“Maybe I should have killed four, five hundred people. Then I would have felt better. Then I would have felt like I really offered society something.”
Differentemente da quanto si potrebbe pensare da questa frase di Manson, all’uomo non importava assolutamente nulla di offrire qualcosa alla società: Charles puntava al pubblico successo, alla fama, e mirava ad una marea di gente che potesse idolatrarlo. Così, fortunatamente, è accaduto soltanto in parte. Arrestato e condannato, Manson ha visto crollare il proprio castello di carte costruito con così tanta scaltrezza partendo da un semplice insuccesso musicale.
Aquarius potrà sicuramente risultare lento e a volte molto pedante nel dispiegare la propria trama, ma se c’è una cosa che convince sicuramente è il personaggio di Charles Manson: Gethin Antony risulta estremamente credibile nei panni del famigerato e spietato sociopatico. Se Charles aveva un dono era il suo fortissimo carisma, capace di ammansire chiunque gli si parasse davanti, questo viene estrapolato dai feroci interrogatori che la polizia californiana predisporrà per ogni singolo membro della setta arrestato. È appunto questo suo carisma e questa sua capacità nel convincere le persone a rendere ancor più imprevedibile Manson, nonché a rendere Gathin un ottimo interprete del personaggio: l’attore infatti riesce a cogliere e sottolineare proprio questo lato del carattere dello psicopatico, tanto da far gelare il sangue allo stesso spettatore che sembra ritrovarsi di fronte il vero Charles Manson.
Lasciata da parte questa contrapposizione tra l’attore ed il ruolo da lui interpretato, la serie sembra procedere a rilento e sembra perdere di vista il nocciolo centrale delle trama: negli scorsi due episodi con i quali era stata inaugurata la nuova serie NBC, erano stati presentati i vari elementi caratteristici di quegli anni. Si era infatti parlato del black power, dello scontro tra le generazioni e della guerra del Vietnam. Proprio quest’ultimo punto vedeva la comparsa del figlio di Sam, decisamente inattesa dal padre. Ebbene, proprio Walt Hodiak distoglie gran parte dell’attenzione della serie portandola su di sé. Il che risulta una mossa decisamente azzardata, dal momento che è Charles il fulcro dell’intera storia e non il ragazzo ritornato dal Vietnam: gran parte dell’episodio infatti è incentrato sulla ricerca del soldato e sullo scontro tra Sam e la sua ex moglie. Se le due storie viaggiassero in maniera parallela non ci sarebbe alcun male, anzi, permetterebbe di approfondire su due versanti l’eclettico personaggio interpretato da David Duchovny, ma vedendo quanto spazio viene concesso a Walt, il tutto semplicemente annoia.
Per quanto concerne il resto dell’episodio, vale quanto detto all’inizio riguardo l’interpretazione del personaggio di Manson: riuscito ad ottenere i soldi per la demo del proprio singolo, “Never Say Never To Always” , Manson sembra conoscere da molto tempo sia Ken Karn (il padre di Emma), sia i suoi amici. Nell’ambiente infatti, Charles viene visto come un banale pazzo visionario – come tanti della sua generazione – ma non viene riconosciuto come pericoloso, bensì innocuo. È da sottolineare, riprendendo l’argomento del carisma di Manson, che un dubbio sorge alla visione dell’episodio: il carisma e la capacità di Charles nel convincere le persone a far ciò che egli vuole sono reali, oppure la maggior parte delle persone con le quali si è approcciato e con le quali ha avuto interazioni sono solo deboli psicologicamente? La legge dei grandi numeri porta a credere che la prima delle due versioni sia più vera: infatti, pur essendoci sicuramente una massiccia dose di persone insicure e facilmente corruttibili, il numero di proseliti presenti all’interno della casa – che si può definire base di Manson – portano a far credere allo spettatore che Manson sia realmente un grande oratore.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Hunter Gets Captured By The Game 1×02 | 5.67 milioni – 1.1 rating |
Never Say Never To Always 1×03 | 3.90 milioni – 0.7 rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.