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Il compito di una miniserie non è facile, perché deve riuscire ad introdurre e caratterizzare i personaggi e a sviluppare, nel corso di pochi episodi, una trama convincente e sufficientemente articolata. Nonostante ciò, sono il formato perfetto per la trasposizione da un libro (vedi anche 11/22/63, trasmesso, in questo periodo, su Hulu). In questo senso, probabilmente anche la CBS avrebbe dovuto scegliere la miniserie per Under The Dome, visti i risultati della seconda e della terza stagione.
Quando, però, il libro non è uno solo, bensì una decina, l’idea di avere diverse stagioni non è poi così malvagia e, infatti, molti rumours parlando di una Sundance Tv che sta vagliando l’ipotesi di un rinnovo, inizialmente non preventivato, di Hap And Leonard. Ad avvalorare questa tesi c’è la partnership tra la rete e la più famosa AMC, che garantisce al canale del festival del cinema indipendente di aver un buon ritorno economico e di pubblicità nonostante gli ascolti in calo (ma comunque in linea con l’altra serie originale da loro trasmessa, Rectify). Sarebbe un vero peccato far finire tra soli due episodi un prodotto così solido, in grado di essere totalmente degno dell’opera di Joe R. Lansdale.
Al di là di queste considerazioni, con “Trudy” si entra nel clou dell’azione, ma si riesce anche ad approfondire la psicologia dei personaggi. La vera protagonista della puntata della puntata, però. è la “causa”. Tutti sono pronti a sacrificarsi per essa, tutti farebbero qualunque cosa per essa ma, alla fine, cos’è questa causa? Come si è trasformata nel tempo? Negli anni ’60 voleva dire proteste contro la guerra, credere fermamente nei propri ideali (come Hap, che è stato addirittura disposto a passare due anni in carcere) e lotte per l’uguaglianza. 20 anni dopo, si sono tramutati in un hippie che dice “io non sono contro la violenza, il fine giustifica i mezzi” ed ha in mente di fare affari con i narcotrafficanti. Quando si pensa al personaggio di Howard, la prima parola che viene in mente, per l’appunto, è “ipocrisia”. Un’ipocrisia forte, che si può facilmente constatare. In lui non è rimasto nulla di quegli ideali, se non parole come “il sistema”; i suoi discorsi sono così pieni di retorica da poter essere paragonabili all’idea che Leonard ha dell’intero movimento: “salviamo le foche e facciamoci le canne”.
Anche Trudy è molto diversa dall’idealista che era nei sixties, e il dialogo con Hap ne è la conferma: lei non è d’accordo con il piano di Howard perché ci crede, bensì perché ha bisogno di credere in qualcosa. Si è sempre adoperata per risolvere le ingiustizie, per cambiare il mondo, e ora, dopo vent’anni, nel mondo ci sono più guerre di prima, le ingiustizie sono aumentate e lei lavora come cameriera nella filiale di una multinazionale. Ciò che contraddistingue la donna dall’ex, Howard (non Hap), è una coerenza morale ancora presente in lei: si sono sempre ripetuti di lottare contro il più forte e, per questo motivo, non abbassa la testa di fronte alla pistola puntata di Soldier, mentre Howard si “arrende”, iniziando a tessere le lodi del narcotrafficante.
Paradossalmente, l’unico a credere veramente in quegli ideali era Chub: l’uomo, che ha sempre sofferto di depressione, ha trovato nella non-violenza e nella lotta per l’uguaglianza una ragione di vita; per questo, era contrario all’uccidere Hap e Leonard, e si è arrabbiato, fregandosene del fatto che fossero criminali armati, quando Soldier inizia a chiamare con epiteti razzisti il personaggio interpretato da Michael Kenneth Williams (recitazione sempre ottima la sua, e sempre al di sopra di quella di James Purefoy, nonostante l’attore inglese abbia a disposizione più battute e una maggior importanza nella storia)
All’inizio della recensione si era parlato di una puntata che faceva entrare la storia nel punto cruciale. Ebbene, tutto ciò inizia con l’incontro tra il “gruppo di ricerca del bottino”, inclusi i due prigionieri, e la coppia Soldier-Angel. Se negli episodi precedenti i due sembravano essere alla ricerca di Paco con fini non proprio amichevoli (si poteva ipotizzare volessero fargli pagare un vecchio torto, o riscuotere un credito), in realtà si viene a scoprire che sono sempre stati in combutta. In quel preciso istante ci si può rendere conto di quanto grottesca ed amatoriale sia stata l’intera situazione se confrontata con dei veri professionisti del settore. Questa differenza si può paragonare ad una squadra di provincia che vince il torneo e poi, quando deve affrontare la squadra di una grande città, subisce una clamorosa sconfitta. In quelle scene si capisce anche come Paco abbia abbandonato (anche lui) da tempo “la causa”, la stessa in cui credeva ciecamente, e per la quale si è bruciato metà del viso.
La ciliegina sulla torta di un episodio perfetto è rappresentata dalla buona alternanza tra momenti seri e momenti comici, la maggior parte dei quali dati dalla coppia Hap-Leonard (la chimica tra i due attori c’è, e si vede), come il bislacco tentativo di scappare legati ad una panca dondolo.
Detto ciò, mancano due episodi al termine. Se il livello dovesse mantenersi tale, una nomination agli Emmy sarebbe più che doverosa.
Quando, però, il libro non è uno solo, bensì una decina, l’idea di avere diverse stagioni non è poi così malvagia e, infatti, molti rumours parlando di una Sundance Tv che sta vagliando l’ipotesi di un rinnovo, inizialmente non preventivato, di Hap And Leonard. Ad avvalorare questa tesi c’è la partnership tra la rete e la più famosa AMC, che garantisce al canale del festival del cinema indipendente di aver un buon ritorno economico e di pubblicità nonostante gli ascolti in calo (ma comunque in linea con l’altra serie originale da loro trasmessa, Rectify). Sarebbe un vero peccato far finire tra soli due episodi un prodotto così solido, in grado di essere totalmente degno dell’opera di Joe R. Lansdale.
Al di là di queste considerazioni, con “Trudy” si entra nel clou dell’azione, ma si riesce anche ad approfondire la psicologia dei personaggi. La vera protagonista della puntata della puntata, però. è la “causa”. Tutti sono pronti a sacrificarsi per essa, tutti farebbero qualunque cosa per essa ma, alla fine, cos’è questa causa? Come si è trasformata nel tempo? Negli anni ’60 voleva dire proteste contro la guerra, credere fermamente nei propri ideali (come Hap, che è stato addirittura disposto a passare due anni in carcere) e lotte per l’uguaglianza. 20 anni dopo, si sono tramutati in un hippie che dice “io non sono contro la violenza, il fine giustifica i mezzi” ed ha in mente di fare affari con i narcotrafficanti. Quando si pensa al personaggio di Howard, la prima parola che viene in mente, per l’appunto, è “ipocrisia”. Un’ipocrisia forte, che si può facilmente constatare. In lui non è rimasto nulla di quegli ideali, se non parole come “il sistema”; i suoi discorsi sono così pieni di retorica da poter essere paragonabili all’idea che Leonard ha dell’intero movimento: “salviamo le foche e facciamoci le canne”.
Anche Trudy è molto diversa dall’idealista che era nei sixties, e il dialogo con Hap ne è la conferma: lei non è d’accordo con il piano di Howard perché ci crede, bensì perché ha bisogno di credere in qualcosa. Si è sempre adoperata per risolvere le ingiustizie, per cambiare il mondo, e ora, dopo vent’anni, nel mondo ci sono più guerre di prima, le ingiustizie sono aumentate e lei lavora come cameriera nella filiale di una multinazionale. Ciò che contraddistingue la donna dall’ex, Howard (non Hap), è una coerenza morale ancora presente in lei: si sono sempre ripetuti di lottare contro il più forte e, per questo motivo, non abbassa la testa di fronte alla pistola puntata di Soldier, mentre Howard si “arrende”, iniziando a tessere le lodi del narcotrafficante.
Paradossalmente, l’unico a credere veramente in quegli ideali era Chub: l’uomo, che ha sempre sofferto di depressione, ha trovato nella non-violenza e nella lotta per l’uguaglianza una ragione di vita; per questo, era contrario all’uccidere Hap e Leonard, e si è arrabbiato, fregandosene del fatto che fossero criminali armati, quando Soldier inizia a chiamare con epiteti razzisti il personaggio interpretato da Michael Kenneth Williams (recitazione sempre ottima la sua, e sempre al di sopra di quella di James Purefoy, nonostante l’attore inglese abbia a disposizione più battute e una maggior importanza nella storia)
All’inizio della recensione si era parlato di una puntata che faceva entrare la storia nel punto cruciale. Ebbene, tutto ciò inizia con l’incontro tra il “gruppo di ricerca del bottino”, inclusi i due prigionieri, e la coppia Soldier-Angel. Se negli episodi precedenti i due sembravano essere alla ricerca di Paco con fini non proprio amichevoli (si poteva ipotizzare volessero fargli pagare un vecchio torto, o riscuotere un credito), in realtà si viene a scoprire che sono sempre stati in combutta. In quel preciso istante ci si può rendere conto di quanto grottesca ed amatoriale sia stata l’intera situazione se confrontata con dei veri professionisti del settore. Questa differenza si può paragonare ad una squadra di provincia che vince il torneo e poi, quando deve affrontare la squadra di una grande città, subisce una clamorosa sconfitta. In quelle scene si capisce anche come Paco abbia abbandonato (anche lui) da tempo “la causa”, la stessa in cui credeva ciecamente, e per la quale si è bruciato metà del viso.
La ciliegina sulla torta di un episodio perfetto è rappresentata dalla buona alternanza tra momenti seri e momenti comici, la maggior parte dei quali dati dalla coppia Hap-Leonard (la chimica tra i due attori c’è, e si vede), come il bislacco tentativo di scappare legati ad una panca dondolo.
Detto ciò, mancano due episodi al termine. Se il livello dovesse mantenersi tale, una nomination agli Emmy sarebbe più che doverosa.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Hap And Leonard ha ormai spazzato ogni dubbio, rendendo piena giustizia ad una delle migliori saghe letterarie degli ultimi 20 anni. Bless them all senza se e senza ma.
The Dive 1×03 | 0.27 milioni – 0.04 rating |
Trudy 1×04 | 0.21 milioni – 0.04 rating |
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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.