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Molti film e molte serie tv quando devono raccontare la vita (o una parte di essa) di un personaggio, spesso partono dall’inizio facendo vedere la sua evoluzione, il raggiungimento del massimo splendore e poi, forse, il declino. HBO, invece, opera in maniera diversa partendo sempre da un personaggio già sul viale del tramonto o che ha appena raggiunto il picco massimo e sta per iniziare la lenta, e inesorabile, discesa. A questo proposito, ci sono gli esempi di Tony Soprano e di Enoch “Nucky” Thompson.
Con Vinyl, però, la celebre rete cable statunitense ha deciso di fare un ulteriore step, introducendoci un personaggio che, apparentemente, ha già toccato il fondo. Invece, dal pilot ad oggi, Richie Finestra è riuscito a scendere molto più giù e si trova ora in una situazione complicatissima.
Questa sesta puntata è caratterizzata dall’uragano Richie che, dopo la fuga di Devon, decide di metabolizzare il tutto con 72 ore consecutive a base di alcol e droga in compagnia di Ernst. Il tutto nella stanza affianco a quella dei figli. Ciò che lo contraddistingue in questi 52 minuti è stato anche il suo estremamente frenetico andare da una parte all’altra lasciando tutto incompiuto e in balia degli eventi. In questo modo arriva ai provini per il nuovo chitarrista dei Nasty Bits solo per il tempo di minacciare Kip Stevens (se nello scorso episodio la minaccia era azzeccata e necessaria, in questo si dimostra lo specchio di un uomo distrutto che cerca, in condizioni critiche, di comandare), va nel locale dove dovrebbe esserci Devon giusto il tempo necessario per gettare a terra Andy Warhol e, dulcis in fundo, si presenta strafatto e con sei ore di ritardo al bar mitzvah della figlia di Zak. Questi tre elementi, seppur scollegati tra di loro, mostrano tutta l’essenza del personaggio interpretato da Bobby Cannavale (performance di altissimo livello la sua). Richie, in cuor suo, sa di aver sbagliato clamorosamente a non aver ceduto l’azienda e ora sta cercando di rimediare con purghe degne della Russia staliniana e difficoltà enormi a gestire gli artisti e a trovarne di nuovi. Per questo motivo permette ai pochi già affermati nella sua scuderia di fare il bello e il cattivo tempo. È il caso di Hannibal nella scorsa puntata: sapendo di tenere in pugno il discografico, non ha tentato neanche di nascondere i suoi secondi fini nel ballo con Devon (che ha colto l’occasione per vendicarsi del marito), fino a quando la gelosia di Richie ha preso il sopravvento.
Mrs. Finestra è una delle persone più danneggiate dall’uragano Richie che la rende l’ombra della donna che era. Dopo la fuga dello scorso episodio, cerca di ritrovare sé stessa nella compagnia artistica da lei sponsorizzata (a questo proposito, HBO ci regala in pochi secondi due nudi integrali. Conoscendo la rete e l’epoca in cui è ambientata la serie, la sorpresa è che ciò sia accaduto solo alla sesta puntata) e poi in un discorso con Ingrid durante il quale rivela tutte le sue fragilità e delusioni.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso, per la donna, è stato il dialogo con il marito a fine serata quando lui prima ammette di aver lasciato soli i figli per 3 giorni facendo festa con Ernst e poi, subito dopo, le rinfaccia di essere una pessima madre (queste sue frasi sono dovute alla sua visione del ruolo della moglie non propriamente moderno: guardiana del focolare che si prende cura dei figli).
Il terzo momento clou, come accennato in precedenza, è il bar mitzvah: Zak, al pari di Devon, è stato distrutto da Richie perché si trova in bancarotta e, come se non bastasse, al lavoro è stato superato dalla figliol prodiga Andrea, alla quale Mr. Finestra ha concesso un budget e una libertà d’azione che lui non ha mai avuto. Trovandosi profondamente sfiduciato, non riesce più a fare bene neanche il suo lavoro, rischiando di mandare all’aria l’accordo con David Bowie. Anche per lui il discorso con Richie rappresenta il punto di non ritorno in cui, finalmente, sfoga tutta la sua rabbia nei suoi confronti. Non è però sufficiente e la sua immagine finale, seduto curvo sulla sedia a rimirare un bicchiere vuoto con la moglie che passa e lo guarda disgustata, ne è la prova. In tutto questo c’è però una nota positiva: il suo sguardo si ravviva all’improvviso nei confronti del pianista. La scoperta di un talento potrebbe cambiare il suo destino alla American Century.
All’inizio della recensione si era parlato di ascesa e declino; al termine di “Cyclone” Richie ha presumibilmente toccato il punto più basso immaginabile e, quindi, da ora non potrà che risalire. A meno che HBO non abbia in mente un destino ancora peggiore.
Con Vinyl, però, la celebre rete cable statunitense ha deciso di fare un ulteriore step, introducendoci un personaggio che, apparentemente, ha già toccato il fondo. Invece, dal pilot ad oggi, Richie Finestra è riuscito a scendere molto più giù e si trova ora in una situazione complicatissima.
Questa sesta puntata è caratterizzata dall’uragano Richie che, dopo la fuga di Devon, decide di metabolizzare il tutto con 72 ore consecutive a base di alcol e droga in compagnia di Ernst. Il tutto nella stanza affianco a quella dei figli. Ciò che lo contraddistingue in questi 52 minuti è stato anche il suo estremamente frenetico andare da una parte all’altra lasciando tutto incompiuto e in balia degli eventi. In questo modo arriva ai provini per il nuovo chitarrista dei Nasty Bits solo per il tempo di minacciare Kip Stevens (se nello scorso episodio la minaccia era azzeccata e necessaria, in questo si dimostra lo specchio di un uomo distrutto che cerca, in condizioni critiche, di comandare), va nel locale dove dovrebbe esserci Devon giusto il tempo necessario per gettare a terra Andy Warhol e, dulcis in fundo, si presenta strafatto e con sei ore di ritardo al bar mitzvah della figlia di Zak. Questi tre elementi, seppur scollegati tra di loro, mostrano tutta l’essenza del personaggio interpretato da Bobby Cannavale (performance di altissimo livello la sua). Richie, in cuor suo, sa di aver sbagliato clamorosamente a non aver ceduto l’azienda e ora sta cercando di rimediare con purghe degne della Russia staliniana e difficoltà enormi a gestire gli artisti e a trovarne di nuovi. Per questo motivo permette ai pochi già affermati nella sua scuderia di fare il bello e il cattivo tempo. È il caso di Hannibal nella scorsa puntata: sapendo di tenere in pugno il discografico, non ha tentato neanche di nascondere i suoi secondi fini nel ballo con Devon (che ha colto l’occasione per vendicarsi del marito), fino a quando la gelosia di Richie ha preso il sopravvento.
Mrs. Finestra è una delle persone più danneggiate dall’uragano Richie che la rende l’ombra della donna che era. Dopo la fuga dello scorso episodio, cerca di ritrovare sé stessa nella compagnia artistica da lei sponsorizzata (a questo proposito, HBO ci regala in pochi secondi due nudi integrali. Conoscendo la rete e l’epoca in cui è ambientata la serie, la sorpresa è che ciò sia accaduto solo alla sesta puntata) e poi in un discorso con Ingrid durante il quale rivela tutte le sue fragilità e delusioni.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso, per la donna, è stato il dialogo con il marito a fine serata quando lui prima ammette di aver lasciato soli i figli per 3 giorni facendo festa con Ernst e poi, subito dopo, le rinfaccia di essere una pessima madre (queste sue frasi sono dovute alla sua visione del ruolo della moglie non propriamente moderno: guardiana del focolare che si prende cura dei figli).
Il terzo momento clou, come accennato in precedenza, è il bar mitzvah: Zak, al pari di Devon, è stato distrutto da Richie perché si trova in bancarotta e, come se non bastasse, al lavoro è stato superato dalla figliol prodiga Andrea, alla quale Mr. Finestra ha concesso un budget e una libertà d’azione che lui non ha mai avuto. Trovandosi profondamente sfiduciato, non riesce più a fare bene neanche il suo lavoro, rischiando di mandare all’aria l’accordo con David Bowie. Anche per lui il discorso con Richie rappresenta il punto di non ritorno in cui, finalmente, sfoga tutta la sua rabbia nei suoi confronti. Non è però sufficiente e la sua immagine finale, seduto curvo sulla sedia a rimirare un bicchiere vuoto con la moglie che passa e lo guarda disgustata, ne è la prova. In tutto questo c’è però una nota positiva: il suo sguardo si ravviva all’improvviso nei confronti del pianista. La scoperta di un talento potrebbe cambiare il suo destino alla American Century.
All’inizio della recensione si era parlato di ascesa e declino; al termine di “Cyclone” Richie ha presumibilmente toccato il punto più basso immaginabile e, quindi, da ora non potrà che risalire. A meno che HBO non abbia in mente un destino ancora peggiore.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Al netto di ascolti ancora più che insoddisfacenti, Vinyl continua a mostrarci perfettamente gli anni ’70. Se a ciò aggiungiamo performance attoriali di altissimo livello, noi di Recenserie non possiamo che benedire il trio Winter/Jagger/Scorsese
He In Racist Fire 1×05 | 0.62 milioni – 0.2 rating |
Cyclone 1×06 | 0.57 milioni – 0.2 rating |
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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.