Alla metà superata della sua prima stagione (nonché probabilmente l’ultima, visto lo scarso successo popolare e il calo costante degli ascolti), c’è solo una dubbiosa constatazione che si affaccia nelle nostre menti confuse: in che momento il trash divertente e consapevole diventa una sequela di sequenze invece esclusivamente noiose, ridondanti e prive d’alcun rilevante spirito?
“Beware Of Young Girls”, complice anche la sua possibile catalogazione come filler all’interno delle dinamiche generali dello show di Ryan Murphy (ma in una serie del genere, cosa non lo è?), presenta tutto quello che si può sbagliare proprio in questo senso, rendendo davvero difficile poter salvare qualcosa, anche per noi spettatori che ci siam prefissati di non aspettarci nulla. Come facciamo notare tra parentesi, infatti, fin dal principio (e le nostre recensioni passate lo dimostrano) l’approccio “stilistico” della serie ci è parso ben chiaro, perciò abbiamo evitato di sparare sterilmente sulla croce rossa. Eppure, tra non-sense ed esagerazioni varie, comunque Scream Queens un filo comune (seppur sottilissimo) ha sempre cercato di averlo, cosa che non accade a questo episodio che sembra scritto da qualcuno che ha visto solo la première per poi limitarsi a leggere i riassunti delle puntate successive (o magari manco quello) e perfino il “morto” di turno, stavolta è uno totalmente esterno alla concreta vicenda delle protagoniste (leggi: un tizio mai visto prima).
Certo, direte, tutta la sottotrama in realtà mira a svelare retroscena della preside Munch e del suo “difficile” rapporto con le KKT, ma il problema risiede appunto lì, in rappresentanza del fallimento totale di questa operazione. Se ci si sofferma un attimo a pensarci su (sì, siamo ben consci dell’ossimoro implicito), non ci viene mostrato niente che non sapessimo già. Alla fine dell’episodio, in soldoni, “capiamo” quanto è diabolica e senza scrupoli la mente della preside: ok, e dov’è la novità?
Va bene che si deve arrivare a collezionare più minutaggio possibile, ma in precedenza Murphy & Co. avevano dimostrato di saperlo fare senza essere ripetitivi fino al midollo. Anche il reparto “investigativo”, d’altronde, non fa eccezione, dall’incapacità delle forze dell’ordine ai “soliti sospetti”. Quante volte ancora la Munch o Chanel dovranno essere le principali indiziate ad impersonare il Red Devil? Tra l’altro la scelta non può per forza di cose accattivare lontanamente il fruitore, dato che seguendo direttamente il punto di vista dei due personaggi, sa perfettamente come ciò non possa essere possibile.
L’abbiamo citata: per l’altra storyline, quella riguardante Chanel e le sue “discepole”, valgono le medesime considerazioni. Si poteva trovare un pretesto più consistente per far tornare nello show Ariana Grande/Chanel n°2, che non fosse alimentare gli ennesimi dubbi sulla presidentessa della sorority. Come se non bastasse, le reazioni delle tre Chanel non trovano neanche una qualche concretezza, utili esclusivamente ad arrivare al patto col loro stesso leader: uniranno le forze per incastrare Grace e Zayday… ma va? Quello che fa più rabbia è proprio questo aspetto, ovvero un’inesistente coerenza nella psicologia dei personaggi, come se in ogni episodio si ripartisse da zero ed ognuno conservasse solo la sua caratterizzazione di base. Non è un caso se i due minuti più interessanti siano quelli della telefonata di Gigi (su cui ritorneremo più avanti). Neanche l’indagine di Grace, a tal proposito, regala chissà quali soddisfazioni (se non l’escamotage più scontato di tutti, quello della pittrice ovviamente, con la quale si capisce lontano un miglio dove si vuole arrivare), anzi, vengono messe in scena le stesse ed irritanti “scappatoie” per rimandare il più possibile le rivelazioni-chiave (e qui parliamo della promessa fatta dalla preside, poi puntualmente smentita allegramente).
Il versante migliore, come al solito, è quello delle citazioni alla cultura pop e le frecciatine alla società statunitense (la maschera del Senatore in “Mommie Dearest” è da applausi, ammettiamolo, specialmente con le battute della Munch), con la visita della stessa Ariana Grande a dominare incontrastata, che comunque nell’economia dell’episodio occupano naturalmente una posizione di basso rilievo. Fatto sta che tali strizzatine d’occhio agli spettatori non possono che strappare un sorriso, vedi il riferimento-extra delle Chanel che si vestono da Nancy Drew, personaggio protagonista del film del 2007 interpretato da una giovanissima Emma Roberts, quando muoveva i primi passi ad Hollywood.
A proposito di quest’ultimo aspetto, memorabile e deliziosa l’intro di “Mommie Dearest”, con la riproposizione dell’iconica “scena della doccia” dello Psyco di Hitchcock, rivista oggi dalla figlia di Janet Leigh (la vittima), ossia Jaimie Lee Curtis. Come da anticipazioni pre-messa in onda, Ryan Murphy & Co. non si sono lasciati sfuggire di “usare” tanto i lustri natali dell’attrice quanto la sua stessa caratura tecnica.
D’altronde lo show sembra reggersi tutto sulle prove degli attori, sia che siano scarsi (chi ha detto Chad Radwell?), in pieno stile trash, sia che siano capaci, e qui ci si diverte a vederli recitare ruoli e battute totalmente “bizzarri”. Non è mica un caso se ai personaggi della Munch (esattamente come succedeva in Glee con Jane Lynch/Sue Sylvester, vincitrice poi di un Emmy e di un Golden Globe) e di Chanel vengono concessi monologhi così numerosi, nonché infiniti. La Curtis e la Roberts rappresentano, per questo, uno dei pochi “piaceri” della fruizione: se non le sopportate fino all’inverosimile, per capirci, vuol dire che stanno facendo benissimo il loro lavoro.
Se ne sono lette infatti su Scream Queens, ma chi scrive pensa che Emma Roberts sia eccessivamente sottovalutata dai suoi detrattori, ed episodi come “Mommie Dearest” in cui Chanel torna ad essere una protagonista in tutti i sensi (non solo, quindi, come “macchietta” costretta a recitare battute scritte con lo stampino), non fanno che avvalorare tale tesi. In questo senso, la differenza di “qualità(!)” di sceneggiatura è sostanziale tra i due episodi, sia nella parte comica, con l’assurda e spassosa iterazione coi due poliziotti di Scotland Yard, sia in quella più drammatica, con il rapporto con Grace, tra scontri e similitudini che ritorna prepotentemente dalla première, lasciato successivamente troppo in stand-by.
L’impressione, infatti, è che nei piani degli autori Chanel sia molto più rilevante di quanto si possa pensare e che, di conseguenza, il suo apporto sarà inevitabilmente cruciale una volta giunti al rush finale. Già in questo “Mommie Dearest”, per quanto inconsapevolmente, la ragazza gioca un ruolo chiave nell’indagine della “rivale”, tramite la sua ricerca, appunto, sull’identità della di lei madre. Da questo punto di vista, tutto l’episodio diventa importante, con rivelazioni attese da tempo e, allo stesso tempo, finalmente scoperte nella loro impalpabilità. Se la storia dei due “gemelli” (ora lo sappiamo) si fa sempre più interessante, i sospetti di Grace sull’argomento mancavano del tutto di presupposti, messi lì solo perché qualcuno doveva pure interessarsene. Con gli indizi che avevamo, infatti, era ovvio che Grace non fosse la “bambina della vasca” e lei stessa lo avrebbe dovuto capire fin da quanto è saltata fuori la vicenda della Hag Of Shady Lane (e che ha usato come elemento cardine per la sua visita all’ospedale dove viene messo in scena l’escamotage banalissimo). Duole pensare che la rivelazione sulla “vera” madre della ragazza avrebbe avuto molta più efficacia se fosse stata costruita meglio.
Insomma, un’investigazione che va avanti perché deve, senza avere però nè capo nè coda e, per questo, non può così tanto coinvolgere lo spettatore dato che non gli viene dato modo di seguire opportunamente le fila. Eppure, come dicevamo, la storia di base, per quanto già vista, è più che avvincente, così come lo sono i suoi sviluppi. Fin dallo “smascheramento” dell’insospettabile Gigi sul finale di “Haunted House” ne avevamo infatti riconosciuto i meriti, che però ora si stanno affievolendo con la lenta trasformazione della donna nello stereotipo della matrigna perfida, ritornando quindi ad una piattezza oltremodo spicciola. L’intenzione, anche per questo, sembra però essere quella di accantonarla a lungo andare, come suggerisce l’ottimo finale (che si riallaccia efficacemente all’inizio), con il ritorno in scena del Jonas Brother, il quale “ufficializza” agli spettatori il numero dei serial killer: tre. Per cui, oltre al Jonas (probabilmente il maschio dei gemelli) e a Gigi, mancherebbe solo la “sorella” a questo punto. Ecco, non è che si tratta davvero di Zayday? Il continuo ritornare su di lei, dopotutto, è sicuramente sospetto, visto anche quanto poco ci si sofferma realmente sulla sua caratterizzazione, tanto da diventare quasi scontato a pensarci (chi scrive, si sbilancia e punta su Chanel stessa).
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Seven Minutes In Hell 1×06 | 2.59 milioni – 1.0 rating |
Beware Of Young Girls 1×07 | 2.51 milioni – 0.9 rating |
Mommie Dearest 1×08 | 2.44 milioni – 1.0 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.