BrainDead 1×07 – The Power Of Euphemism: How Torture Became A Matter Of Debate In American PoliticsTEMPO DI LETTURA 4 min

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Sarebbe così facile questo nostro mondo se, per esempio, un candidato alla presidenza degli Stati Uniti, dopo aver auspicato che qualche persona armata potesse fermare la sua avversaria politica, alzasse entrambe le braccia e andasse camminando dritto contro un muro.
Così non è. Sgammare persone eventualmente infette da insetti alieni, nel nostro caso, sarebbe molto molto più difficile. Gustav invece trova un utile e facile stratagemma, grazie anche all’aiuto di Rochelle. Tutto abbastanza – troppo – facile? Forse. Ma ciò non deve per forza costituire un difetto. Le scorciatoie di trama, le trovate fantasiose e gli stratagemmi narrativi utili a passare da una parte all’altra costituiscono virtù o motivo di biasimo a seconda di come vengano trattate. La leggerezza e il ritmo ben cadenzato dei King, solitamente, permettono che venga perdonata qualsiasi cosa. Certo, quando il corridore entrato con molta semplicità nel Campidoglio non si accorge dei due che si erano spacciati per infetti e che gli avevano affidato tale importante messaggio, la sospensione dell’incredulità inizia a mettersi in moto, eppure parliamo di dettagli tanto spiegabili quanto trascurabili. Spiegabili in quanto è tranquillamente accettabile che la sicurezza non fosse al massimo dell’efficienza. Occorre poi soffermare l’attenzione sulla percezione sensoriale delle persone “possedute” le quali, rispondendo agli impulsi di Gustav, dimostrano di interagire con l’ambiente circostante in maniera completamente differente da quella umana. Si potrebbe tranquillamente ipotizzare che lo scambio di frequenze vada a sostituire un senso fondamentale quale la vista.
Veniamo a Gustav e al suo efficace apparecchio, vero e proprio deus-ex-machina della 1×07, tanto importante da essere addirittura ampiamente citato nel previously cantato (non ne abbiamo ancora parlato? Rimediamo subito: quanto è orecchiabile la musica iniziale? Quanto è geniale l’idea? Quanto ci accontenteremmo di assistere soltanto ai previously? Ok, anche questa settimana abbiamo dato). Esiste un tipo di fantascienza non per tutti. Quella fantascienza che fa dell’assurdo la sua lingua madre, quel tipo di fantascienza che suggerisce di portare asciugamani per qualsiasi viaggio spaziale, che cataloga le poesie di alcuni alieni come le più brutte dell’universo, eccetera eccetera (alcuni intenditori capteranno il riferimento). Una fantascienza dove non tutto è per forza spiegabile, dove un salto di immaginazione permette trovate geniali e risolutive. Gustav, con il suo bizzarro apparecchio – quasi la machine that goes “ding” when there’s stuff di doctorwhoiana memoria – sembra aver dato il via al punto di svolta.
In sostanza: chiedetevi come sia possibile tutto il comparto fantascientifico che ha preso il via dall’episodio precedente e vi troverete in grande incompatibilità con BrainDead e gli show con scrittura simile.
Per il resto “The Power Of Euphemism” sembra catalogarsi contemporaneamente come episodio quasi-filler e come ipotetico (difficile individuarne uno preciso, con una trama in continuo divenire) punto di svolta. Per la quasi totalità dei 43 minuti, veniamo messi nella condizione di osservare i personaggi secondari in azione, grazie all’assenza di Laurel dal centro dell’azione (dopo aver anche liquidato rapidamente quello che era stato il cliffhanger della scorsa puntata, a dimostrazione di come sia uno stratagemma stilistico utile a catturare l’attenzione dello spettatore e ad aumentare l’attesa settimanale).
Laurel è un personaggio/protagonista dal grande carisma in grado tranquillamente di caricarsi sulle spalle l’andamento della serie. Ciò non vuol dire che i personaggi dietro di lei siano incapaci di reggere la scena. Se da un lato Gustav e Rochelle devono essere pilotati da un ronzante love interest reciproco, diverso è il discorso per il senatore Red Wheatus. Grazie anche all’eccellente recitazione di Tony Shalhoub, l’intera sequenza a lui dedicata ci permette di osservare anche il punto di vista antagonista, forse per la prima volta in quanto a larghezza di minutaggio.
Il lato filler – ma non per questo non efficace – dell’episodio va riscontrato invece nel lato politico/ideologico dell’episodio. Ormai è consuetudine una piccola finestra su un qualche lato del pensiero a stelle e strisce. Come suggerisce il titolo, questa volta è il turno della tortura e di quell’eccellente vezzo per cui si esorcizzano alcuni spauracchi medievali semplicemente cambiandogli nome. Citando il titolo: il potere dell’eufemismo. Parlando del quinto episodio, avevamo avuto qualcosina da ridire su queste parentesi mascherate da stratagemmi narrativi utili per portare avanti la storia. Occorre però soffermarsi su una questione. La CBS ha dato spesso fiducia a show di qualità e innovativi, purché questi mantenessero solida la struttura procedurale (e i King ne sanno qualcosa). Che sia stato necessario promettere un qualcosa del genere anche mescolandola nella delirante e coraggiosa struttura di BrainDead?

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Personaggi secondari alla ribalta
  • Il finale da applausi
  • Il personaggio del “torturatore” ben caratterizzato
  • L’aiuto di Gareth
  • La palese quanto probabilmente scontata love story tra Rochelle e Gustav
  • Non tutti potrebbero aver apprezzato il deus-ex-machina finale

 

Un episodio che sembra rallentare il ritmo sempre in crescendo dei precedenti. Lo “stop” di Laurel permette il ridisegnarsi di nuovi equilibri che rendono sempre più esplicita la conflittualità interna alla trama.
BrainDead si conferma uno dei pochi show che si attende con la spasmodica e naturale attesa solo per “vedere come va avanti”. Di questi tempi non è una cosa comune, peccato se ne stiano accorgendo in pochi.

 

Notes Toward A Post-Reagan Theory Of Party Alliance, Tribalism, And Loyalty: Past As Prologue 1×06 2.88 milioni – 0.3 rating
The Power Of Euphemism: How Torture Became A Matter Of Debate In American Politics 1×07 1.78 milioni – 0.3 rating

 

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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