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Quando recensimmo il pilot di Quarry, ipotizzammo una discesa agli inferi inevitabile per Mac; ovviamente, una delle tappe inevitabili di questo percorso sarebbe stata la rottura totale con Joni, che si è effettivamente perpetuata nel corso del secondo e del terzo episodio, per poi risanarsi quasi totalmente durante la loro fuga in “Seldom Realized“. L’inizio di questo quinto episodio segna il definitivo riappacificamento della coppia, ed una Joni solidale con il marito sulla questione dei 30.000 dollari, e determinata ad aiutarlo nel trovare una soluzione e troncare al più presto i rapporti con The Broker. Questo ritorno di fiamma (nel cold open non manca certo la componente passionale) è dovuta anche allo spavento per quanto accaduto nel motel e per il timore che l’organizzazione del Broker possa uccidere entrambi? Probabilmente sì, ma sarà una questione che sarà affrontata nei prossimi episodi (o in un’eventuale seconda stagione, ascolti terribili permettendo).
Mentre nelle altre puntate la linea narrativa era una sola (con unica eccezione l’indagine del detective Tommy Olsen), in questo “Coffee Blues” si creano due storyline ben distinte tra loro: il pestaggio di un bambino afroamericano su uno scuolabus e la serata in compagnia passata da Quarry e Broker. La scena relativa al pestaggio di Darren Weems è così fredda, brutale e agghiacciante (tutti elementi che la rendono una delle più riuscite dell’intera serie) che sarebbe superfluo scrivere qualcosa a proposito. Ciò che vale la pena analizzare, invece, è l’insieme di conseguenze che quell’atto ha causato. Per prima cosa, un nuovo innalzamento della tensione razziale in città. La comunità nera, infatti, non poteva restare indifferente, e l’odio verso i bianchi raggiunge livelli altissimi, come dimostra l’accoglienza riservata a Joni, che doveva far da babysitter ai figli di Ruth e, in particolare a Marcus, che si trovava sullo scuolabus ed è rimasto comprensibilmente turbato. La diffidenza nei confronti di Joni (alimentati dal curiosare della donna nell’armadio di Arthur) e le risposte piccate ed ingenerose alla madre sono la logica conseguenza di tutto ciò. Non è escluso un inserimento del Broker in questa situazione razziale, visto l’interessamento del suo uomo verso le preoccupazioni di Ruth. Anche in questo caso, la sensazione è che sarà una situazione che si svilupperà in maniera abbastanza lenta e metodica, in pieno stile Quarry, quindi i race conflicts ci terranno compagnia per un bel po’ di tempo. Del resto, come sottolineato anche in alcune recensioni precedenti, il contesto storico non fa da sfondo, ma è parte integrante dell’intera vicenda.
All’atmosfera reale, tesa e violenta di questa storyline si contrappone quella nebulosa, misteriosa, quasi incantata del posto in mezzo al bosco nel quale Broker porta Mac a giocare d’azzardo e dove bianchi e neri passeggiano, bevano e ascoltano musica insieme. Sin da subito, lo spettatore avrà provato una sensazione simile a quella del pranzo in famiglia nella 5×08 di Breaking Bad: nonostante la scena sia assolutamente tranquilla e ordinaria (eccezion fatta per il giocatore dalla lingua lunga che ha avuto la brillante idea di insultare il nostro protagonista), si ha sempre la sensazione che stia succedendo qualcosa. Il parallelismo rischiava di estendersi quando Mac, cercando un telefono per dire a Joni che non stava rischiando di finire con un proiettile in fronte, si ritrova ad origliare un meeting al quale stava partecipando anche il Broker. Ciò ha ricordato, soprattutto per la casualità, Hank che scopre Walt grazie ad una rivista posata sulla toilette ma, soprattutto, per la prima volta ha instillato nella mente di Mac il dubbio che il suo “datore di lavoro” non sia in cima alla catena alimentare, e che ce ne siamo molti che svolgono la sua stessa professione; infatti, Broker era seduto insieme ad altre persone, ed ascoltavano tutti un tizio asiatico che stava in piedi. Che sia lui la vera mente dietro tutto ciò, e Quarry si trovi invischiato in qualcosa di molto più grande di ciò che credeva?
Un altro elemento misterioso è rappresentato da Credence, il misterioso tizio in sovrappeso spiato segretamente da Karl, senza dimenticare quello più importante: come mai Broker ha portato Mac in quel posto? Insomma, dopo un paio di episodi strettamente incentrati sul rapporto Mac-Joni, in questo “Coffee Blues” si torna a parlare anche del suo lavoro di sicario. Parlando di ciò, stupisce in negativo l’assenza, per il secondo episodio consecutivo, di Buddy, che si stava rivelando un character molto interessante. Dopo le importanti scoperte su di lui nella terza puntata (si è stufato di fare quel lavoro e vuole uscirne) ci si sarebbe aspettato uno sviluppo continuativo del suo filone narrativo, ma a quanto pare non è andata così e, per quanto ci riguarda, è uno dei pochi punti negativi finora riscontrati in questa serie.
Ad inizio recensione abbiamo parlato di come Mac e Joni fossero di nuovo uniti; ebbene, il finale dell’episodio ci mostra il ritorno di certi schemi comportamentali di Mac, che presuppongono un ritorno al muro di silenzi e bugie che li aveva divisi così profondamente soltanto un paio di episodi fa.
Piccola nota finale: tutti noi conosciamo le discutibili abitudini alimentari degli statunitensi, ma il butto nel caffè è una cosa a cui non pensavamo si sarebbe mai arrivati.
Mentre nelle altre puntate la linea narrativa era una sola (con unica eccezione l’indagine del detective Tommy Olsen), in questo “Coffee Blues” si creano due storyline ben distinte tra loro: il pestaggio di un bambino afroamericano su uno scuolabus e la serata in compagnia passata da Quarry e Broker. La scena relativa al pestaggio di Darren Weems è così fredda, brutale e agghiacciante (tutti elementi che la rendono una delle più riuscite dell’intera serie) che sarebbe superfluo scrivere qualcosa a proposito. Ciò che vale la pena analizzare, invece, è l’insieme di conseguenze che quell’atto ha causato. Per prima cosa, un nuovo innalzamento della tensione razziale in città. La comunità nera, infatti, non poteva restare indifferente, e l’odio verso i bianchi raggiunge livelli altissimi, come dimostra l’accoglienza riservata a Joni, che doveva far da babysitter ai figli di Ruth e, in particolare a Marcus, che si trovava sullo scuolabus ed è rimasto comprensibilmente turbato. La diffidenza nei confronti di Joni (alimentati dal curiosare della donna nell’armadio di Arthur) e le risposte piccate ed ingenerose alla madre sono la logica conseguenza di tutto ciò. Non è escluso un inserimento del Broker in questa situazione razziale, visto l’interessamento del suo uomo verso le preoccupazioni di Ruth. Anche in questo caso, la sensazione è che sarà una situazione che si svilupperà in maniera abbastanza lenta e metodica, in pieno stile Quarry, quindi i race conflicts ci terranno compagnia per un bel po’ di tempo. Del resto, come sottolineato anche in alcune recensioni precedenti, il contesto storico non fa da sfondo, ma è parte integrante dell’intera vicenda.
All’atmosfera reale, tesa e violenta di questa storyline si contrappone quella nebulosa, misteriosa, quasi incantata del posto in mezzo al bosco nel quale Broker porta Mac a giocare d’azzardo e dove bianchi e neri passeggiano, bevano e ascoltano musica insieme. Sin da subito, lo spettatore avrà provato una sensazione simile a quella del pranzo in famiglia nella 5×08 di Breaking Bad: nonostante la scena sia assolutamente tranquilla e ordinaria (eccezion fatta per il giocatore dalla lingua lunga che ha avuto la brillante idea di insultare il nostro protagonista), si ha sempre la sensazione che stia succedendo qualcosa. Il parallelismo rischiava di estendersi quando Mac, cercando un telefono per dire a Joni che non stava rischiando di finire con un proiettile in fronte, si ritrova ad origliare un meeting al quale stava partecipando anche il Broker. Ciò ha ricordato, soprattutto per la casualità, Hank che scopre Walt grazie ad una rivista posata sulla toilette ma, soprattutto, per la prima volta ha instillato nella mente di Mac il dubbio che il suo “datore di lavoro” non sia in cima alla catena alimentare, e che ce ne siamo molti che svolgono la sua stessa professione; infatti, Broker era seduto insieme ad altre persone, ed ascoltavano tutti un tizio asiatico che stava in piedi. Che sia lui la vera mente dietro tutto ciò, e Quarry si trovi invischiato in qualcosa di molto più grande di ciò che credeva?
Un altro elemento misterioso è rappresentato da Credence, il misterioso tizio in sovrappeso spiato segretamente da Karl, senza dimenticare quello più importante: come mai Broker ha portato Mac in quel posto? Insomma, dopo un paio di episodi strettamente incentrati sul rapporto Mac-Joni, in questo “Coffee Blues” si torna a parlare anche del suo lavoro di sicario. Parlando di ciò, stupisce in negativo l’assenza, per il secondo episodio consecutivo, di Buddy, che si stava rivelando un character molto interessante. Dopo le importanti scoperte su di lui nella terza puntata (si è stufato di fare quel lavoro e vuole uscirne) ci si sarebbe aspettato uno sviluppo continuativo del suo filone narrativo, ma a quanto pare non è andata così e, per quanto ci riguarda, è uno dei pochi punti negativi finora riscontrati in questa serie.
Ad inizio recensione abbiamo parlato di come Mac e Joni fossero di nuovo uniti; ebbene, il finale dell’episodio ci mostra il ritorno di certi schemi comportamentali di Mac, che presuppongono un ritorno al muro di silenzi e bugie che li aveva divisi così profondamente soltanto un paio di episodi fa.
Piccola nota finale: tutti noi conosciamo le discutibili abitudini alimentari degli statunitensi, ma il butto nel caffè è una cosa a cui non pensavamo si sarebbe mai arrivati.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Pur non essendo un capolavoro come “Seldom Realized“, Quarry continua a convincere, e noi continuiamo a ringraziare.
Seldom Realized 1×04 | 0.18 milioni – 0.1 rating |
Coffee Blues 1×05 | 0.16 milioni – 0.1 rating |
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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.