Difficile collocare questo episodio in qualche categoria, poiché “Brujo” vuole essere tante cose, e finisce per inventarsi una categoria tutta sua, incorporando nella stessa tanto di tutto. È un filler, ma non lo è. È una puntata di passaggio, ma non la è. È una puntata di riflessione e stretching caratteriale, ma non lo è. Bensì, è la versione televisiva di complessi come gli Audioslave.
Al di là del gradimento personale di chi legge, la band aveva il pregio di amalgamare così bene le caratteristiche delle precedenti esperienze dei componenti che formavano il super-gruppo di Los Angeles, da creare qualcosa di così nuovo e particolare, addirittura difficile da catalogare. Erano i Soundgarden, ma non lo erano. Erano i Rage Against The Machine, ma non lo erano. E dunque che erano? Erano semplicemente gli Audioslave e così si descrivevano e presentavano. Di conseguenza, “Brujo” è semplicemente “Brujo”, e così si descrive e si presenta. Qualcuno potrebbe (giustamente) sottolineare come descrizione del genere possano anche passare per “una paraculata”, forse perché quel qualcuno preferisce che non si vari troppo sul tema, che il genere sia ben inquadrato e circoscritto in certi limiti, forse perché reputa la dicitura “genere non facilmente collocabile” come una sorta di scusa preconfezionata in mancanza di una vera risposta. Beh, “Brujo” è anche quello.
Dopo tre puntate piene di eventi, di total-non-stop-action e di tutta la comica demenzialità che ha reso famoso il mondo creato da Sam Raimi, Ash VS Evil Dead si ferma un poco all’autogrill per riposare corpo e mente, senza però rinunciare all’avanzamento della trama orizzontale e quelle secondarie. Scelta encomiabile da parte degli autori, che avrebbero potuto tranquillamente confezionare anche una puntata che non centrava nulla con la trama generale – del resto, la saga di “Evil Dead” è una serie tv adesso, può permettersi queste manovre – ma decidono comunque di creare un episodio di respiro, senza però sacrificare evoluzioni di personaggi e storia. Per questo li ringraziamo tanto, poiché hanno dimostrato di aver il controllo della creatura di Ash Williams e del suo universo narrativo e di non essere preda dell’ansia da prestazione. E poi, diciamocelo: un filler, su una stagione di soli dieci episodi, è una scelta tanto azzeccata quanto fare jogging in mutande a Fort Selkirk. La prova nonché conferma di tutto ciò, arriva soprattutto nei primi minuti di puntata, in cui le strade di Amanda e Ruby s’incrociano.
Manco farlo apposta, proprio quando nella precedente recensione decretammo la storyline della detective Fisher abbastanza debole, eccola che riceve un bel power-up diventando tutt’uno con quella del personaggio interpretato da Xena Lucy Lawless. Incredibile come basti questa semplice unione di binari per rendere l’aspetto meno interessante del serial, quello tra i più interessanti; il tutto, però, è dovuto anche alla reputazione del character di Ruby Knowby, presentato fin da subito come misterioso e inzuppato del carisma tipico dei personaggi della Lawless. La fusione di queste due trame presenta duplici vantaggi che vanno a rafforzare la trama secondaria: il primo vantaggio, è ovviamente quello che ci permetterà di conoscere questa Ruby, sin dal pilota spacciato come comprimario molto importante del serial; il secondo, è che l’indagine di Amanda Fisher ora si farà più interessante, a maggior ragione ora che Ruby ha riesumato la mano di Ash tagliata da lui stesso in “Evil Dead II”, sostituita poi con una delle armi più spettacolari del cinema. Ma nonostante ciò, il pezzo forte della puntata nonché sequenza per cui si farà ricordare, è senza ombra di dubbio il viaggio/trip di Ash alla ricerca di sé stesso.
Questa sequenza è quella che più descrive l’identità di “Brujo”, poiché il viaggio stesso è un insieme di tante cose, ma anche qualcosa che non lo rende completamente parte di tutte le cose che ha incorporato. Il viaggio alla ricerca di sé stesso e verso una certa presa di coscienza, presenta tutte le caratteristiche dei momenti di crisi di un qualsiasi protagonista di una storia. Presenta anche tutti i momenti tipici di un’allucinazione da droga leggera e non, ma anche i momenti onirici/visionari. Però, contemporaneamente, non è nessuno di questi. È il sogno criptico ed onirico che fa Dale Cooper in “Twin Peaks”, durante il quale compare il nano che parla al contrario, ma non lo è. È il trip allucinogeno di Homer Simpson quando incontra il suo animale spirito, ma non lo è. È una delle (tante) seghe mentali di Peter Parker sulle persone che non è riuscito a salvare nella sua carriera di Uomo Ragno (la più recente raccolta nel volume “Amazing Spider-Man: No One Dies”), ma non lo è. È l’addestramento di Daniel LaRusso col Maestro Miyagi in “The Karate Kid”, ma non lo è. È il trip disturbante, psichedelico e allucinogeno di “Lucy In The Sky With Diamonds” dei Beatles, ma non lo è.
Tutto questo, confezionato con un variegato fiocco d’autocitazionismo, rimandi ad usi e costumi degli anni ’80-’90, in particolare moda, musica, pubblicità, ma non solo. Inoltre, il “viaggio mentale” in sé, rappresenta una grande opera di regia e montaggio, davvero ben orchestrata, ma anche fantasiosa e creativa per disposizione di immagini e sequenzialità di riproduzione. In tutto questo, Ash dovrebbe uscirne più forte di prima, ma ce la farà davvero, o resterà a farsi due birre con due mani nella Jacksonville che non ha mai visto?
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Books From Beyond 1×03 | 0.38 milioni – 0.1 rating |
Brujo 1×04 | 0.45 milioni – 0.2 rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora