Il titolo è sicuramente uno di quelli criptici di cui non si può capire il senso a priori a meno che non si sia dei geni o si abbia scritto la sceneggiatura (e purtroppo non crediamo sia il caso di voi lettori ma, se lo fosse, vi facciamo i più sentiti complimenti). “R Is For Romeo” è quindi volutamente incomprensibile, almeno fino ad una delle sequenze finali perché, ovviamente, è legato a filo doppio con il colpo di scena che fa letteralmente saltare in aria le prove contro Dar Adal e getta benzina sul fuoco (battutona) circa la sicurezza della Keane.
Saul: “That seem familiar to any of you? Because it does to me. It’s what we did in Nicaragua, Chile, Congo, a dozen other places, all the way back to Iran in the ’50s. And it does not end well for the elected regime. You’re fighting for your lives here.”
Arrivati a questo punto della stagione, con un solo episodio per chiudere le vicende, c’è veramente ancora molto altro da dire, molto altro da approfondire, molto altro da chiarire, ed ecco quindi che sembra trovare conferma la teoria annunciata nella scorsa recensione che voleva il ritorno di una trama su più stagioni come agli inizi di Homeland. In fin dei conti ha anche un suo senso se la si guarda dal punto di vista di Saul e della sua dichiarazione nel primo vero meeting da consulente per Madame President-Elect: si sta provando a sovvertire un governo da dietro le quinte tramite manovre che gli stessi Stati Uniti hanno usato (in maniera meno imponente) in altri stati sovrani di cui non apprezzavano il governo o il candidato, e la cosa richiede molto tempo. La Keane non piace a molti, soprattutto a Dar Adal, per via della sua politica non bellica e votata al “prima parlo poi sparo” (che proprio in queste ore il suo collega Trump non ha rispettato, ma questo è un altro discorso), quindi i dissapori interni hanno portato ad un certo tipo di macchinazione che ora diventa sempre più evidente.
In un certo senso si può parlare quindi di cospirazione visto che il tentativo di aizzare le folle contro la Keane è riuscito. E’ inoltre palese che qualcosa di importante stia per accadere vista la base di soldati black-op scoperta da Quinn che non promette altrimenti. Un attentato è sempre più probabile ed aumentano moltissimo sia l’hype che l’interesse per una stagione partita fin troppo in sordina e che ha cominciato a rivitalizzarsi da metà in poi.
Homeland, specialmente in questa “R Is For Romeo”, mette a fuoco i concetti di post-verità e di manipolazione mediatica, sia essa riferibile a montaggi specifici di filmati o meramente a bot. In un mondo iper-connesso in cui la libertà di espressione e parola è massacrata da calunnie e commenti di haters che si nascondono dietro avatar e tastiere, l’opinione pubblica è ancora più manipolabile e facilmente traghettabile verso commenti e considerazioni basati su menzogne. Il faccia a faccia tra la Keane ed O’Keaffe è fantastico ed interessante proprio per la franchezza di contenuti che smascherano, o tentano di smascherare, la realtà che si cela dietro l’informazione. Dovrebbe far riflettere e lo fa.
Carrie: “What if it’s “R”? Where are they then?”
Quinn: “Romeo, East Coast.”
Tralasciando il fatto che Quinn si è ormai guadagnato di diritto il titolo di “Immortale”, sopravvissuto ad ictus, agguati, gas nervini e bombe, bisogna apprezzare moltissimo la performance di Rupert Friend, probabilmente il migliore di tutto il cast, specialmente in due occasioni: nel confronto con Carrie (scimmia compresa) e nell’uccisione del killer all’interno della casa. Quinn, da personaggio spezzato e per nulla credibile, è assurto agli onori delle cronache per tenacia e capacità di sopravvivenza e di visione nel lungo periodo, tutte qualità in comune con Carrie che però in questa stagione ha viaggiato un po’ con il freno a mano tirato (comprensibilmente anche per via della figlia). Senza Quinn non saremmo qui ad unire tutti i puntini nell’intricata mappa disegnata da Gordon e Gansa, questo va detto e da qui bisognerebbe ripartire. Magari aspettando prima di vedere dove finirà l’ultima puntata.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Flag House 6×10 | 1.42 milioni – 0.5 rating |
R Is For Romeo 6×11 | 1.34 milioni – 0.4 rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.