Come la notte porta consiglio, la fine di questo episodio porta una domanda: ma “The Morgue” è un episodio di passaggio oppure no? Si ma anche no.
Il bello di Ash VS Evil Dead è sicuramente l’abilità con cui il serial fa della breve durata degli episodi e della costruzione della stagione in formato miniserie, il suo maggior punto di forza. Con poco minutaggio a disposizione, la creatura di Sam Raimi (dall’anno scorso in versione seriale) riesce a conferire agli spettatori tanto divertimento e godimento. Dato che Ash VS Evil Dead è una serie che da il meglio di sé sulla corta distanza, per definizione non esistono episodi di passaggio oppure di stampo filleristico, poiché risulterebbero dispersivi ai fine della narrazione. Eppure il serial splatter di Starz ha il superpotere di creare episodi che riescono contemporaneamente a risultare utili ai fini della trama rilasciando, contemporaneamente, informazioni che per la storia generale sono sicuramente superflue, ma per la sfaccettatura dei personaggi risultano preziose.
Il ritorno della città natale del protagonista poteva essere un semplice cambio di location al fine di smuovere le acque quel tanto che bastava per inserire una differenza a livello di “copertina” tra stagione uno e due, puntando (e facendosi bastare) alle caratteristiche basilari della serie, puramente votate a squartamenti e spargimenti di sangue e budella di ogni genere. E invece i suoi showrunner si dimostrano autori attenti e volenterosi, sfruttando l’arrivo alla sua città d’origine per donare ad Ash Williams una caratterizzazione degna di questo nome, poiché quest’ultima mai veramente richiesta nelle passate incarnazioni del personaggio. Il ritorno a Elk Grove e la sua aura amarcorde forniscono uno slancio di nostalgia che permette agli autori di esplorare il passato del Jefe, ponendo domande che difficilmente (vedendo il piglio della saga Evil Dead) ci si sarebbe posti: ma com’era Ash prima del primo capitolo della saga? Un ragazzo come tanti, le cui preoccupazioni erano solo le donne e i nuovi dischi dei Quite Riot e Ozzy Osbourne, giudicando dai vari poster di Randy Rhoads in camera. Di sicuro caratterizzare un personaggio non è una novità del mondo delle serie tv, ma lo è nel micro universo di Ash VS Evil Dead e il fatto che venga eseguita con così tanta parsimonia e precisione, rende il tutto una caratteristica vincente dello show. Soprattutto perché è una cosa che va a braccetto con lo splatter e non ha la pretesa di essere filosofico e rivelatore come un certo The Walking Dead.
Se questo aspetto della caratterizzazione può classificare “The Morgue” come un episodio di passaggio, questo pensiero viene smentito subito una volta preso in analisi tutto il resto, ovvero il tete-à-tete tra Ruby e Pablo. Anche il “siparietto intimo” tra i due avrebbe potuto classificarsi come sequenza di caratterizzazione, quello che però rende le due sequenze diverse è la finalità della stessa. La caratterizzazione di Ash era fine al personaggio stesso, in quanto c’era la volontà degli autori di far conoscere di più un personaggio che il pubblico conosce ancora poco, nonostante bazzichi in giro ormai da trent’anni. Quella di e tra Ruby e Pablo era finalizzata alla trama generale stessa, dando al sidekick ispanico di Williams una grossa importanza a livello narrativo, in quanto legato al Necronomicon: il libro da cui è ripartita tutta l’avvenuta di Ash. Ruby invece rimane un piacevole punto interrogativo come lo era la scorsa stagione, solo che qui è amplificato, visto che la si trova ad essere alleata forzata di Ash.
In tutto questo non manca, ovviamente, il punto forte di tutte le puntante: la violenza insensata e votata alla comica demenzialità dilagante, che qui raggiunge picchi di alto trash. Quest’ultimo termine da intendere sia in senso negativo, sia in senso positivo. Si, insomma, che ridere la scena del culo ma…. Ecco. La scena del culo…
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Home 2×01 | 0.21 milioni – 0.2 rating |
The Morgue 2×02 | 0.33 milioni – 0.1 rating |
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