“Evil is real, it exists. It infects us, spreading hatred and madness and death. And now, today’s election from the Holy Scriptures… What words will gird us for the battle to come? How about the Salms…? So much bullshit! Or Ezechiel…? That’s a fucking lie!… Now I believe in Good and Evil. And that Good can and must prevail!… But if you truly want to do God’s will on Earth, raise an army in His name, go out there, find the enemies, and destroy them! Because the Lord knows he’s not able to do it for us.
Amen.”
Con queste parole infuocate e degne di un imam islamico si apre il teaser di questo final season di Outcast. Stagione che si è caratterizzata dall’ampliarsi sempre di più della prospettiva focale sulle vicende narrate. Se la prima stagione si caratterizzava per la claustrofobia degli spazi chiusi, in questa sono stati, spesso, gli spazi esterni a farla da padrone, dando così al Male una visione più universale e realistica (possibile che solo nella sfigatissima Rome ci fossero presenze malefiche?). Allo stesso modo le vicende raccontate sono diventate sempre più corali introducendo personaggi interessanti come il padre di Kyle (l’iconico C. Thomas Howell) e Dakota (Madelin Deutch) che hanno riempito la galleria di personaggi folkloristici della cittadina e non solo.
Si tratta, infatti, di personaggi facilmente riconoscibili che rientrano nella categoria cosiddetta degli “eroi umani con dei difetti”.
Gli stessi che si trovano nell’altra grande opera di Robert Kirkman, il famoso (e ormai irrimediabilmente perso) The Walking Dead, serie che ha non pochi punti in comune, a livello tematico, con questa. L’atmosfera da guerriglia urbana che si respira in questo episodio, infatti, è la stessa che si avverte nel conflitto tra umani e zombie e anche qui le sfumature di bene e male tra i cosiddetti “buoni” sono molto rilevanti.
Si tratta di un’opera molto matura che prende direttamente spunto proprio dall’esperienza dell’altra serie televisiva (sperando che non faccia negli anni la stessa fine) rivelando la capacità narrativa dell’autore. Il quale volutamente ha rallentato alcune parti della storia facendo in modo così che la prima stagione fosse semplicemente un’introduzione sommaria del protagonista e del suo mondo (la sua famiglia) per poi mostrare l’inizio della battaglia tra Forze del Bene e Forze del Male in questo final season (per cui si potrebbe dire che questo episodio sia, in realtà, un vero e proprio mid-point “inter-stagionale”). Si giustifica così (in parte) la lentezza generale della prima stagione che, a confronto con questa, sembrava veramente povera di colpi di scena e che adesso (per fortuna) trova una ragione d’essere.
Va detto che chi scrive questa recensione non ha ancora avuto modo di leggere il fumetto originale di Kirkman (al momento fermo al numero 30), uscito in contemporanea con la serie tv, per cui non è possibile sapere quanto questa programmaticità nella narrazione, qui apprezzabile, sia rispettata allo stesso modo anche nel fumetto (si spera di sì altrimenti verrebbero spoilerate un sacco di cose a questo tipo di pubblico dato che i tempi del fumetto sono diversi da quelli televisivi e già alcuni hanno boicottato volutamente la serie per questo motivo).
La cosa certa è che l’attesa è servita sicuramente a far appassionare lo spettatore alle vicende di Kyle e della sua famiglia e a tutti i personaggi presenti nella cittadina. I 50 minuti che comprendono questo final season sono tutti in funzione del cliffhanger finale, lo scontro tanto atteso tra Forze del Bene (?) e Forze del Male (anche qui con tutte le sfumature possibili), che si svolge in una struggente e suggestiva foresta di notte sotto un temporale (tutto bello sì, ma l’intermittenza della luce fa bestemmiare lo stesso il recensore quando deve trovare le immagini).
In questo contesto sono due i personaggi che emergono dal contesto: Amber Barnes e il Reverendo Anderson.
La prima è riuscita finalmente a sciogliersi da quella sensazione di passività che la caratterizzava dalla prima stagione (cosa che non ha fatto il personaggio di Holly, per esempio), riuscendo anche ad esprimere un vasto campionario di sensazioni nonostante la giovane età, e svolgendo un ruolo non indifferente nelle vicende di questo episodio (ma anche di tutta la stagione in generale) anche se la sua ri-comparsa insieme alla madre sembra molto costruita (ed è un bel buco di sceneggiatura!).
Il secondo ritrova finalmente il suo ruolo di guida e “pastore del gregge”, pur con tutte le sfumature che questo comporta, che lo riporta ad un ruolo di primo piano (e di deus ex machina nel cliffhanger finale) nella narrazione dopo essere passato in secondo piano, lungo tutta la stagione, per lasciare spazio ai nuovi personaggi.
Dall’altra parte della barricata il dottor Park assurge definitivamente al ruolo di “sostituto di Sidney” come leader delle Forze del Male, colmando un vuoto che, per il momento, non è grave ma che potrebbe diventare enorme nelle prossime stagioni (serve comunque un nemico “fisico” e riconoscibile oltre ai soliti “spiriti malvagi”). Rimane ancora incerto, invece, il personaggio di Blake i cui cambiamenti di personalità troppo repentini (una volta buono, una volta cattivo) non aiutano a far appassionare lo spettatore al suo personaggio e, in generale, l’intera storyline di Megan e Holly rappresenta il difetto maggiore di questa seconda stagione peccando di troppa passività e scrittura sciatta e superficiale.
Si tratta però dell’unica pecca in un episodio giocato tutto sulla suspense e sulle atmosfere gotiche che riportano la storia alle atmosfere originarie e riaprono completamente le vicende.
Chi si aspettava, dunque, la battaglia finale o la famigerata “Unione” rimarrà in parte deluso ma anche soddisfatto allo stesso tempo: lo scontro nella foresta è solo l’inizio e ancora una volta l’episodio (season finale? mid-point inter-stagionale? allo spettatore l’ardua sentenza) riapre tutto da capo. Sono ancora molte le minacce che la famiglia Barnes deve affrontare, in questo e nell’altro mondo.
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This Is How It Starts 2×09 | ND milioni – ND rating |
To The Sea 2×10 | ND milioni – ND rating |
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!