“And now, I finally understand what I must do. Return to the place of my birth, and become the demon I have always feared. And I will create others. The Army of the 12 Monkeys. And then shall come a plague, so that time itself can be broken. So that one day, we will have forever. When the forest is red.”
Ad un passo dal season finale, 12 Monkeys punta i riflettori sul passato del Testimone, focalizzando la narrazione sulle ragioni che in principio lo spinsero a tentare di distruggere il tempo. Il risultato è un buon episodio, dai ritmi molto blandi nonostante si tratti di un preludio al finale di stagione, ma dal forte valore simbolico proprio per via della sua funzione chiarificatrice.
Questa volta la trama si muove lungo due storyline, la prima sviluppata negli ultimi anni dell’Ottocento (1891-1899) e incentrata sull’amore tra Athan, il Testimone, ed Eliza, la “thief” a cui l’episodio deve la propria titolazione, mentre la seconda, dal minutaggio molto più contenuto, ambientata nel 2047, dove Jennifer continua ad essere prigioniera della dottoressa Jones e dei suoi improbabili alleati. A intervallare le due trame troviamo, nel 1940, Cole e Cassie, narratori inconsapevoli di questa storia d’amore tra loro figlio e la donna che lo spinse a diventare a tutti gli effetti il Testimone.
Cassie: “When you’re busy like that, it feels like time is running from you. And you just need it to stop. You just need everything to stop. You need people to stop bleeding, stop choking, for their lungs to stop filling with fluid, to stop crying, to stop screaming… It doesn’t. It doesn’t stop.”
Athan: “No, it doesn’t stop. It takes, and it runs.”
Cassie: “Like a thief.”
Athan: “You speak about time as if it were an enemy.”
Cassie: “We can call ourselves healers all we want, but all we’re doing is just fighting the clock. And it always wins.”
Ci troviamo di fronte ad un episodio dai toni marcatamente più cupi rispetto ai precedenti, dove non c’è spazio per alcun siparietto comico e tutto ruota intorno al concetto di sovranità del tempo, entità intangibile e incontrastabile da cui nessun essere umano può fuggire. Si tratta inoltre di una puntata giocata molto sul vis a vis e sulla potenza dei dialoghi, incentrata sulla disamina delle emozioni che hanno portato il giovane Athan alla creazione dell’esercito delle 12 scimmie. Il futuro testimone rappresenta, chiaramente, la costante di ogni dialogo importante presente all’interno dell’episodio, scelta sacrosanta vista la necessità, mostrata chiaramente dagli autori, di umanizzarlo nel minor tempo possibile.
La storia d’amore ci viene “narrata” indirettamente dai due genitori, entrati in possesso dei suoi diari di viaggio nel 1940. Espediente narrativo che ha una buona presa sullo spettatore, più portato ad empatizzare con Cole e Cassie vista la sostanziale fretta con cui si è creato questo attaccamento nei confronti di un figlio visto sì e no dieci minuti, durante i quali, tra l’altro, il dolce e tenero ragazzino è riuscito ad assassinare decine di persone col gas.
La storia della ragazza destinata a morire nonostante i ripetuti tentativi di salvataggio da parte del suo amato non è certo uno degli espedienti più originali legati al genere sci-fi, tanto meno la trasformazione in villain dovuta alla mancata rassegnazione di quest’ultimo. Proprio per questa ragione troverete soltanto un Save politico al termine della recensione, messo lì appositamente per sottolineare questa deludente mancanza di originalità in un telefilm che, in virtù della sua particolare natura, poteva offrire certamente molti spunti interessanti in alternativa al classico movente sentimentale.
Nel 2047 troviamo invece il consueto fronte anti-Cole&Cassie, capitanato da una dottoressa Jones che quest’anno risulta essere il personaggio meno prevedibile del telefilm. Per non parlare dell’estremo cinismo da lei sviluppato in seguito al tradimento dei suoi più fedeli crononauti. A pagarne lo scotto è la povera Jennifer, alle prese con i disagi scaturiti dall’essere un Primario e ridotta in prigionia con la sola colpa di aver aiutato i suoi amici. Perfino Deacon impallidisce dinnanzi alla freddezza di Katarina, mostrando molta più umanità della dottoressa nei confronti della povera reclusa. Emily Hampshire riesce a restituirci perfettamente il disagio provato dalla ragazza, caricata di un fardello di cui farebbe tranquillamente a meno e circondata soltanto da persone che la vedono solo ed unicamente come uno strumento per arrivare ai propri scopi. La scena delle tre Jennifer, in particolare, mette in mostra tutto il talento dell’attrice, in grado di conferire al suo personaggio quello spessore che invece manca totalmente in altri character (qualcuno ha detto Olivia?) e che in episodi come questo, caratterizzati da ritmi molto più blandi rispetto alla media, rende l’esperienza di visione dello spettatore meno gravosa.
In definitiva un buon episodio di approfondimento sul personaggio più atteso e discusso della serie, ma un mezzo fiasco dal punto di vista del coinvolgimento spettatoriale. Il classico caso dello studente che potrebbe essere bravo ma non si applica.
THUMBS UP | THUMBS DOWN0 |
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Masks 3×08 | 0.28 milioni – 0.1 rating |
Thief 3×09 | 0.23 milioni – 0.1 rating |
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.