Anche se Marvel’s Daredevil è visibile solo su Netflix, portale che ha già raggiunto in breve tempo lo status-quo di Olimpo Asgard delle serie tv in quanto non infligge ai propri spettatori il dolore dell’impaziente attesa della prossima puntata settimana dopo settimana, questo non vuol dire che ci si possa svincolare da alcune leggi e regole tipiche dei telefilm. Certo, non essendo soggetta alla costante ombra del politicamente corretto che aleggia sui network televisivi di pubblica portata, i telefilm di Netflix possono essere decisamente più libertini e spigliati, ma questo non vuol dire che debbano sottrarsi a certe esigenze tipiche del format: come ci devono essere delle puntate rampanti, piene di avanzamenti di trama, colpi di scena e quant’altro, ci devono anche essere le cosiddette “puntate di riposo”, dove si tira il fiato e si prepara il terreno per eventi futuri. Rispettare questi tempi è alla base di ogni tipologia di serialità che si rispetti.
Bene o male, il serial comics incentrato su Devil ha finora dimostrato di avere un avanzamento costante ma ben ponderato, riuscendo a portare avanti caratterizzazione e trama generale con parsimonia e ugual misura, tuttavia nonostante questo, si possono comunque individuare gli episodi con più identità transitoria di altri. Se “Cut Man” poteva essere, in un certo senso, la continuazione dei temi già lanciati e mostrati in “Into The Ring” (o meglio ancora, un suo ulteriore approfondimento, sopratutto per il legame con il padre), “Rabbit In A Snow Storm” rappresenta una di quelle puntate dai pochi, ma significativi, avanzamenti di trama e di arricchimento di mythos del personaggio. Va anche detto però che l’altra faccia della medaglia di un avanzamento costante ma ben ponderato è a volte anche la lentezza, poiché questo avanzamento deve esser portato avanti con metodo e sapienza, due cose che richiedo una certa calma e che, proprio per la pazienza che ci vuole nel costruire questi sviluppi, possono confezionare una puntata lenta, tipologia in cui rientra “Rabbit In A Snow Storm”; questo però, non vuol dire che la puntata sia una rottura di scatole: anzi. La sua lentezza si fa egregiamente perdonare da una serie di sviluppi importantissimi per la serie.
La terza puntata della prima stagione di Marvel’s Daredevil si regge su un piedistallo composto da tre piedini, dove quest’ultimi rappresentano scene/trame/tematiche che si identificano come corpo dell’episodio ma che promettono anche di tramutarsi nello scheletro del serial e dei personaggi coinvolti. Il primo vero processo dello studio Nelson & Murdock, il brutale combattimento di un Devil in erba contro John Healy e l’introduzione di Kingpin sono indubbiamente i cavalli di battaglia dell’episodio, destinati però a diventare degli incrollabili pilastri e solide fondamenta per la creazione del microcosmo del Cornetto. Ovvio, ci sono altri momenti importanti nei cinquantadue minuti di puntata (come l’introduzione di Ben Urich), ma questi sono quelli meglio sviluppati.
Partendo dal violento interrogatorio del vigilante ai danni di Haely, ancora una volta Devil conferma la sua unicità e rafforza la sua particolare caratterizzazione attraverso questa sequenza. Facendo un parallelismo con altri eroi introdotti nel Marvel Cinematic Universe, il Diavolo Custode si pone a metà fra personaggi come Captain America e la Vedova Nera, dove il primo è un eroe dalla morale salda e dai principi incrollabili, e la seconda il manuale in carne e ossa di come dovrebbe essere una spia; in questo mix, il nero vigilante mostra punti in comune con entrambi ma, inseriti nel frullatore per dare vita al profilo caratteriale dell’eroe, vengono a creare una natura fortemente contraddittoria. Realizziamo come Matt Murdock abbia tristemente capito la sottile differenza tra la giustizia e la legge, dove non sempre la seconda è sinonimo della prima, e questo viene fuori in maniera piuttosto lampante dalla sua incisiva e attualissima arringa: Matt crede nella giustizia, ma non si fida della legge, e dove non arriva l’avvocato dell’ufficio legale Nelson & Murdock, arriva Daredevil.
Mente il Capitano e la Vedova rimangono personaggi coerenti a sè stessi, dove il primo addirittura decide di sacrificare l’intero S.H.I.E.L.D. per la salvezza del mondo e la seconda si permette di non preoccuparsi della salute dei nemici che percuote in quanto spia (e quindi non autorizzata ad avere pietà), DD sceglie una strada che molti potrebbero definire “ipocrita”, difendendo la legge con metodi da fuorilegge. Matt sceglie la strada di Devil, dove per far valere dei giusti e legittimi valori, opta per abbassarsi allo stesso livello di coloro contro cui combatte, preferendo torturare ed intimidire, piuttosto che ispirare. Dove per molti è “ipocrisia”, per molti altri è “sacrificio”. Un sacrificio mirato a lasciare in un angolo la propria presunta superiorità morale e sporcarsi le mani, perché (a volte) essere eroi vuol dire anche questo: comportarsi come nessuno ha il coraggio di comportarsi. Ma se la giustizia è il compito di Devil, la legge è invece compito di Matt Murdcok e del suo socio/best friend forever Foggy Nelson.
Come abbiamo detto finora nelle nostre recensioni di Marvel’s Daredevil, il personaggio e la sua omonima testata a fumetti ha sempre sguazzato nel genere police procedural/legal drama, un po’ perché è il genere migliore per trattare con più graffiante incisività tematiche sulla criminalità dilagante, e un po’ per obbligo, visto il lavoro del protagonista. Attraverso la difesa del loro ambiguo cliente (resosi, tra le altre cose, protagonista di un opening scene coi controcazzi) abbiamo modo di vedere più da vicino uno degli aspetti più interessanti del nostro Diavolo Custode, dove anche nei comics veniva valorizzato e sviluppato molto spesso; addirittura, nell’arco della sua cinquantennale carriera editoriale, ci sono stati interi cicli narrativi incentrati solo su un processo (vedi storie come “Trial Of The Century”), dando modo di sollevare tematiche conosciute, ma mai banali e superficiali, riguardo l’aleatorietà della legge, la corruzione del sistema, l’ingiustizia della giustizia et simila. Attraverso queste sequenze al gusto di giurisprudenza, madre di discorsi con conclusioni condivisibili, abbiamo anche modo di approfondire un altro dei pilastri del mondo del Cornetto: la profonda e fraterna amicizia con Foggy Nelson, quest’ultimo a volte bistrattato da Matt e usato quasi come una pezza da culo, ma entrambi sempre pronti a fare pace e a rimanere la solida squadra che sono.
Ultimo ma non ultimo, l’introduzione di Kingpin, costruita semplicemente a regola d’arte. Poco ha fatto e poco ha detto questo personaggio, ma la nemesi di Devil (pur comparendo, si e no, per 30 secondi) ha sottolineato la sua crudele e temibile reputazione in una maniera che solo Arthur Conan Doyle avrebbe potuto fare. Più che un fumettistico Tony Soprano o Gus Fring (i quali, va detto, succedono Wilson Fisk a livello di creazione), grazie a questo religioso terrore che aleggia attorno al nome Kingpin, terrore così forte che molti si rifiutano addirittura di pronunciarlo, presenta innumerevoli punti in comune con l’acerrimo nemico di Sherlock Holmes James Moriarty, che, nei libri, veniva descritto come: “un ragno al centro di una tela dai molteplici fili che si diramano in centinaia di biforcazioni dove il suo nome scorre come un flebile sussurro fino a scomparire, e i suoi uomini, compiono efferate azione di delinquenza lui è a miglia di distanza a fare il suo lavoro”. Possiamo dire che la produzione riesce nella rappresentazione televisiva di tale descrizione? Si, possiamo dirlo con estrema soddisfazione.
- Matt Murdock e Padre Lantom parlano fuori dalla chiesa di Saint Patrick, famosa cattedrale Newyorkese nonché uno dei maggiori luoghi d’interesse della città. Alcuni fan, in giro per Internet, teorizzarono inizialmente che quello era l’orfanotrofio Saint Agnes in cui Skye di Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. è cresciuta e poi fuggita.
- John Healy e Mr. Prohashka sono personaggi appositamente inventati per lo show.
- Mentre Karen Page si possa considerare una sorta di “cliente n° 0”, in quanto non pagò le spese legali e si unì poi a loro come segretaria, John Healy è a tutti gli effetti il primo cliente difeso dall’ufficio legale Nelson & Murdock. Nei fumetti, i primi clienti dell’ufficio furono niente pò pò di meno che i Fantastici Quattro; i quattro furono costretti a rivolgersi ad un legale a causa di alcune denunce a loro carico, mosse contro di loro dagli abitanti del Baxter Building: loro quartier generale e luogo d’abitazione. L’episodio ebbe luogo su Daredevil #2 del 1964.
- La donna che parla con Wilson Fisk è Vanessa Marianna, la futura moglie di Kingpin, apparsa per la prima volta su Amazing Spider-Man #70 del 1969. Attualmente, la sua è solo una piccola partecipazione e non ricopre un ruolo importante nell’episodio, ma appena avrà una fetta di protagonismo in più, ve ne parleremo meglio.
- Il New York Bulletin sarebbe il Daily Bugle del Marvel Cinematic Universe. Il cambio di nome venne apportato perché, nel momento in cui la serie venne approvata dai vertici, i diritti riguardati l’Uomo Ragno e tutto il suo sottobosco narrativo erano ancora interamente in mano alla Sony; quando poi avvenne l’accordo tra la Sony e i Marvel Studios, ormai Marvel’s Daredevil era già bello che avviato e in fase di completamento. Alcuni di voi lettori potrebbero essere dubbiosi per queste affermazioni, dato che, pur non essendoci il Daily Bugle, la serie ha Kingpin: noto avversario sia di DD, che di Spidey, debuttato però sulle pagine di quest’ultimo; qualcuno di voi potrebbe farsi la legittima domanda: “Perché Fisk si e il Daily Bugle no?”. Perché Kingpin, sopratutto dagli anni ’80 in poi, si confermò un nemico molto più incline alle corde delle storie di Devil e (lentamente) il villain cambiò roster, passando da “nemico occasionale dell’Uomo Ragno” a “arci-nemico ricorrente di Devil”; il Daily Bugle, invece, ha avuto un ruolo chiave nelle storie dell’Arrampicamuri da sempre, e tutt’ora continua ad averlo, mentre per Devil ne ha solo quando nelle storie compare Ben Urich, in quanto reporter investigativo di punta del giornale.
- A proposito di Fisk, è in questa puntata che fa il suo ufficiale debutto il personaggio di Kingpin, comparso per la prima volta su Amazing Spider-Man #50 del 1967: il leggendario numero conosciuto come “Spider-Man No More!” (di recente anche citato in una copertina di Dylan Dog). Attualmente, il suo è solo una piccola partecipazione e non ricopre un ruolo importante nell’episodio, ma appena avrà una fetta di protagonismo in più, ve ne parleremo meglio.
- Un altro personaggio molto importate per il cast di Devil è il giornalista investigativo Ben Urich, comparso per la prima volta su Daredevil #153 del 1978. Vorremmo parlarne di più di Mr. Urich, ma abbiamo volutamente deciso di tacere perché molti eventi della sua biografia sono collegati ad alcuni colpi di scena famosi nella vita editoriale del Diavolo Rosso: dirveli ora sarebbe rovinarvi alcune delle scene e sviluppi più iconici del personaggio e svalutarne la potenza narrativa; un conto sono personaggi di dubbio spessore come Don Rigoletto (morto senza manco apparire in un episodio), ma per colossi del mythos del Cornetto, ci avvaliamo al silenzio stampa. Vi possiamo solo dire che Ben Urich è un giornalista molto colto e dalle doti investigative superiori alla media, ma così tanto superiori, che ad un certo punto della sua carriera dedurrà l’identità dell’Uomo Ragno (senza mai, ovviamente, rivelarla pubblicamente).
- Quando Foggy e Karen consigliano scherzosamente a Matt di prendersi un cane guida, quest’ultimo sembra abbastanza stizzito dall’idea, anche se cerca di non darlo a vedere. Forse è una coincidenza o forse no, ma i veri fan di Devil non possono che ricordare Lightning the Super Dog. Seguendo il successo della serie a fumetti dopo che Frank Miller ne prese in mano la gestione, s’era pensato di fare un cartone animato sul Diavolo Custode; l’idea fu però abbandonata, perché nel cartone era previsto un sidekick per il protagonista e la Marvel non riusciva a sopportare l’idea che Devil avesse una spalla chiamata “Lightning the Super Dog”: una sorta di cane antropomorfo con poteri; sopratutto era una gran bella presa per il culo, dato che come spalla metti un cane a un supereroe cieco. Ripetiamo che forse è solo una coincidenza ma il collegamento mentale tra le due cose sembrava abbastanza evidente, ma forse è solo deformazione professionale.
- La donna che Ben Urich va a trovare all’ospedale è sua moglie, Doris Urich. Compare per la prima volta su Daredevil #163 del 1980, facendo delle apparizioni più o meno ricorrenti e presentandosi fin da subito come una donna forte, ma molto affettuosa verso la famiglia. Purtroppo per lei e per il marito, Doris si ammalerà di cancro nei primi anni 2000, morendo qualche tempo prima l’Invasione Segreta degli Skrull; la sua morte, però verrà ufficializzata su Secret Invasion: Front Line #5 del 2009.
- Attraverso alcuni ritagli di giornale nell’ufficio di Urich, scopriamo che la serie è ambientata diciotto mesi dopo Avengers.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Cut Man 1×02 | ND milioni – ND rating |
Rabbit In A Snowstorm 1×03 | ND milioni – ND rating |
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