Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. 3×03 – A Wanted (Inhu)manTEMPO DI LETTURA 7 min

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Ogni promessa è debito e dopo due puntate di rodaggio, brevetti, test e dimostrazioni, l’imprevedibile e spregiudicata macchina narrativa che è Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. sale a bordo della sua scintillante Lola color rosso ciliegia e parte alla ribalta. Dopo una premiere che potremmo considerare come una sorta di “welcome party” e una seconda puntata che potremmo definire un “open day” delle intenzioni del serial, con “A Wanted (Inhu)man” il telefilm Marvel Studios/ABC mette via il completo da festaiolo e comincia a sviluppare le storyline da lui stesso sollevate nella maniera in cui la seconda stagione cui ci ha abituato: con serietà, parsimonia e con uno studiato dosaggio.
Per molti telefilm, avere troppe trame e sottotrame all’attivo potrebbe rappresentare un problema, dato che il peso della cospicua mole di cose da raccontare potrebbe sfuggire agli showrunner e dar così vita a sviluppi narrativi di dubbio gusto e di scarsa qualità; inoltre, alcune trame, magari anche secondarie, potrebbero prendere il sopravvento su altre e far deragliare il telefilm dalla sua direzione principale, creando nella mente dello spettatore nient’altro che confusione oltre che tanti filler. Eppure, il telefilm del Team Coulson non teme di trovarsi con più storyline in corso e, anzi, sembra sentirsi decisamente a suo agio quando si tratta di utilizzare svariati personaggi collocandoli in più percorsi narrativi. Non per nulla il principale e maggior pregio della terza puntata è proprio il pressoché perfetto dosaggio con cui Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. organizza le tre storyline, iniziandole tutte e tre come un diesel e aumentando di climax e supsanse man mano che il minutaggio scorre, collimando la narrazione dell’episodio verso una conclusione spiazzante.
Ogni stacco e cambio di scena è pensato per creare scorrevolezza e, sopratutto, per sviluppare ogni singola storia con genuinità, senza che una acquisti più importanza dell’altra: perché, alla fine della fiera, non esiste una gerarchia di importanza delle varie storie, e quindi era anche giusto far si che non ci fosse possibilità alcuna di eventuali accavallamenti. Encomiabile e altamente apprezzabile, dunque, la cura che il serial ha riservato per la regia e la sceneggiatura, cura che ha permesso allo spettatore di assistere ad una puntata organizzata come se stessero trasmettendo tre film in contemporanea.
In tutto questo, c’è stato anche tempo per un po’ di caratterizzazione, questa volta più focalizzata sulle relazioni tra personaggi, al fine di approfondire i rapporti tra più coppie e/o gruppi di character, ma anche di usare gli stessi come contraltare per ridefinire il singolo. Spiegandoci meglio con un esempio: nella bellissima scena della cenetta solitaria (letteralmente) tra Fitz e Simmons, la sequenza approfondisce il rapporto tra i due scienziati ma, contemporaneamente, approfondisce anche il senso di alienazione di Jemma, mostrando concretamente le conseguenze del suo involontario viaggio e i disagi che questa esperienza continua a provocarle, servendosi di un contesto intimo come una cena; nonostante ci sia dietro una maggior cura nello scrivere Jemma Simmons, come il suo collega Iain De Caestecker, è all’attrice Elizabeth Henstridge quella a cui dobbiamo fare i veri complimenti, dato che anche lei ha saputo creare una sopraffina simbiosi con il suo personaggio rendendo magistralmente l’apatia e il senso di smarrimento che la pervade.
Altra situazione analoga è quella di Phil Coulson e Rosalind Price, dove i due stringono una strana alleanza che descrive più il primo, che la seconda; nonostante Coulson più volte abbia detto di non voler diventare il nuovo Nick Fury, a conti fatti (e senza probabilmente accorgersene) lo sta piano piano diventando: l’ambiguo e spiazzante patto siglato con la Price è la prova di quanto Coulson sia disposto a scendere a scomodi compromessi e fare scelte esagerate e discutibili pur di ottenere quello che vuole. La reazione incredula e stupita di Skye Daisy è anche la nostra, in questo caso. Forse è questo il prezzo che si paga come direttore dello S.H.I.E.L.D., forse è questo che succede a furia di ingoiare bocconi amari. Se così fosse, allora cominciano a diventare più chiari i motivi per cui Fury abbia deciso di cedere così facilmente il ruolo a Coulson nel season finale della prima stagione (anche se in realtà, sappiamo beneficia ancora di una certa dose di influenza).
Unica nota stonata dell’episodio è lo stucchevole momento d’intimità tra Lincoln e Daisy che si presenta come inappropriato per diversi motivi. In primis perchè spezza il ritmo di una trama con protagonista un Lincoln fuggitivo, la cui disperata fuga (arricchita con momenti in cui usa in maniera creativa i suoi poteri) ricorda tanto le atmosfere del “Il Fuggitivo”con Harrison Ford. Probabilmente si cercava di dare respiro alla fuga dell’Inumano e di ricreare la chimica venutasi a formare tra i due personaggi nella seconda stagione, quando soggiornavano entrambi ad Afterlife. Il tentativo, però, fallisce perché se da una parte quella chimica sembra essere svanita, sopratutto perché Lincoln non è progredito dalla stagione scorsa e non sembra incastrarsi bene con la sempre crescente evoluzione della ex-Skye, risultando quasi incompatibile con la futura Quake, dall’altra va a cozzare con un altro momento di intimità meglio caratterizzato e introdotto nella puntata con più modestia e semplicità (quello di Fitz e Simmons sopracitato). Appare quindi molto forzato il momento di tenerezza tra i due Inumani. Già dalla seconda stagione si era capito che, tra i due, poteva nascere qualcosa, ma si è proprio sbagliato luogo e tempo in cui far scoppiare la scintilla, creando un elemento stonato nella puntata.

 

L’angolo del Nerd della fumetteria all’angolo
 
Poteva RecenSerie non sbattersi per voi e raccattare tutte le curiosità e le ammiccate d’occhio per la nuova stagione di Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D.? Maccerto che no, doveva eccome! Per la gioia dei nostri carissimi lettori, ecco a voi la “guida” a tutti i vari easter eggs e trivia disseminati nella puntata.
  1. Il titolo della puntata si rifà presumibilmente al romanzo thriller A Wanted Man scritto da Lee Child, diciassettesimo capitolo della serie letteraria con protagonista il personaggio di Jack Reacher.
  2. Ci scusino i nostri lettori, ma dobbiamo fare una piccola correzione per un errore commesso non per colpa nostra, dato che ci siamo basati sulle dichiarazioni rilasciate dalla ABC. Nella scorsa recensione abbiamo detto che, il personaggio che quasi alla fine della puntata accoglie Hunter per essere a sua volta ricevuto da Ward, era Zebo. Da altre dichiarazione e su altri siti ufficiali, però, il personaggio è invece chiamato Kebo. Ciò non cambia la sua natura di personaggio inventato ex-novo dalla show, però adesso abbiamo il dubbio di non sapere come diavolo si chiami. Attendiamo conferme.
  3. Sempre a proposito di Zebo/Kebo, l’attore che lo interpretata (Daz Crawford) aveva già interpretato un personaggio Marvel prima della creazione del Marvel Cinematic Universe. Il personaggio era Lighthammer, anch’egli character inventato appositamente per il film Blade II e alleato del protagonista interpretato da Wesley Snipes.
  4. John Donnelly è un personaggio inventato appositamente per lo show.
  5. La scena a mò di Fight Club tra Lance Hunter e Spud è una citazione al ruolo che l’attore Dan Feuerriegel ha interpretato nel telefilm Spartacus.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Simmons
  • Coulson is the new Fury?
  • Lincoln usa i poteri in maniera creativa
  • La gag con i sottotitoli
  • Estrema cura nei dettagli di regia e sceneggiatura
  • Tutte le trame convivono senza che una pesta i piedi all’altra
  • Momento tenero tra Daisy e Lincoln

 

Già dalla premiere avevamo capito che Marvel’s Agents Of SHIELD non era intenzionata a scherzare in questa stagione, decidendo di non sedersi sugli allori e alzare la posta in gioco (come dovrebbe fare ogni serie). Come abbiamo detto all’inizio, ogni promessa è debito e il serial Marvel Studio/ABC sta cominciando a mantenerle dandoci la conferma che le sue non sono state vuote rassicurazioni; ulteriore prova delle intraprendenti intenzioni del telefilm mostrate attraverso la puntata è la pochezza di citazioni ed easter egg, ridotte all’osso perché (probabilmente) si è preferito concentrarsi maggiormente sulla sostanza, e non sul superficiale contorno. Insomma, “A Wanted (Inhu)man” è un’altra grande e superlativa puntata che purtroppo non si becca il voto che si meriterebbe veramente a causa dell’unico pollicione verso che abbiamo annotato, dato che stona decisamente troppo con tutto il resto. Una macchia d’olio sulla camicia, che comunque va via con poco, ma è comunque un peccato sporcarla.

 

Purpose In The Machine 3×02 4.32 milioni – 1.6 rating
A Wanted (Inhu)man 3×03 3.74 milioni – 1.4 rating

 

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4 Comments

  1. Complimenti per la recensione, concordo pienamente: vanno fatti i complimenti alla regia per come riescano a incastrare perfettamente le varie storyline dando ad ognuna il suo spazio, unica nota negativa per l' appunto il momento tra Skye e Lincoln, che stona dal contesto e che non trasmette le emozioni che volevano gli autori. Bellissima poi l' apparizione di Dan Feuerriegel, che per un grande fan come me di Spartacus ha dato qualcosa in più alla puntata. Grazie per il vostro lavoro

  2. Sempre ottima recensione…d'accordissimo su i due momenti smielati troppo ravvicinati….avendo già FITZSIMMONS per Daisy e Lincoln potevano aspettare un altro pò! 😉
    Le trame aperte in questo ep fanno ben sperare per il futuro ! ALLA PROSSIMA !!!

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