovazione, ma la Jarry con la sua personalità al limite della sanità mentale è un personaggio che contribuisce a ravvivare la situazione. La velocità con cui questa lovestory si è sviluppata ci lascia ancora un po’ perplessi, dunque speriamo che lo sceriffo non stia tramando qualcosa alle spalle di Chibs.
Per quanto riguarda Tig e Venus, Kim Coates e Walton Goggins ci regalano un’interpretazione magistrale, presentandoci due personaggi borderline che hanno fatto della loro diversità la chiave del loro amore. Come era già successo ad inizio stagione, i due attori hanno saputo dare ad una lovestory assolutamente fuori dagli schemi una connotazione del tutto ordinaria, mostrandoci come i veri freaks siano il più delle volte celati da quella che il resto del mondo definisce ipocritamente normalità.
E se l’amore trionfa, finalmente anche il club riesce ad imbeccare la strada giusta, riuscendo a terminare il suo piano d’alleanze e riscuotendo il debito di sangue con gli uomini di August. L’imboscata in pieno stile SOA ci regala un momento tanto truce quanto appagante, chiudendo la faccenda Bobby con il più classico degli “occhio per occhio”. Grazie Sutter.
Ed eccoci arrivati al tanto atteso finale. Il personaggio di Wendy ha subìto, nel corso di questi sette anni, una trasformazione radicale. La ragazza drogata d’inizio serie ha lasciato il posto ad una madre del tutto recuperata, in fin dei conti l’unica in grado di crescere Abel e Tommy in condizioni di totale normalità. Risulta quindi doveroso il gesto di Jax, rivelando finalmente a suo figlio l’identità della sua vera mamma. Un momento davvero commovente che, manco a dirlo, Sutter sfrutta come pretesto per sganciare la bomba della confessione sulla morte di Tara. Adesso Gemma dovrà dare delle spiegazioni a suo figlio, e nel caso la verità salti fuori (conoscendo Sutter potrebbe anche farla passare liscia alla matriarca di SAMCRO) sarà interessante vedere da che parte si schiererà Nero, ad un passo dal suo meritato ritiro. Noi naturalmente speriamo che Gemma faccia la fine che meriti, con l’augurio che insieme alla verità su Tara esca finalmente anche quella sull’assassinio di John Teller.
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In barba a tutti i detrattori, Sutter comincia il suo final ride nel miglior modo possibile, spianando la strada per un finale di stagione sicuramente esplosivo. Drea De Matteo sul suo profilo twitter ha parlato di questi ultimi quattro episodi definendoli “some of the best season finale shows in TV”. Voi che dite lettori di Recenserie, ci vogliamo fidare del giudizio di un’attrice che può vantare sette stagioni da regular character in “The Sopranos”, la serie con il finale più celebre e chiacchierato nella storia della serialità televisiva? Vi rispondiamo come farebbe il grande Dr.Cox: “la risposta è un sincero, chiaro e forte, assolutamente sicuro al cento per cento come niente in tutta la mia vita, senza alcun dubbio, CERTO!”.
What A Piece Of Work Is Man 7×09 | 3.88 milioni – 1.9 rating |
Faith And Despondency 7×10 | 4.38 milioni – 2.2 rating |
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.