“Il cammino dell’uomo timorato è minacciato da ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi. Benedetto sia colui che nel nome della carità e della buona volontà conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre, perché egli è in verità il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti. E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare e infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore quando farò calare la mia vendetta sopra di te.”
Ezechiele 25:17
Anche se non si è fan delle citazioni, quando ci si trova davanti ad un episodio che s’intitola “The Path Of The Righteous” e che in Italiano significa proprio “Il cammino dell’uomo timorato”, è quasi un dovere civico allacciarsi al discorso citando il mitico passo biblico di fantasia presente in Pulp Fiction. In casi come questi è praticamente d’obbligo, altrimenti la pena sarebbe stata l’espulsione dall’albo di qualsiasi appassionato di cinema. Come già brevemente accennato qui sopra, il versetto di Ezechiele 25:17 è un passo della Bibbia inventato di sana pianta da Quentin Tarantino per il film del 1994 in cui figura anche un certo Nick Fury Samuel L. Jackson, passo a suo volta creato grazie alla fusione di vari versetti delle sacre scritture e alcuni elementi presi da vari film di Sonny Chiba; pur essendo una citazione biblica fittizia, se mettiamo a confronto tematiche ed avvenimenti di Marvel’s Daredevil e l’inventato Ezechiele 25:17, scopriremo come il secondo descriva il primo attraverso 605 caratteri. Arrivati poi a questo punto della serie, a -2 dal season finale, Ezechiele 25:17 riecheggia quasi come un grido di battaglia per gli eventi presenti, oppure come una solenne profezia dedicata agli eventi futuri. Your choice.
Impossibile fare finta di niente e non trovare dei parallelismi tra alcuni passaggi della citazione e i personaggi protagonisti di Marvel’s Daredevil. Impossibile non pensare a Kingpin e i suoi colleghi quando si parla di “iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi“. E ancora, è impossibile non pensare a Karen Page, Foggy Nelson, Claire Temple e Ben Urich quando si parla di “il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti“. E di nuovo, è impossibile non pensare a Devil, verso le battute finali del versetto, quando recita la frase “e la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare e infine a distruggere i miei fratelli“: sopratutto quest’ultime frasi acquistano una grande potenza, se si pensa al rabbioso racconto della prima scorribanda di Matt come giustiziere mascherato, raccontata da lui stesso in “Nelson V. Murdock“. Pur essendo una citazione vecchia di ben ventun’anni, se usata come metro di descrizione per il primo dei quattro serial prodotti dal duo Netflix/Marvel Television, si realizza come non ci sia niente di più attuale per descrivere con poco più di 100 parole il senso della serie. Ma come si era detto qui sopra, Ezechiele 25:17 ha la doppia valenza di descrizione degli eventi presenti del serial, ma anche di eventi futuri. Per spiegare cosa intendevamo, dobbiamo riallacciarci ad un vecchio discorso fatto nelle precedenti recensioni.
Introdotto con “World On Fire” e approfondito con “Condemned“, si era delineata la particolarità seriale di Marvel’s Daredevil, descrivendolo come un film lungo tredici ore in cui è riuscito a trovare una forma in cui imporsi facilmente nella mente dello spettatore. Continuando questo discorso, arrivati all’undicesimo episodio, possiamo entrare nel dettaglio e creare dei piccoli insiemi sempre ragionando sulla definizione “Marvel’s Daredevil = pellicola lunga tredici ore”. Possiamo dire, che gli episodi dal 1° al 5°, formano la prima parte di questo film di tredici ore; quelli dal 6° al 9°, formano invece la seconda parte; mentre quelli dal 10° al 13°, la terza e ultima. Analizzando ancor più nel dettaglio questa terza parte, questo quartetto di episodi è preceduto da “Nelson V. Murdock“, puntata che possiamo considerare a conti fatti come il prologo di questa ultima fase del film, che da quanto visto in “The Path Of The Righteous”, si prospetta essere quella maggiormente densa di avvenimenti traumatici e spettacolari: primo capitolo di questa “trilogia” di episodi conclusivi.
Se infatti “Nelson V. Murdock” è una puntata di natura più transitoria, visto il suo focus sul rapporto Foggy/Matt, dopo aver ripreso fiato nella decima puntata, nell’undicesima si ritorna nella mischia, con risvolti mozzafiato e plot-twist di prim’ordine. Ed ecco perché dicevamo che Ezechiele 25:17 delinea anche certi eventi futuri del telefilm Netflix/Marvel Television, perché la presunta citazione biblica, dopo aver assistito ai suddetti plot-twist, suona quasi come una solenne profezia.
Eventi come quello pieno di pathos, dramma e tensione tra Matt e Claire danno proprio l’impressione che, anche se ci si sta in qualche modo riprendendo, sebbene a fatica, da quella pagina nera che è stata “Speak Of The Devil“, troppo è stato sacrificato, troppo è andato perduto e tutto sta andando lentamente a pezzi; le ferite sono ormai così profonde che anche con tutti i punti di sutura del mondo continueranno a sanguinare: meglio lasciar perdere, insomma (“colui che nel nome della carità e della buona volontà conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre“). La conferma dell’alone ambiguo a metà tra la caparbietà e il disfattismo, tra il rifiuto della resa e l’incapacità di non peggiorare la situazione, arriva poi nella, forse, scena madre dell’undicesima puntata: il confronto/scontro verbale tra Karen e Wesley, scena non solo intrisa di bei dialoghi, ma anche di un risvolto piuttosto inaspettato: dalle stesse parole della Page, c’erano arrivati segnali che la segretaria dell’ufficio legale Nelson & Murdock non fosse chi voleva far apparire, ma dimostrarsi addirittura capace di premere ripetutamente un grilletto e far fuori il braccio destro di Kingpin, beh, questo era fuori da ogni previsione e pronostico. Se sotto questo lato si avverte il sopracitato alone di disfattismo, di sconfitta e di una brutta fine sempre dietro l’angolo da parte di un nemico terribile e imprevedibile (“il cammino dell’uomo timorato è minacciato da ogni parte“), dall’altra si odora un frizzante profumo primaverile di speranza, rappresentato dalla ricerca ad opera di Matt di un simbolo da sfoggiare nella doppia veste di angelo custode per i deboli e diavolo castigatore per tutti quelli come Wilson Fisk e la sua gang: un Diavolo Custode (“E tu saprai che il mio nome è quello del Signore quando farò calare la mia vendetta sopra di te“). Il tutto ovviamente non prima di averci però regalato una breve ma stupenda zuffa contro Melvin Potter, nei comics, villain del protagonista.
Se Marvel’s Daredevil fosse un treno, la suddetta locomotiva avrebbe appena lasciato la stazione di partenza, pronta per arrivare di tutta potenza e foga alla sua destinazione. Speriamo solo che non succeda qualche incidente e si schianti, ma visto come s’è comportato finora, è altamente difficile e improbabile che succeda.
- Quando Matt s’introduce nel rifugio di Melvin Potter, su un tavolo da disegno si può vedere il logo di Melvin quando questi indosserà il costume del Gladiatore.
- Sempre nel suo rifugio, si può notare il poster del film Revenge Of The Gladiators, per sottolineare il futuro da villain in costume del personaggio.
- Ancora nel rifugio, durante la lotta tra Murdock e Potter, quest’ultimo afferra una lama circolare e la scaglia contro il nero vigilante. Il fatto di lanciare lame potremmo definirla una “signature move” di Melvin quando questi diventerà il Gladiatore. Accorpati al suo costume, avrà dei guanti da cui potrà estrarre delle lame con l’abilità di roteare su se stesse e dare l’effetto e l’efficacia di una sega circolare.
- Quando Karen è tenuta in ostaggio da Wesley e lo minaccia con la pistola, pronuncia la frase: “Do you really think this is the first time I’ve shot someone?”. È un altro indizio al suo turbolento passato, ma anche conferma al fatto che gli sceneggiatori della serie hanno mischiato un po’ le carte in tavola con il personaggio; infatti, prima degli eventi narrati in “Daredevil: Born Again” Karen Page è descritta come la ragazza della porta accanto, un po’ ingenua e tutta acqua, sapone, casa-ufficio-chiesa. È solo dopo la storia citata che comincerà ad essere un po’ più spigliata.
- A proposito di donne, quella continuamente menzionata da Melvin Potter è Betsy Beatty: un assistente sociale a cui Melvin è molto affezionato, in quanto Betsy si batte duramente per poter permettere a Potter di rifarsi una vita nonostante il suo passato criminale; nei fumetti, addirittura, i due diventeranno marito e moglie. Infatti, come già detto, il personaggio del Gladiatore nasce principalmente come villain di Devil; quello che non abbiamo detto (e ci siamo tenuti per una sua più corposa apparizione) è che dopo una duratura carriera da criminale, e dopo aver conosciuto Betsy, Melvin abbandonerà la vita criminosa e diventerà uno dei più assidui sostenitore di Devil, concentrandosi unicamente sulla sua attività da sarto. Besty Betsy compare per la prima volta su Daredevil #166 del 1980.
- Questo è l’unico episodio della serie in cui appaiono tutti i personaggi principali e ricorrenti della serie.
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Nelson V. Murdock 1×10 | ND milioni – ND rating |
The Path Of The Righteous 1×11 | ND milioni – ND rating |
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